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Manhunt (2024)

1 stagioni - 7 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Manhunt (2024)

di supadany
6 stelle

Mai abbassare la guardia. Quando si affronta una sfida considerata cruciale/inderogabile, dalla quale si ritiene dipenda il futuro, le incognite/avversità non smettono di palesarsi fino – se non oltre - a traguardo tagliato, diventando ancora più insidiose e feroci nel momento in cui la maggior parte del lavoro è stato portato a termine con successo. Giunti a questo punto, una scintilla rischia ancora di mandare tutto a rotoli, di scatenare delle valanghe che minacciano ogni conquista conseguita, cercando di modificare drasticamente la rotta ormai inserita.

Manhunt comincia laddove tanti lavori hanno terminato il loro percorso (Lincoln), mettendo sul piatto una mole considerevole di argomenti, personaggi e direttive, per una tabella di marcia che corre il rischio di ingolfarsi e andare – seppur momentaneamente - fuori giri, di occupare gli spazi a disposizione in maniera discutibile, se non addirittura incongrua, almeno ai fini della fruizione e del tempo destinato a ogni singola questione (le domande intrinseche sono potenzialmente interminabili), in quanto il messaggio di fondo rimane indubitabilmente forte e chiaro.

Al termine della Guerra di Secessione, durante una serata di gala, Abraham Lincoln (Hamish Linklater – Midnight massThe crazy ones) viene barbaramente ucciso da John Wilkes Booth (Anthony Boyle – Masters of the airTetris), che subito dopo inscena una fuga spettacolare, sognando di ottenere quella gloria che la vita gli ha sempre negato.

Mentre Andrew Johnson (Glenn Morshower – The residentBloodline) subentra al potere, mostrando qualche tentennamento nella gestione di un quadro incandescente che richiede forti prese di posizione, Edwin Stanton (Tobias Menzies – The CrownThe Terror), il principale collaboratore di Lincoln, guida le ricerche per rintracciare/catturare il fuggiasco e un’indagine volta a smascherare una cospirazione di ampio respiro.

Tra numerosi ostacoli e insperati supporti, come quello offerto da Mary Simms (Lovie Simone – Il rito delle stregheGreenleaf), una ragazza nera che accetta con coraggio di ricoprire il ruolo di testimone, Edwin farà tutto ciò che è umanamente possibile – anche di più, considerando il suo caduco stato di salute - per scongiurare pericolosi passi indietro rispetto a quanto previsto/incardinato/concupito da Lincoln.

 

 

Tobias Menzies

Manhunt (2024) (2024): Tobias Menzies

 

 

Creata da Monica Beletsky (FargoParenthood) affidandosi al libro Manhunt: The 12-day chase for Lincoln’s killer scritto da James L. Swanson e sorretta da registi di esperienza (Carl Franklin – High crimesOut of time e John Dahl – DexterIl giocatore)Manhunt è una miniserie commissionata da Apple Tv+, che garantisce – come suo chiodo fisso - un notevole impegno produttivo, intenzionata a riprendere uno scenario storico di assoluto richiamo per mettere in moto una miscela di drammi personali/collettivi e codici di genere, del thriller su tutti, senza snaturare il contenuto (insomma, non intende avventurarsi in territori sconclusionati come avvenuto in La leggenda del cacciatore di vampiri) e la sua destinazione, d’uso e finale.

Dunque, vanta una proposta, consistente e variegata, vigile e reattiva, caratterizzata da un’importante ampiezza, che relega la figura di Abraham Lincoln in continuativi flashback inseriti per ricordarne la determinante volontà e il voluminoso lascito, studiata per (in)seguire un’impellente caccia all’uomo che si alterna a svariate vicissitudini (de)generate da divisioni profonde e insanabili, con promesse da non rinnegare per alcun motivo al mondo e interessi – su tutto, economici - che non hanno alcuna intenzione di voltare realmente pagina, il peso di quelle scelte destinate a cambiare sine die gli equilibri esistenti e forme di pensiero - inquinate e ossessive - dure a morire.

Rafforzato da una ricostruzione ricca e minuziosa, Manhunt attiva un forcing imbottito di personalità coriacee e forze contrapposte, si ramifica probabilmente più del dovuto/consigliabile, tra contrappunti estemporanei e presenze ricorrenti che lasciano il segno (vedasi l’espansiva Mary Simms), corsie preferenziali e distanze variabili, con due punti focali che sostengono lo storytelling in un costante, quanto sostenuto, back to back.

Sotto questo punto di vista, Tobias Menzies manifesta con estrema caparbietà/immediatezza la draconiana forza di volontà di Edwin Stanton, mentre Anthony Boyle emerge negli scomodi panni della controparte, delirante e spregevole, con in aggiunta una palpitante Lovie Simone e un mimetico Hamish Linklater (per altri nomi di indubbia abilità, come Patton Oswalt e Lili Taylor, lo spazio è purtroppo troppo risicato).

 

 

Anthony Boyle, Will Harrison

Manhunt (2024) (2024): Anthony Boyle, Will Harrison

 

 

In definitiva, Manhunt si dilata e si contrae senza ottenere sempre e comunque un rendimento/amalgama pienamente soddisfacente/appagante, ad esempio la fase processuale – che incorpora un indubbio interesse - viene risolta frettolosamente e malamente, su due piedi e in mezzo episodio, soffrendo quindi di un complessivo e vistoso eccesso di offerta, nonché di aspirazioni, che sono altissime, non facili da ripagare.

Ha comunque obiettivi e motivazioni superiori, in grado di farsi largo, di sgomitare per acquistare la prima fila, come un monito alle derive che minano l’attuale sistema democratico/liberale (per quanto pieno di falle evidenti e contraddizioni esiziali, offre un grado di libertà e opportunità storicamente senza eguali), prospettando un ritorno al Medioevo, e alcune qualità sufficientemente evidenti per essere colte nella loro essenza senza doversi scervellare più di tanto.

Tra sacrifici e complotti, responsabilità e ingerenze, istanze decisive e tragedie desolanti, lacerazioni e speranze, coraggio e umiliazioni, convinzioni ferree e titubanze mortali, triangolazioni complesse e punte di diamante, claim ricorrenti ed escursioni laterali/parziali, più che mai valido/pertinente per ricordare il ragguardevole prezzo da considerare/pagare per arrivare a un effettivo/duraturo cambiamento.

Stimolante e frammentario, perseverante e dispendioso.

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