1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
Non serve svolgere particolari ricerche per capire che il futuro prossimo non promette niente di buono, che il cielo stia diventando sempre più minaccioso, con ammassi di pericoli in costante e preoccupante avvicinamento/addensamento.
Intanto, sussistono – e si espandono a macchia d’olio – nella popolazione di qualsiasi latitudine, una sfiducia e un malcontento generalizzati, che hanno degli obiettivi prevalenti. Su tutti, primeggia la classe politica, che è nell’occhio del ciclone per tanti comprensibili motivi e talvolta anche per partito preso (bene che vada, ci sarà sempre chi contesta), seguita a ruota dalle istituzioni nel loro complesso, accusate di non saper trovare/applicare le soluzioni necessarie per mettere mano ai problemi più comuni/sentiti, per poi arrivare ai media che, salvo rare eccezioni, non fanno altro che alimentare frustrazioni e malumori per accalappiare audience.
Un quadro a tinte plumbee,nel quale la tecnologia è diventata un volano imprescindibile per qualsiasi funzione, tanto da produrre una dipendenza necessaria/esagerata che non esclude nessuno.
Muovendosi a mani libere tra questi ambiti, facendo incetta di informazioni e di punti di vista, Zero day si propone come miniserie di punta in questi primi mesi del 2025. Sfortunatamente - per lei e per noi - soffre di una compressione spropositata, che ha delle attenuanti da non sottovalutare (la produzione è stata interrotta per lo sciopero degli sceneggiatori occorsa dall’estate del 2023, il che lascia pensare a una revisione non prevista delle riprese) ma che, in buona sostanza, risponde semplicemente a dei prerequisiti tipici dei prodotti di consumo pensati per lo streaming, soprattutto quando di mezzo c’è Netflix, che tarpano volutamente le ali al raggio d’azione, senza fare troppi complimenti.
Dopo che un blackout generalizzato di un singolo minuto ha mandato in cortocircuito l’intera nazione, causando migliaia di morti, la Presidente degli Stati Uniti Evelyn Mitchell (Angela Bassett – Strange days, Tina) mette in piedi un’unità di crisi e chiede a George Mullen (Robert De Niro – Taxi driver, Toro scatenato), un anziano ex Presidente stimato da tutti, di guidarla, al fine di scovare i responsabili prima che sia troppo tardi.
George accetta, nonostante gli avvertimenti di sua moglie Sheila (Joan Allen – Tempesta di ghiaccio, La seduzione del male), coadiuvato da Roger Carlson (Jesse Plemons – Kinds of kindness, Il potere del cane), mentre in televisione c’è chi getta benzina sul fuoco, come Evan Green (Dan Stevens – Downton Abbey, The guest), e in parlamento Richard Dreyer (Matthew Modine – Full metal jacket, America oggi) non perde occasione per incalzare chi comanda le operazioni, avvalendosi peraltro del sostegno di Alexandra (Lizzy Caplan – Masters of sex, Fleishman a pezzi), la figlia di George.
Tra problematiche personali e insistenze varie di chi punta il dito sul potenziale/plausibile colpevole, il tempo stringe e la risoluzione che si profila all’orizzonte comprende un prezzo salato da pagare per tutte le personalità coinvolte.
Zero Day (2025): Robert De Niro
Ideata da Eric Newman con il contributo di Noah Oppenheimer e di Michael Schmidt, nonché interamente diretta dalla scafata/esperta Lesli Linka Glatter (responsabile, tra le altre, di venticinque episodi di Homeland – Caccia alla spia e di sei di Mad men), Zero day affronta una crisi dagli effetti esiziali entrando immediatamente nel vivo, introducendo parecchi personaggi e pungendo altrettanti nervi scoperti, che coprono caselle occupate da temi sensibili, dimenandosi tra le tante contraddizioni/insicurezze che assediano lo scenario attuale, non solo americano.
Dunque, apre più valvole di sfogo per poi relegarne una buona parte in secondo piano, continua ad aggiungere carne sul fuoco senza preoccuparsi dei singoli tempi di cottura, aggiungendo anche fattori secondari piuttosto superflui (vedasi, ad esempio, il frutto di una relazione extra coniugale di George), scegliendo accuratamente di evitare approfondimenti argomentati (un peccato capitale quando si affrontano asset/sintomi/collusioni serie/spinose), slittando rapidamente su un ulteriore frangente quando il precedente non ha avuto a disposizione nemmeno il tempo minimo per essere assimilato come meriterebbe.
Ne scaturisce una task force operativa e scattante, ma anche sistematica e schizofrenica, che scodella elementi fondamentali (si deve individuare un colpevole a ogni costo, i calcoli utili/futili vengono prima di tutto, il sistema è più vulnerabile di quanto pensiamo) e che dissemina dubbi/colpe (nessuno rimane illeso), senza sviluppare un filotto vincente, finendo per tramortire, con troppe soluzioni sensazionalistiche espresse a buon mercato, spalmate/spiattellate con una frenesia controproducente, intasando il prospetto di allegati e di scene madri che finiscono stritolate dalla contingenza.
In tutto questo itinerario, lesionato e contrastato da troppi deviatori, Robert De Niro è un parafulmine ideale, in grado di reggere la scena con solida nonchalance anche quando le condizioni sono tremendamente avverse/faziose, mentre tutti gli altri validi nomi coinvolti risultano sviliti da una riduzione a dir poco spiccia, con casi anche eclatanti (nomi come quelli di Bill Camp, Gaby Hoffman e Connie Britton sono abituati a emergere anche senza avere molto spazio, ma qui vige un’esasperazione esagerata).
Zero Day (2025): Robert De Niro
In conclusione, Zero day rinuncia apertamente ai sogni di gloria e assomiglia tanto a un testo – formato bignami - imparato a memoria e recitato seguendo modalità meccaniche/inamidate, tagliando – sempre e comunque – corto. Ha un’infrastruttura dal grilletto facile che contiene molteplici assonanze con lo scenario attuale (tra proteste e scandali, teorie complottistiche e preoccupazioni sensate), probabilmente anche troppe, poiché così non lascia allo spettatore il respiro indispensabile per ragionare, tra crisi che non vorremmo mai vivere e verità dure da accettare (in fondo, comunque le immaginiamo/conosciamo già, non c’è niente di illuminante), tra pistole fumanti e cariche esplosive, all’insegna del motto tutto & subito che arrotonda/macera qualsiasi istanza.
Congestionato e tambureggiante, volubile e squilibrato, sostanzioso ma anche – se non soprattutto - troppo superficiale per rientrare nell’elenco di quelle serie che vanno viste/vissute a ogni costo.
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