Il terzo colore della trilogia di Krzystzof Kieslowski, Tre colori, è il rosso, anche se il rosso simbolicamente potrebbe non avere alcun nesso con la vicinanza fra gli esseri umani. Se si eccettua il suo significato nella cultura buddhista, che vuole il rosso come simbolo di compassione, il rosso diventa poi colore della sofferenza e della passione – da un punto di vista religioso – e colore del sangue e della violenza – da un punto di vista più laico.
L’apparente incompatibilità fra cromia e significato in tutti e tre i film di Kieslowski in realtà rivela la chiave di lettura più importante che si può fare del colore: un “semplice” elemento scenico ricorrente, un segno di punteggiatura, leitmotiv spassionato e sguinzagliato fra un’immagine e un’altra. Così il rosso è letteralmente sguinzagliato nel finale di Film rosso, in cui un telo dello stesso colore diventa lo sfondo di un fermo immagine di Irène Jacob, appena tratta in salvo da una nave naufragata sulla Manica insieme agli altri personaggi dei tre film.
È chiaro che il finale di Film rosso è il finale di tutta la trilogia, chiude un cerchio di passioni umane esagitate che hanno dovuto affrontare turbinosamente l’amore e la morte in tre circostanze differenti. In tutti e tre i film torna l’immagine di una figura anziana e gobba che deve buttare in una campana del vetro una bottiglia, ma solo in Film rosso la protagonista Valentine (proprio Irène Jacob) la aiuta, perché Valentine in Film rosso decide, diversamente da Julie (Juliette Binoche in Film blu) e da Karol (Zbigniew Zamachowski in Film bianco) di ascoltare e farsi ascoltare, di guardare il mondo intorno a lei ed essere guardata, anche a costo di essere usata per diventare il sogno degli altri.
In una trilogia con due protagonisti che impongono il loro volere sul mondo e sugli altri (con conseguenze differenti), il terzo protagonista di Valentine è improvvisamente uno strumento di comunione fra gli esseri umani, l’ideale trait d’union che valichi i limiti del tempo, dello spazio, della vita e della morte.
Nel finale di un film che, come già detto, fa del rosso un segno di interpunzione, o ancora, una virgola dentro un periodo complesso e articolato, il giudice interpretato da Jean-Louis Trintignant guarda la notizia del naufragio e dei suoi superstiti su una televisione regalatagli dalla stessa Valentine. Tra i superstiti c’è anche Auguste, sorta di reincarnazione più giovane del giudice, un personaggio che vive le stesse esperienze della vita di Trintignant e che infatti vive, per lo più, negli occhi e nello sguardo di Valentine, che assiste a una disgrazia amorosa di lui come se assistesse a un flashback della vita del giudice. Auguste vede Valentine tramite un gigantesco cartellone pubblicitario che la inquadra di profilo su uno sfondo rosso acceso, rosso come la sua auto e rosso come il semaforo che lo costringe a fermarsi di fronte al cartellone. Infatti Valentine è una modella, che nelle sfilate accoglie applausi che forse non sono diretti a lei, quanto piuttosto ai vestiti che indossa.
Valentine è un manichino, serve agli altri e agli occhi degli altri, e l’unico a dirle che gli altri la usano è il fidanzato Michel al telefono, che la trattiene però in una relazione a distanza tossica e punitiva. Kieslowski dunque dà a Valentine un ruolo diverso da quello del mero oggetto scopico degli altri: quello di Valentine è un cosciente immolarsi per l’altro, una concentrazione di generosità gratuita, un rivolgersi all’ascolto che potrebbe essere anche l’indiretto responsabile del salvataggio dei protagonisti della trilogia dal naufragio della nave, come una sorta di supereroe capace di agire sull’intera trilogia, a ritroso, riportando alla vita quelli che – se abbiamo saputo vedere e ascoltare anche i film precedenti – se ne stavano allontanando.
Quest’angelo rosso della salvezza viene freezato sullo schermo del telegiornale, di fronte agli occhi di Auguste, nella stessa posa che aveva nel cartellone pubblicitario, con lo stesso rosso sguinzagliato sullo sfondo. Nella miriade di magnifiche coincidenze del film di Kieslowski, forse questa è quella che può far meglio capire ad Auguste il miracolo di aver trovato qualcuno che sappia realmente ascoltare in un mondo che, come ci dicevano la sinfonia incompiuta di Film blu e il linguaggio sordomuto del finale di Film bianco, rischia di essere invaso dalla sordità.
Il film
Film rosso
Drammatico - Francia/Polonia/Svizzera 1994 - durata 99’
Titolo originale: Trois couleurs - Rouge
Regia: Krzysztof Kieslowski
Con Irène Jacob, Jean-Louis Trintignant, Jean-Pierre Lorit, Frédérique Feder
Al cinema: Uscita in Italia il 13/11/2023
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video Timvision
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta