70 anni: non sono pochi. A un essere umano in forma si direbbe "...e non sentirli". Ma il secondo Festival del cinema più antico (Venezia precede ma di soli 3 anni) del suo passato può e deve farsene vanto e quegli anni deve giustamente sentirli tutti e farli pesare, perché alle spalle ha tanto cinema di gran valore e non va dimenticato. Così ancora una volta Cannes torna a far sfilare sulla Croisette il mondo del gran cinema del presente e, si spera, soprattutto quello di domani. Quest’anno - forse anche proprio per omaggiare i 70 anni e dare ancor più lustro all’evento - la giuria del Concorso è in grande spolvero: la presiede Pedro Almodovar e dietro a lui un team di grandi nomi: tre registi, quattro attori, un compositore. I primi tre sono il nostro Paolo Sorrentino, Park Chan-Wook e Maren Ade. Sul fronte attoriale dominano invece le donne: sono Jessica Chastain, Fan Bingbing e Agnes Jaoui, accompagnate da Will Smith. Il musicista è invece Gabriel Yared, spesso in tandem con Godard, e da qualche tempo con Dolan (oltre che con altri grandi registi soprattutto francesi). A presiedere la giuria del concorso del Certain Regard è invece una donna: dopo Almodovar è il momento di un'icona come Uma Thurman, l'indimenticabile musa del miglior Tarantino. Con lei due registi, l'egiziano Mohamed Diab e il belga Joaquim Fosse, oltre all'attore Reda Kateb e a Karel Och, direttore artistico del Festival di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca. Come già l'anno precedente, anche nel 2017 niente italiani in concorso: per un festival che spesso ha regalato gioie all'Italia, che si è sovente vista degnamente rappresentata oltre che premiata (anche se l'ultima Palma d'oro delle 12 vinte dall'Italia è del 2001, quando Moretti se la aggiudicò con La stanza del figlio) non essere in concorso a Cannes è sempre un po' una delusione. Ma l'importante è - come sempre - che la selezione presenti buon cinema: un bisogno sempre più impellente considerato lo stato di crisi che la settima arte attraversa, a metà del guado tra un mondo che è stato e uno che deve venire - interessato da varie rivoluzioni tecnologiche e non solo - la cui forma non è affatto ancora chiara.
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