1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
«Non stare in piedi
Presso la mia tomba a piangere.
Non sono li,
Non dormo-
Sono i mille venti che soffiano,
sono i luccichii di diamante nella neve,
sono la luce del sole sul grano maturo,
sono la dolce pioggia autunnale.
Mentre ti svegli con il silenzio mattutino,
io sono il rapido impeto
di uccelli silenziosi in volo circolare,
io sono il giorno che trascende la notte.
Non stare in piedi
Presso la mia tomba a urlare—
Non sono li,
Non sono morto.»
Clare Harner
The Woman in the wall, miniserie britannica di 6 episodi, ha tutte le caratteristiche di una produzione di successo. Sceneggiatura originale basata sulle realtà delle Case Magdalene, istituti britannici e irlandesi che ospitavano orfani e ragazze di dubbia moralità sotto l’egida della Chiesa Cattolica. Istituti che in parvenza servivano come riabilitazione nella società, ma che in sostanza si concretizzavano come prigionie dove le ragazze ospiti erano assoggettate alle più crudeli vessazioni. Questi istituti, dopo varie inchieste, furono chiusi poco prima degli anni 2000.
Su questa base la storia di Lorna (Ruth Wilson), donna irlandese che abita in un piccolo villaggio vicino Dublino, in una piccola comunità dove tutti conoscono e conservano la memoria delle case magdalene. L’omicidio a Dublino di Padre Percy Sheehan porta sulle tracce del piccolo villaggio il detective Colman (Daryl McCormack), facendo la conoscenza del sergente Aidan Massey (Simon Delaney) e degli altri abitanti. Oltre a Lorna, che di quella esperienza ne porta psicologicamente e vistosamente i segni, altre donne come lei si aggirano per il villaggio quasi come spettri. Le loro presenze e soprattutto i loro silenzi ricordano le banshee irlandesi. Sarà proprio Lorna, così interrotta e problematica, sonnanbula e nevrotica, ad indirizzare Colman sulla verità, su segreti emersi da un altro, apparente, omicidio. Bambini scomparsi, visioni, ritorni dal passato, faranno luce sulla verità, su quelle case d’accoglienza mostruose...
Storia che si presenta a tratti horror, ben si presta l’atmosfera tipica irlandese, la cupezza, l’ambiguità di alcune situazioni, Ruth Wilson che è impeccabile nella recitazione focalizza su di sé la narrazione. Daryl McCormack intenso ed empatico, potrebbe fare grandissime parti, è notevole. La tensione regge bene nei primi 5 episodi, l’atmosfera è cupa nei toni, nelle immagini, nei colori, tra incubi e visioni. Peccato che nell’ultima puntata la pressione e l’inquietudine vengano stilisticamente abbandonate per ricreare la verità, per far emergere una lucida critica agli istituti delle magdalene, cadendo forse un po' nel banale e in un finale scontato. Senza questo calo fisiologico sarebbe stata una serie perfetta, da 10 e lode, breve, inquietante, soffocante, pungente. Avrebbe lasciato storditi, tra incubi e realtà. Per rimarcare, a mio parere, la supremazia delle serie britanniche.
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