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Piedone - Uno sbirro a Napoli

1 stagioni - 4 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2024-2024
  • 4 episodi

L'autore

daveper

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La recensione su Piedone - Uno sbirro a Napoli

di daveper
7 stelle

Piedone - Uno sbirro a Napoli, creata da Peppe Fiore e diretta da Alessio Maria Federici, si presenta come un'eredità spirituale della celebre saga cinematografica iniziata nel 1973 con Piedone lo sbirro, interpretata dall’indimenticabile Bud Spencer. Tuttavia, la miniserie non si limita a vivere all’ombra del suo predecessore, ma cerca una propria identità narrativa, oscillando tra (scarni) richiami nostalgici e una trama moderna e autonoma. Per chi ricorda con affetto le scazzottate bonarie e il carisma genuino di Bud Spencer nei panni di Rizzo, i riferimenti al passato potrebbero risultare deludenti: sono appena accennati, quasi sussurrati. "Piedone - Uno sbirro a Napoli" non cerca di essere una copia nostalgica dei film di Steno; piuttosto, si emancipa da quell’eredità, costruendo una narrazione che può esistere senza il peso del nome che porta. I richiami ai film classici sono quindi più che altro un gesto di rispetto, un omaggio discreto che non distoglie l’attenzione dalla nuova identità della serie. In effetti, la trama potrebbe reggersi anche senza alcun collegamento alla saga originale: basta cambiare il titolo e i rimandi per trovarsi di fronte a un poliziesco moderno, in cui Napoli è protagonista quanto i personaggi che vi si muovono. La miniserie trasforma Napoli in un teatro in cui giustizia e criminalità si intrecciano in una danza inestricabile. Palmieri, con il suo passato tormentato e il suo approccio diretto, incarna le complessità di un uomo che cerca di essere una forza del bene in un mondo imperfetto. 

Il mito di Piedone, pur radicato nella memoria collettiva, necessitava di una trasformazione per risuonare con la sensibilità contemporanea. Il personaggio che fu di Bud Spencer, un tempo quasi invincibile, torna con un’umanità disarmante, fatta di lividi, di cadute, di una fisicità concreta che dialoga con il reale. Salvatore Esposito, che interpreta Vincenzo Palmieri, raccoglie l’eredità di Piedone con rispetto, ma anche con la consapevolezza di un mondo cambiato. Napoli, con i suoi contrasti vividi, è più di uno sfondo: è il riflesso di un protagonista che si muove tra luci e ombre, tra giustizia e ambiguità. La modernità del racconto si riflette anche nella regia di Alessio Maria Federici, che ha scelto di abbracciare un linguaggio visivo inedito. Le sequenze d’azione si intrecciano con un’estetica più intima e riflessiva, in cui ogni inquadratura sembra catturare non solo il movimento, ma anche l’emozione che lo sottende. Federici non si limita a seguire i personaggi: li osserva, li accompagna, quasi fosse un testimone silenzioso dei loro conflitti interiori e delle loro scelte. 

Il commissario Palmieri non è un supereroe, ma un uomo che si sporca le mani, che cade e si rialza, che porta addosso i segni delle sue battaglie. È un simbolo di speranza, di quella giustizia imperfetta ma necessaria che si riflette nelle strade di una Napoli eterna, viva, indomabile. Così, tra fisicità e introspezione, azione e riflessione, Piedone torna a vivere, ma non come una semplice replica: è una nuova anima che pulsa all’unisono con la modernità, mantenendo lo spirito senza tempo del commissario Rizzo. Una Napoli che si riscopre contemporanea, un personaggio che si evolve, una storia che si rinnova.

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