1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
Doug Miro, Carlos Bernard ed Eric Newman tra i creatori principali di "Narcos"(inizialmente con Josè Padilla che forse faceva la differenza), e "Narcos: Mexico" tre stagioni per uno, sono una garanzia di certa cura per il dettaglio e la precisione storica dei fatti e della cronaca, ma al contempo con una certa romanticizzazione hollywoodista.
Basti vedere la ben diversa e reale Griselda Blanco che fu, da una super rifatta ma ovviamente strafiga Vergara, che cerca di somigliarle con un naso posticcio e un pò di trucco che le cambia gli angoli delle labbra. Segno supremo dell'ipocrisia imperante ma solo in qualche articoletto da rivistucole femminili, dei tempi di accettazione di ogni tipo di corpo femminile imperante, visto che poi non si scelgono mao attrici sfatte e grasse, per donne che lo erano però, nei loro veri e reali personaggi?
Ciònonostante l'abbellimento e la pantografia patinata che ne viene fuori, ella offre nel complesso di tutti i sei gli episodi da circa un'ora di una buona interpretazione che raccoglie e cita/ri-aggiorna praticamente tutte le caratteristiche caratteriali di rivalsa sociale ed estrema ambizione/grinta, intinte però in un sottofondo paranoide e sempre più offuscato nella ragione dsl continuo uso personale della coca smerciata. E cioè ovviamente del Tony Montana/"Scarface" di Al Pacino, che in un certo qual modo "celebrava" quel mondo in ascesa fra miliardi di dollari di patrimonio e ville faraoniche di 28 stanze della Miami nella guerra da diversi morti ogni settimana uccisi anche nei modi più crudelmente fantasiosi, sanguinosa e senza prigionieri tra i cartelli colombiani dei "Cocaine Cowboys".
Proprio mentre la vera Griselda in affari con i soci fornitori F.lli Ochoa e Escobar, prosperava, e prima di dover dire "Addio al paradiso perduto" come da titolo del penultimo episodio N°5, proprio per colpa della sua paranoia e smania di potere assoluto, e degli errori madornali commessi per essa, oltre che naturalmente i tanti troppi omicidi commissionati.[...]
Doug Miro, Carlos Bernard ed Eric Newman tra i creatori principali di "Narcos"(inizialmente con Josè Padilla che forse faceva la differenza), e "Narcos: Mexico" tre stagioni per uno, sono una garanzia di certa cura per il dettaglio e la precisione storica dei fatti e della cronaca, ma al contempo con una certa romanticizzazione hollywoodista.
Basti vedere la ben diversa e reale Griselda Blanco che fu, da una super rifatta ma ovviamente strafiga Vergara, che cerca di somigliarle con un naso posticcio e un pò di trucco che le cambia gli angoli delle labbra.
Ciònonostante l'abbellimento e la pantografia patinata che ne viene fuori, ella offre nel complesso di tutti i sei gli episodi da circa un'ora di una buona interpretazione che raccoglie e cita/ri-aggiorna praticamente tutte le caratteristiche caratteriali di rivalsa sociale ed estrema ambizione/grinta, intinte però in un sottofondo paranoide e sempre più offuscato nella ragione dsl continuo uso personale della coca smerciata. E cioè ovviamente del Tony Montana/"Scarface" di Al Pacino, che in un certo qual modo "celebrava" quel mondo in ascesa fra miliardi di dollari di patrimonio e ville faraoniche di 28 stanze della Miami nella guerra da diversi morti ogni settimana uccisi anche nei modi più crudelmente fantasiosi, sanguinosa e senza prigionieri tra i cartelli colombiani dei "Cocaine Cowboys".
Proprio mentre la vera Griselda in affari con i soci fornitori F.lli Ochoa e Escobar, prosperava, e prima di dover dire "Addio al paradiso perduto" come da titolo del penultimo episodio N°5, proprio per colpa della sua paranoia e smania di potere assoluto, e degli errori madornali commessi per essa, oltre che naturalmente i tanti troppi omicidi commissionati.[...]
oug Miro, Carlos Bernard ed Eric Newman tra i creatori principali di "Narcos"(inizialmente con Josè Padilla che forse faceva la differenza), e "Narcos: Mexico" tre stagioni per uno, sono una garanzia di certa cura per il dettaglio e la precisione storica dei fatti e della cronaca, ma al contempo con una certa romanticizzazione hollywoodista.
Basti vedere la ben diversa e reale Griselda Blanco che fu, da una super rifatta ma ovviamente strafiga Vergara, che cerca di somigliarle con un naso posticcio e un pò di trucco che le cambia gli angoli delle labbra.
Ciònonostante l'abbellimento e la pantografia patinata che ne viene fuori, ella offre nel complesso di tutti i sei gli episodi da circa un'ora di una buona interpretazione che raccoglie e cita/ri-aggiorna praticamente tutte le caratteristiche caratteriali di rivalsa sociale ed estrema ambizione/grinta, intinte però in un sottofondo paranoide e sempre più offuscato nella ragione dsl continuo uso personale della coca smerciata. E cioè ovviamente del Tony Montana/"Scarface" di Al Pacino, che in un certo qual modo "celebrava" quel mondo in ascesa fra miliardi di dollari di patrimonio e ville faraoniche di 28 stanze della Miami nella guerra da diversi morti ogni settimana uccisi anche nei modi più crudelmente fantasiosi, sanguinosa e senza prigionieri tra i cartelli colombiani dei "Cocaine Cowboys".
Proprio mentre la vera Griselda in affari con i soci fornitori F.lli Ochoa e Escobar, prosperava, e prima di dover dire "Addio al paradiso perduto" come da titolo del penultimo episodio N°5, proprio per colpa della sua paranoia e smania di potere assoluto, e degli errori madornali commessi per essa, oltre che naturalmente i tanti troppi omicidi commissionati.
Inutile dire che anche questa parabola criminale al femminile di ascesa e caduta è l'occasione colta dati i tempi di declinare il tutto nella solita affermazione del farsi spazio di una donna in un mondo solo di uomini, quello dei trafficanti di droga, come quasi un elogio della personalità e delle capacità imprenditoriali e di carattere della criminale, in una evidente certa autocompiaciuta visione del crimine, indulgente e in misura relativa complice.
Dilemma dibattuto da sempre quando si mostra la vita da leoni dei grandi gangster e boss della criminalità organizzata, tra regali di mitragliette Uzi in oro zecchino, orge saffiche anche violente e con gli stalloni di prim'ordine della città(aspetto della vera Griselda non adatto ai toni femministi e di "comprensione/giustificazione'' del personaggio, quindi no esplicitamente mostrati e solo sorvolati, forse anche meritoriamente), e persino con la socia-migliore amica Martha Ochoa, in un memorabile per classe e raffinatezza scambio di battute d quest'ultima, sulle scale della villa dopo essere uscite assieme da una stanza da letto:"accidenti sto gocciolando, e non ho più rimesso le mutande."
John Nada
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