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Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

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La recensione su Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883

di mm40
3 stelle

Metà anni '80, Pavia: bocciato, in quinta superiore Max Pezzali incontra Mauro Repetto. I due fanno amicizia nel segno della musica e cominciano a scrivere canzoni nella tavernetta del primo. Vengono notati da Claudio Cecchetto, che produce così il primo album degli 883.


Al termine della visione delle 8 puntate (da 50 minuti mediamente l'una) si rimane abbastanza di stucco: lascia basiti la maniera in cui il soggetto della serie – l'esplosione del fenomeno musicale degli 883, nel 1992 – viene trattato grossolanamente, banalizzando i fatti in maniera spesso imbarazzante, facendo quasi esclusivamente leva sulle emozioni più semplici e superficiali. E questo al netto di una validissima confezione e di uno sforzo economico indubbiamente dignitosissimo: ma se la scrittura decide di puntare così in basso, c'è poco da fare. Anche la recitazione, a dirla tutta, lascia parecchio a desiderare; nel cast non sono presenti grossi nomi e nel complesso se la cavicchiano i due protagonisti (Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli), mentre rendono già meglio, in ruoli di contorno, Davide Calgaro, Edoardo Ferrario e Ludovica Barbarito. Il problema del macchiettismo che probabilmente danneggia i due personaggi centrali è poi più che evidente in quello di Cecchetto, affidato a Roberto Zibetti, che sembra Raul Cremona che fa il mago Silvano. Presumibilmente la maggior parte degli spettatori si approccia a questo lavoro per l'effetto nostalgia, o magari per sapere qualcosa di più su una band di successo, i cui brani sono rimasti ben saldi nell'immaginario collettivo ancora oggi; ma a conti fatti Hanno ucciso l'uomo ragno non sembra essere un vero e proprio omaggio nei confronti degli 883. Vuoi per le sopracitate macchiette (Pezzali che balbetta e minimizza sempre, Repetto che fa smorfie in continuazione), vuoi per la trama sconclusionata (salti temporali a casaccio, un finale che non dice letteralmente niente), vuoi per i macroscopici anacronismi e le palesi bugie all'interno della trama stessa (Pezzali all'approdo nei negozi del suo primo disco va per i 25 anni e Repetto per i 24: non sono appena usciti da scuola) che potranno anche essere funzionali al racconto ma inquinano pesantemente la credibilità di un prodotto biografico. Francamente discutibile anche la scelta di lanciare la serie, negli spot tv e nei trailer online, con la musica di Sei un mito, pezzo indubbiamente conosciutissimo, ma che nei 400 minuti del lavoro non compare mai: e infatti verrà realizzato successivamente ai fatti qui messi in scena. Pazienza, insomma: chi cerca un blando intrattenimento usa e getta troverà pane per i suoi denti, ma la visione è decisamente sconsigliata a chi è soltanto in preda a quell'effetto nostalgia di cui sopra. 3,5/10.

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