Espandi menu
cerca
Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

L'autore

daveper

daveper

Iscritto dal 28 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 6
  • Post 16
  • Recensioni 335
  • Playlist 23
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883

di daveper
8 stelle

La serie non è solo un’ode alla musica, ma un’incursione in quell’età dell’oro dove l’amicizia si forgiava a colpi di incontri reali, un mondo in cui tutto era più lento, dove le distanze contavano e ogni luogo diventava un microcosmo. E in questo microcosmo, i protagonisti si muovono sospinti dal ritmo sincopato dei loro sogni e delle loro paure, in un’epoca quasi mitica, dove ogni gesto sembrava avere il peso di una promessa eterna. Le strade di campagna della provincia di Pavia, i motorini Ciao che faticosamente arrancano tra una casa e l’altra, il fruscio delle musicassette che si ribellano al tempo, tutto vibra di un'energia quasi palpabile, di un’urgenza che oggi appare lontana, a tratti incomprensibile. E proprio in questo scenario sospeso si sviluppa il legame tra Max e Mauro, un’amicizia che diventa epica nella sua semplicità, nel suo essere irriducibile. Loro due, circondati da una realtà spoglia e onesta, scoprono una complicità che sa di invincibilità, come se la loro passione per la musica e la vita fosse sufficiente a colmare ogni mancanza. Gli oggetti di scena, quei motorini e quelle cabine telefoniche, le grafiche dai colori accesi e le atmosfere brumose, non sono solo nostalgici rimandi: sono l’incarnazione di un mondo che oggi appare quasi favolistico, ma che all’epoca era tangibile, concreto, un mondo dove la pazienza e il desiderio vivevano senza connessioni istantanee. Forse è proprio per questo che la musica degli 883, nata in quell’epoca, ha mantenuto una sua sincerità, una sua autenticità che la serie riesce a trasmettere come un’eco lontana. I giovani protagonisti si ritrovano a interpretare una giovinezza scolpita nella memoria collettiva, un periodo in cui l’essenza stessa del vivere aveva un ritmo diverso, più umano, meno affrettato.

 

Elia Nuzzolo, Matteo Oscar Giuggioli

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883 (2024): Elia Nuzzolo, Matteo Oscar Giuggioli

 

La noia, quella strana e fertile noia che impregna l’aria delle città di provincia, specialmente d’estate, diventa la vera musa della prima puntata, una condizione quasi mistica in cui le idee straordinarie sembrano germogliare dal nulla. Cisco lo dice con schiettezza: a Pavia, in estate, si muore! Ed è proprio da quella morte simbolica della quotidianità che nasce il bisogno di trovare una via di fuga, un motivo per brillare, anche solo per pochi, incerti istanti. In questo contesto prende forma l’incontro fatale tra Max e Mauro, un evento ordinario ma carico di un simbolismo quasi cosmico. "Il bello delle cose straordinarie è che quando succedono, non tutti se ne rendono conto." Ed è vero, perché in quell’apparente casualità (essere assegnati a un banco accanto al compagno di scuola meno prevedibile di tutti) si dischiude una storia fatta di sogni ad occhi aperti che cercano disperatamente un pubblico. È come se il destino avesse orchestrato un disegno complesso, un ricamo di fili invisibili che ha portato Max a sedersi esattamente lì, in quella sedia, per poter incrociare lo sguardo di Mauro, uno spirito irrequieto e ribelle che non ha paura di spingersi oltre i confini dell’abitudine. La noia, allora, non è più solo vuoto, ma diventa un terreno da cui emergono idee che cambieranno il corso delle loro vite.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati