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Conflitto di interessi

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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La recensione su Conflitto di interessi

di degoffro
8 stelle

A 25 anni di distanza dal capolavoro “Il lungo addio” Robert Altman torna a confrontarsi con il noir (un gattino a fare da trait d’union tra i due film). Il risultato non è equiparabile alla struggente e disincantata malinconia del film con Elliott Gould, ma questo “Conflitto di interessi” tratto da un soggetto scritto da John Grisham appositamente per il grande schermo, è piuttosto interessante. L’omino di marzapane del titolo originale è il classico biscottino di zenzero che, secondo un racconto per l’infanzia che tormenta la protagonista, uscito dal forno pronto per essere gustato, si scopre vivo. Scappa allora via da casa, incontra una mucca, un cavallo, diversi uomini: tutti lo vogliono mangiare ma l’omino riesce sempre a correre senza farsi prendere. Dopo un po’ di tempo, raggiunta una certa sicurezza e convinto che nulla gli possa più accadere, arriva vicino alla riva di un fiume che non può attraversare perché altrimenti si sbriciolerebbe. Chiede dunque aiuto ad una piccola volpe che si offre di portarlo all’altra riva promettendogli che non lo mangerà. Non appena caricatolo sulle spalle però, la volpe gli stacca la testa e lo divora per intero. Questa favola nera ben sintetizza la cupa e densa parabola di Altman sull’avidità, l’inganno, la provvisorietà del successo, la fallacità delle apparenze (e il regista sembra insistere volutamente sugli elementi fiabeschi più sinistri per poi ribaltarli in una prospettiva inedita). Il celebre ed affermato avvocato Rick Magruder, separato con due figli, (l’omino di marzapane di cui sopra) passa la notte con la giovane Mallory Doss (la volpe). Ben presto scopre che la ragazza è perseguitata da un padre pericoloso e decisamente fuori di testa che ora vive come un selvaggio insieme ad altri derelitti facenti parte di una strana setta. Preso a cuore il caso di Mallory, Rick scoprirà sulla propria pelle e su quella della sua famiglia che non tutto è come sembra. Thriller di sapiente fattura, “Conflitto di interessi” ha il suo punto di forza nella notturna e burrascosa atmosfera (grande la fotografia di Changwei Gu) di una Savannah perennemente minacciata dal chiaramente metaforico uragano Geraldo (viene in mente il quasi contemporaneo “Snake eyes” di De Palma). Altman, anche sceneggiatore con lo pseudonimo Al Hayes, privilegia i personaggi all’intreccio che, effettivamente, nella seconda parte si fa troppo ingarbugliato e sbrigativo, come dai più scritto, e racconta, ancora una volta con lucidità, senza compromessi o moralismi e con un certo radicale pessimismo, la deriva inesorabile e fatale di un uomo all’apice del successo travolto dai suoi stessi errori ed avventatezze, punito dalla sua imprudenza, presunzione ed eccessiva sicurezza (per lui niente lieto fine, ma perdita di tutto ciò che ha un valore, dal lavoro alla famiglia). Quanto agli attori, se i due protagonisti (Branagh e Davidtz) si accontentano di interpretazioni convenzionali e non particolarmente brillanti, il meglio viene dal cast di contorno in cui spiccano una stupefacente e quasi irriconoscibile Daryl Hannah, il sempre ottimo Downey jr già con Altman nel fondamentale “America Oggi”, l’ambiguo ed incisivo Robert Duvall che torna a lavorare con il regista a quasi trent’anni di distanza da “Mash” (il suo ruolo forse avrebbe però meritato un maggior approfondimento), la determinata e sprezzante Famke Jennsen (già con Branagh in “Celebrity” di Allen). Sprecato invece Tom Berenger in una parte senza spessore. Intrattenimento di classe comunque: Altman non bara con il suo pubblico, tiene alta la tensione, costruisce uno spettacolo avvincente e serrato, a tratti persino allarmante. Non certo il suo titolo migliore, ma di gran lunga superiore alla media degli innocui ed irritanti thriller che Hollywood sforna a manetta. Purtroppo penalizzato da incomprensioni con la produzione, il film, dopo la presentazione al Festival di Berlino, è andato incontro ad un nefasto flop, tanto che in Italia la Cecchi Gori lo ha distribuito con quasi un anno di ritardo. Pare che inizialmente per la regia e il ruolo femminile principale si fosse pensato a John Dahl e Annette Bening.

Voto: 7+

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