1 stagioni - 10 episodi vedi scheda serie
“Kaos” rulez, and god(s) suck(s): "Celestis! Divinitus! Insania! Vero!"
Protasi.
Totonno Capuozzo, detto ‘o Magna Fegato, in costumino da bagno di licra & acetato con la sua banda di mmane ‘fnaccia e tutta la camurrìa annessa e connessa hanno finalmente deciso di invadere la Reggia di Caserta capitalizzando il patrimonio di risorse cultural-immobiliari del territorio che per destino si ritrovano a calpestare? Ma nooo, è solo l’apparito Prometeo Scatenato (Stephen Dillane) teletrasportato dalle Tre Erinni/Furie… pardon… dalle Tre Moire/Parche/Norne (che pure peggio so’, eh!) ai piedi dello Scalone Reale che porta al Vestibolo Superiore, tra i leoni di guardia e la doppia volta ellittica del Vanvitelli affrescata da Starace-Franchis con le Allegorie delle Quattro Stagioni e la Reggia di Apollo, ma il Dio che traina il Sole non è certo la sola – pur giustificatissima, data la vastità poemica – assenza, né la più significativa riscontrabile in “Kaos”, la greco-romana serie albionica in 8 ep. da 45’ ca. l’uno creata da Charlie Covell (“the End of the Fucking World”), che la scrive quasi in solitaria con l’aiuto una tantum di Georgia Christou (mentre le regìe sono affidate a Georgi Banks Davies e Runyararo Mapfumo) per Netflix: ad esempio è quello stronzo (anch’esso apparente, ma per un altro verso, nel senso che non si sa perché abbandonò Arianna, pur se poi consolata da Dioniso, sullo scoglio più grande delle Cicladi) di Teseo, eroe, non a latitare, m’a venir fortemente modificato e ridimensionato, e per contropartita indiretta sarà però Zeus (Jeff Goldblum) ad essere piantato in Nasso.
Cataloghi.
Un tanto irriconoscibile quanto francamente bravissimo Stephen Dillane (indimenticato Stannis Baratheon, e poi in “(the) Tunnel”) e un – beh, che dire, basta il nome – Jeff Goldblum (Nashville, the Big Chill, the Fly, Beyond Therapy, Earth Girls Are Easy, Jurassic Park, the Life Aquatic with Steve Zissou, Adam Resurrected, the Grand Budapest Hotel, Asteroid City) tirano (ma non guidano né dirigono, ché per quello ci sono Eddie Izzard, Sam Buttery e Ché) le fila di un corale cast polifonico ben assortito: Aurora Perinneau (Euridice; “WestWorld: the Choice”), Janet McTeer (Era; “TideLand”, “Ozark”), Killian Scott (Orfeo; “Calvary”, “Dublin Murders”), Cliff Curtis (Poseidone; “Three Kings”, “Murina”), David Thewlis (Ade; “Naked”, “Fargo 3”), Rakie Ayola (Persefone; “the Pact”), Nabhaan Rizwan (Dioniso; “Station Eleven”), Leila Farzad (Arianna; “I Hate Suzie”), Misia Butler (Ceneo, ex Cenide; “Kiss Me First”), Debi Mazar (Medusa; “Entourage”), Stanley Townsend (Minosse), Matt Fraser (Dedalo), Billie Piper (Cassandra; “Doctor Who”, “Two for Joy”, “Collateral”, “Catherine Called Birdy”)… Ed ottime musiche di Isabella Summers, intercalate ad un molto ben organizzato utilizzo di David Bowie (“the Man Who Sold the World”), Paul Simon, Siouxsie and the Banshees, Yeah Yeah Yeahs, Dire Straits, Blue Öyster Cult, FatBoy Slim, Zombies, the Kills, Everything But The Girl, Anna Calvi, eccetera eccetera, più la splendida “Kiss My Name” di An(t)o(h)ni and the Johnsons.
Epiteto.
Se fossero stati i greci a scoprire il Continente al di là del mare Oceano oggi la California sarebbe New Creta, invece Creta è interpretata dalle più economiche, per una produzione britannica, Spagna e Italia: ci siamo risparmiati l’Olimpo a Las Vegas (ch’è in Nevada). Ok, non sarà “(la Storia della Cicciottella Dea Rotolosa) Pollon” (spirito di Gualtiero Cannarsi, esci da questo corpo!), ma superati grazie - no, non a quel che sembra talco, ma non è, e serve a darti l’allegria, bensì - all’abbrivio oramai conquistato/costruito alcuni ostacoli rallentanti al giro di boa, “Kaos” rulez, and god(s) suck(s).
Celestis, Divinitus, Insania, Vero.
* * * ¾
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