Alla domanda perché amiamo rileggere alcuni libri, Annie Ernaux rispondeva “per la forte impressione che lascia un testo, che vorremmo riscoprire e capire. Se le parole sono in gran parte dimenticate la sensazione della lettura resta intatta”. Lo stesso vale per un film, lo si rivede per ritrovarsi, per riprovare un’emozione perduta, per comprendere meglio cosa ci avesse toccato tanto la prima volta. È un modo come un altro per cercare le nostre modalità d’impiego e quel legame insostituibile che ci lega a opere come Love Actually, che torna in sala vent’anni dopo restaurato e rimasterizzato. E a vent’anni non si è mai troppo seri o forse lo si è troppo, a voi la scelta. Il 2 dicembre del 2003 usciva al cinema la commedia romantica e corale di Richard Curtis.

Per i nostri cuori e per le nostre orecchie, la musica enfatica di Craig Armstrong sembra scritta per resistere nel tempo e lasciare un segno nella nostra memoria, Love Actually è ancora un regalo da aprire a Natale, con o senza anima gemella sotto il plaid. La magia di questo classico moderno, per vecchi e nuovi fan, guida dieci destini alla vigilia di Natale e narra le (dis)avventure di altrettanti personaggi, tormentati sentimentalmente o ‘politicamente’. Nel periodo dell’anno in cui le commedie natalizie proliferano sulle piattaforme, il film di Richard Curtis rimane il preferito del pubblico, che ancora una volta soccombe a questo piacere (in)colpevole. Le ragioni sono tante, a partire da Hugh Grant, che si mette a ballare e trasforma Love Actually in una commedia di culto. E poi certo, per Colin Firth che impara il portoghese per amore, Emma Thompson che lotta per salvare il suo matrimonio da una rivale più giovane o ancora il bonus di lavanda e cannella di Rowan Atkinson e il broncio colpevole di Alan Rickman, babbano fedifrago senza magia.

Colin Firth
Love Actually - L'amore davvero (2003) Colin Firth

Ma se ancora una volta cediamo alla visione di Love Actually è perché mai come quest’anno è una cura contro il terrore. E non parliamo di albe brumose, di raffreddori invernali e della notte che arriva prima delle cinque. Parliamo di gravi crisi sociali, sanitarie e belliche. Non è certo il primo Natale travagliato della storia ma come in passato serve una tregua, una schiarita, magari un’evasione fantastica dagli assedi del reale. Ci serve uno scalo a Londra per trasfigurare il mondo con l’amore. È l’incipit degli incipit a ricordarci del resto che “l’amore is everywhere” e non demorde. Si apre come si chiude Love Actually, all’aeroporto con scene di arrivi e tanti abbracci.

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Love Actually

“Ogni volta che sono depresso per come va il mondo, penso all’aerea degli arrivi dell’aeroporto di Heathrow...”, dichiara una voce fuori campo, osservando padri e figli, madri e figlie, mariti e moglie, fidanzati o vecchi amici allacciarsi in un abbraccio, ritrovarsi e partire insieme verso un Natale da passare al riparo del focolare domestico. La voce off continua a parlare sulle immagini e su quell’affetto diffuso come le note pop che la interrompono per introdurre il primo personaggio, in cerca di un possibile comeback sotto l’albero. Ma prima dell’irresistibile Bill Nighy, nei pantaloni attillati di un’ex rockstar che registra uno dei suoi successi in versione natalizia e lo promuove in modo so un-british, il narratore accenna alle Twin Towers, ai suoi caduti e alle loro chiamate in extremis per dire il loro amore ai propri cari. E Love Actually è ossessionato dall’amore, come il Natale è dappertutto, ce lo conferma la voce narrante e ce lo canta Bill Nighy, che proprio non riesce a sostituire “love” con “Christmas”, ah, la comicità semplice ed efficace della ripetizione. Si ride molto col suo personaggio e le sue esternazioni sessiste, omofobe, grassofobe e grossolane, a miglia di distanza da un mondo calibrato sulla carta morale delle nuove produzioni Netflix o Disney. È sbagliato, molto sbagliato, lo sappiamo. Ma è divertente. Molto divertente. E alla fine, eravamo davvero così cattivi?

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Love Actually

Uscito nel 2003, il film si apre con un riferimento agli attentati dell’11 settembre 2001. Il trauma è ancora fresco nel cuore delle persone, famiglie distrutte, politiche bellicose, violenza, sangue e tormento fanno il resto. L’Occidente ha appena infilato la fine dell’innocenza e all’improvviso si parla di terza guerra mondiale e si ‘accarezza il sogno’ di costruirsi un bunker. Sotto il vischio e l’aria scanzonata, il film di Richard Curtis coglieva perfettamente il nostro infinito bisogno di consolazione. Ricordava a un’umanità in preda al panico che gli aeroporti potevano essere ancora la culla di amori sinceri, di legami forti e di sogni infrangibili. Vent’anni dopo, l’orologio dell’Apocalisse è di nuovo pronto a suonare la fine del nostro tempo. Come non cedere allora alla gioia dei rintocchi di una quieta notte di Natale, in cui gli uomini e le donne del XXI secolo si cercano, si amano, si trovano, si ritrovano, sperano e non smettono di lottare contro marosi e venti freddi?

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Love Actually

Affollato come l’aeroporto di Heathrow, l’opening preannuncia il tema centrale del film: l’amore, in tutte le sue forme e in tutte le direzioni. Dalla nascita della relazione tra il Primo Ministro britannico (Hugh Grant) e la sua assistente Natalie (Martine McCutcheon), alla complessa relazione tra Karen (Emma Thompson) e suo marito Harry (Alan Rickman), Love Actually esplora le sfumature dell’amore coniugale, familiare e non corrisposto. Ma l’amore con la A maiuscola non riguarda soltanto un uomo e una donna. Se Richard Curtis si rammarica oggi per la mancanza di diversità nella sua storia, nel film quel sentimento esiste in un senso più ampio, tra un patrigno e suo figlio ma anche tra una sorella e un fratello, un vecchio cantante e il suo manager. Questi amori, per quanto diversi possano essere, non sono meno profondi e altrettanto incondizionati mentre si consumano senza risparmiarci lo struggimento col lieto fine. Di fronte al diluvio di storie d’amore dosate e glassate che invadono i nostri schermi, Love Actually ci rammenta che essere single, vedovi, malati, maldestri, rifiutati o disperatamente soli a Natale succede. Non nasconde la crudeltà dell’amore ed esalta i suoi effetti, facendoci ridere tra le lacrime, prendendosi cura di un fratello mentalmente disabile o incoraggiando un orfano a dichiararsi alla compagna di banco, troppo bella e troppo americana.

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Love Actually

Ma torniamo al debutto e a quegli abbracci che sembrano così lontani oggi, dopo una pandemia che ha cambiato forse per sempre le relazioni umane, la maniera in cui interagiamo con gli altri, prossimi o estranei. Qualcuno dice che siamo diventati più cinici, sicuramente più esigenti, la morale è cambiata e la commedia romantica è morta con Notting Hill e Love Actually. Le loro star, Julia Roberts o Hugh Grant, si sono riconvertite in drammi da Oscar, e noi vogliamo soltanto storie in cui possiamo credere davvero, situazioni in cui identificarci davvero. Insomma, dateci sesso e dramma, perché l’amore non accade mai come nei film, l’abbiamo imparato a nostre spese, grazie mille. Al cinema ma soprattutto in televisione è la coppia ad essere affascinante adesso.

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Love Actually

Archiviati i topoi delle rom-com tradizionali, non ci chiediamo più se i protagonisti finiranno insieme, perché lo sono già. Accomodati in poltrona osserviamo la complessità di queste relazioni in modo quasi scientifico, analizzando gesti, parole e decisioni in un modo quasi impossibile da applicare alle nostre storie o a quelle dei nostri amici. Sciolti gli abbracci, non fantastichiamo più, ci immedesimiamo per davvero, uomo o donna, non importa, questa coppia non ha sesso. E questa commedia non è più romantica, è sentimentale.
Dal 2000 la campana suona a morte per le rom-com a causa dei loro ingredienti ma siamo onesti, almeno a Natale, e serviamoci un’altra fetta. Rispolveriamo la vecchia ricetta, prendiamo un aereo, abbracciamoci negli aeroporti e balliamo sotto lo sguardo benevolo di una governante e dentro una scena trasformata in meme eterno. A Natale Jump! For (My) Love, obviously.

Autore

Marzia Gandolfi

Marzia Gandolfi (1971) è una “ragazza della Bovisa”. È cresciuta nei racconti di Testori e ha studiato nella città di Zurlini. Collabora stabilmente con MyMovies e resta duellante per sempre. Nel 2021 ha pubblicato con Bietti Kind of Blue. Barry Jenkins, variazioni sul corpo afroamericano e con Santelli Editore La forma dell’attore. È membro della Commissione selezionatrice dei cortometraggi per i premi David di Donatello e dal 2015 membro della giuria di Presente Italiano. Si occupa di serie TV per La Gazzetta del Mezzogiorno e di icone popolari per le riviste che amano le attrici e gli attori. Il suo eroe ha “gli occhi di ghiaccio”, il suo piccolo era più grande di lei. Nickname: la Tula.

Il film

locandina Love Actually - L'amore davvero

Love Actually - L'amore davvero

Commedia - Gran Bretagna 2003 - durata 135’

Titolo originale: Love Actually

Regia: Richard Curtis

Con Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Liam Neeson, Keira Knightley, Laura Linney

Al cinema: Uscita in Italia il 14/11/2003

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