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Dostoevskij

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

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La recensione su Dostoevskij

di emil
6 stelle

Cinema (de)cadente.

Enzo Vitello (Filippo Timi trasfigurato), è a capo della squadra investigativa che sta dando la caccia ad un imprendibile serial killer soprannominato Dostoevskij, per via delle lettere “poetiche” che lascia sulle scene del crimine.
Via via che la caccia si intensifica, Vitello affronterà i propri demoni interiori , quasi tutti legati al rapporto tormentato con la figlia tossicodipendente (Carlotta Gamba, un esordio folgorante). Un solo amico gli sarà vicino, il capo sezione Bonomolo (Federico Vanni, ottimo), anche lui alle prese con i propri sensi di colpa.
 
Esordio nella serialità dei Fratelli D’Innocenzo, “Dostoevskij” non è certamente fuffa, ma neanche quel prodotto innovativo che si vuol far credere. Un indagine maledetta che sprofonda negli abissi della disperazione più totale, spingendo l’investigatore che ne è a capo (e non solo) sull’orlo della pazzia.
Raramente ricordo un cinema così decadente e privo di qualsiasi barlume di speranza. L’architettura dell’urbe è letteralmente violentata da una regia che ne coglie il lato più desolato e marcio; tutto, edifici, palazzi, strade, campi, perfino il vento e le nuvole, sono avanguardie dello stato mentale soggiogato di Vitello, lo sguardo è il suo, il filtro allucinato e allucinante attraverso il quale ci si muove in un apocalisse zombie sulla terra. Zombie, non morti, “Dostoevskij” è popolato di fantasmi in cerca di redenzione, che però girano continuamente in tondo.
Dal lato prettamente investigativo invece  la serie è piuttosto didascalica , con un indagine i cui indizi fungono da orpelli narrativi e nulla di più ma che non sono veramente contestualizzati all'interno di un percorso di caccia vero e proprio
 Come diceva Hitchcock, lo spettatore dopo tanta sofferenza emotiva deve essere premiato, almeno un po'. Questo non avviene in "Dostoevskij"; l'unica figura positiva a cui aggrapparsi è il capo sezione Bonomolo, ma è troppo poco.
Un cinema durissimo e senza speranza, onore al coraggio dei registi romani.
 

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