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Ritorno in Borgogna

Regia di Cédric Klapisch vedi scheda film

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La recensione su Ritorno in Borgogna

di Furetto60
6 stelle

Bel film, tanta poesia, ottima fotografia, buone le interpretazioni

Un fantasmagorico incipit, ci introduce amabilmente nella caleidoscopica cornice bucolica della Borgogna, nel paradiso dei vini pregiati, dove la magia è nell’aria e si respira l’atmosfera agreste, tra sconfinati vigneti, attraverso lo scorrere delle stagioni, le immagini ripercorrono a velocità accelerata, le molteplici variazioni cromatiche del paesaggio. Jean circa 10 anni prima, ha lasciato la famiglia, proprietaria di un grande vigneto a Meursault in Borgogna e si è trasferito in Australia, dove ha messo su famiglia, ha una compagna con la quale vive un rapporto piuttosto conflittuale e un figlio di 4 anni. A causa della grave malattia del padre, torna nella sua città natale, dove trova la sorella Juliette ancora nubile, che alterna momenti di autorevolezza a debolezze ingenue e il fratello Jeremy, che ha sposato la ricca figlia di un latifondista locale e vive nell’ombra ingombrante del suocero, che pretende di gestire tutto lui e della suocera cortese, ma simpaticamente invadente. La morte del padre poco prima dell'inizio della vendemmia, rimette tutti gli equilibri, già precari, in discussione, complicando la situazione, vengono a galla i risentimenti per l’improvvisa fuga di Jean e soprattutto per la sua assenza al funerale della madre, poi si verrà a sapere, ampiamente giustificata, in quanto la dipartita era coincisa con la nascita del figlio. I fratelli devono chiarirsi e fare i conti con il loro passato e soprattutto con le rinnovate responsabilità e l’impegno economico a cui devono necessariamente andare incontro. Al ritmo del susseguirsi delle stagioni, i tre giovani adulti, si riscoprono e rielaborano i legami familiari, uniti dalla passione per la natura e per il vino e dall’affetto che al di là di qualche reciproca incomprensione, è immutato e compatto, l’inaspettata visita della compagna di Jean, con il figlioletto, dopo le prime incertezze, sarà risolutiva.

Il regista Cedric Klapisch gira un film, che coniuga i migliori sentimenti, allo sfondo di paesaggi incontaminati e ci accompagna attraverso le varie fasi della vinificazione, che coincidono con le fasi della maturazione dei tre giovani.

Ancora una volta il cinema francese, sempre molto delicato e introspettivo, ci propone una bella e intensa storia familiare, non torbida o lacerante, ma invece morbida e dolce, pregna di “pathos”, dove i rapporti anche se difficili e che a volte fanno frizione, sono comunque sanabili e le passioni sostanzialmente sane, e poi c’è la protagonista incontrastata del film, cioè la natura, i suoi spazi, il paesaggio, i filari di viti, così armoniosamente allineati, ripresi più volte in magiche panoramiche. Nelle feste conviviali dei raccoglitori dell’uva, c’è tutta la voglia di vivere in armonia e con gioia di quella gente semplice, che riesce ancora a godere delle meraviglie della natura e della compagnia del prossimo.

Bel film, tanta  poesia, ottima fotografia, buone le interpretazioni.

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