Si parte sempre dai numeri, anche se i numeri sono il contrario del cinema. E allora in Concorso ci sono - record storico per il Festivàl - 7 donne (esattamente un terzo del totale); 3 film italiani (Bellocchio, Moretti, Rohrwacher); 5 film francesi (Ben Hania, Breillat, Corsini, Tran, Triet, al netto delle co-produzioni), 3 film “americani” (ma diretti da registi legati a doppio filo alla Francia, per nascita, adozione o vocazione: Anderson, Haynes, Sauvaire).
Altri numeri: 86 gli anni di Ken Loach, che già mette le mani avanti: The Old Oak potrebbe essere il suo ultimo lavoro; 83 quelli del sempre più giovane Bellocchio e 77 quelli di Wim Wenders; vecchie querce che ci teniamo strette, insieme con Breillat (74) e con Moretti, prossimo splendido settantenne, perché il loro cinema è vitale e resistente, capace di innovarsi nella ripetizione.
E poi: gli europei “irregolari“ come Kaurismäki, Glazer e Hausner, le presenze orientali (Wang e Kore-eda, più Tran Anh Hùng nella sua seconda patria francese) che dicono di una fine pandemia più di quanto l’OMS possa fare; e una sola opera prima, della regista senegalese Ramata-Toulaye Sy. E, messe da parte mascherine e claustrofobie di una vita pandemica che pare ormai archiviata (e che non si è mai resa, realmente, decifrabile dallo schermo), il cinema al Festival affronta di petto il mondo che ora ci resta, e l’evidenza di quanto non ne siamo “usciti migliori”, puntando lo sguardo su altre emergenze, come quella del mondo del lavoro, vero tema trasversale del Concorso, a partire dal fluviale documentario di Wang Bing Youth (Spring).
Titoli che guardano verso i margini e verso le vite quotidiane di uomini e donne di servizio (Perfect Days di Wenders, la docufiction Les filles d’Olfa di Kaouter Ben Hania, Le retour di Catherine Corsini), di paramedici (Black Flies di Jean-Stéphane Sauvaire), di giovani insegnanti (Club Zero di Jessica Hausner, About Dry Grasses di Nuri Bilge Ceylan), di gestori di pub (The Old Oak di Loach), mettendo a fuoco sradicamenti e macerie, orizzonti cupi e possibili forme di resistenza.
Cinema dell’oggi, anche quando guarda alla Storia: capitanati da Moretti e dal suo Il sol dell’avvenire che specchia il 2023 nel 1956, guardano al passato Jonathan Glazer col suo attesissimo, potenzialmente esplosivo The Zone of Interest (da Martin Amis), Karim Aïnouz con Firebrand (sull’ultima moglie di Enrico VIII), Tran Anh Hùng con La Passion de Dodin Bouffant, ambientato a fine Ottocento, Wes Anderson che torna al 1955 in Asteroid City, e ovviamente Bellocchio, che con Rapito risale all’Italia risorgimentale e al potere clericale che si fa legge: storie di potere e di abusi, specchi del presente malamente coperti dai costumi?
Un Concorso di maestri con, speriamo, più domande che lezioni; un Concorso di sguardi schierati e non compromissori (Catherine Breillat torna, a dieci anni dall’ultimo lungo, con la storia di amore e sesso tra una donna matura e un minorenne; Kaouther Ben Hania racconta la radicalizzazione islamica di due sorelle); un Concorso, forse, mai così affollato di dive e divi: dal cast strabordante di Asteroid City a Natalie Portman e Julianne Moore che si interpretano l’una con l’altra in May December di Todd Haynes; e poi Juliette Binoche & Benoît Magimel (La Passion de Dodin Bouffant), Alicia Vikander & Jude Law (Firebrand), Mia Wasikowska (Club Zero), Alba Rohrwacher & Isabella Rossellini (La chimera), Sean Penn pronto a volare sopra le righe (Black Flies), una doppia Sandra Hüller (Anatomie d’une chute e The Zone of Interest), corpi e volti di un’annata di cinema a venire.
Ilaria Feole per Film Tv 20/2023
- Palma d'oro: Anatomia di una caduta
- Grand Prix Speciale della Giuria: La zona d'interesse
- Prix de la mise en scéne: Tràn Anh Hùng per Il gusto delle cose
- Prix du scénario: L'innocenza
- Prix d'interprétation feminin: Merve Dizdar per Racconto di due stagioni
- Prix d'interprétation masculin: Koji Yakusho per Perfect Days
- Premio della giuria: Foglie al vento
- Premio Un Certain Regard: How to Have Sex
- Premio della giuria Certain Regard:
- Grand Prix della Settimana Internazionale della Critica: Tiger Stripes
- Palma d'Oro onoraria: Michael Douglas
- Palma d'oro onoraria: Harrison Ford