1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Dies irae, dies illa, solvet Petruzzelli in favilla.
Peccato: “il Metodo Fenoglio - l’Estate Fredda” (titolo impegnativo - il protagonista scherza, ma non troppo, dicendo, e sto parafrasando, di aver scelto una carriera nell’Arma perché quella di scrittore l’avrebbe visto confrontarsi con un avversario imbattibile - e sottotitolo paradossale ed ossimorico, riferito a quella del 1992, al di là dello Stretto, s’un altro mare, con le stragi mafiose di Palermo, a Capaci e in via D’Amelio, e a quel “È finito tutto!” di Antonio Caponnetto che rimane fuori campo, mentre il nome Sacra Corona Unita, come pure quello di qualsiasi altra sotto-mafia affiliata realmente esistente, non viene, mai, pronunciato), la serie in 8 ep. da ca. 50' l’uno creata per Clemart e RAI Fiction - che distribuisce tramite Rai 1 e RaiPlay - con Apulia Film Commission ed altri, da Gianrico Carofiglio (“il Passato è una Terra Straniera”, “il Bordo Vertiginoso delle Cose”), autore della trilogia di romanzi (“una Mutevole Verità”, “l’Estate Fredda” e “la Versione di Fenoglio”, pubblicati da Einaudi dal 2014 al 2019) da cui è stata tratta, sceneggiandola con Doriana Leondeff (Calopresti, Mazzacurati, Soldini), Antonio Leotti e Oliviero Del Papa ed interamente diretta da Alessandro Casale (qui alla seconda prova da solista dietro alla MdP dopo "Vostro Onore" ed esser stato per vent’anni assistente alle regìa e regista della seconda unità di opere di media/discreta fattura dell’italico cinema), poteva costituire un passo in avanti ed un giro di boa per la TV di Stato (“la Meglio Gioventù” resta una mosca bianca), ed in vece si rimane in zona “il Commissario Montalbano”, forse - ma forse - un pelo di cozza pelosa più su, ecco.
Alessio Boni (la cui interpretazione migliore in campo cinematografico – dato che non conosco bene il suo lavoro in ambito puramente televisivo e teatrale - rimane per l’appunto quella rappresentata in “la Meglio Gioventù”) è quasi sempre bravo e convincente, ma purtroppo manca di quella spinta in più, che ovviamente uno script e una regìa maggiormente compiuti ed adulti e meno mainstream avrebbero aiutato ad esprimersi ed emergere, cosa che per contro riesce a Paolo Sassanelli (“LaCapaGira”, “Non Pensarci”, “In un Posto Bellissimo”), forse anche per via della caratterizzazione - dalla scrittura alla messa in scena - del suo personaggio, più verace e quindi vestibile da un ampio spettro di sfumature, qui tutte ben gestite. È altresì un piacere tanto il ritrovare il bravissimo Michele Venitucci di “l’Anima Gemella” quanto il fatto che “il grande pubblico” possa (ri)conoscere in un ruolo importante quella gran faccia di Marcello Prayer (anche lui ne “la Meglio Gioventù” e poi ancora con Giordana per “Quando Sei Nato Non Puoi Più Nasconderti” e “Romanzo di una Strage” oltre che in “Galantuomini”, “la Città Ideale” e “Dov’è Mario?” e tanto teatro). E poi Giulia Bevilacqua, Giulia Vecchio, Francesco Foti, Bianca Nappi, Pio Stellaccio, Betty Pedrazzi, Giuseppe Loconsole, Francesco Centorame, Alessandro Carbonara e Alice Azzariti. Con una menzione speciale per Nicola Ragnanese (“Dov’è Mario?”, “i Topi”), al solito incisivo, qui però impersonante un ruolo un po’ troppo poco credibile, per quanto, a suo modo, metaforico, ed un’altra per le scenografie di Eleonora Devitofrancesco, con un riferimento speciale agl’interni arredati iperrealisticamente da Matteo La Torre.
Si parte con Ivana Spagna e si migliora un po’ con Bach, Beethoven, Mozart, Bellini e Rachmaninoff. La stagione si conclude compiutamente con una lettera strappata, ma, a prescindere dal fatto che alcune storyline rimangono aperte, un’altra annata, scritta inventandosi un soggetto originale, ci potrebbe stare.
Dies irae, dies illa, solvet Petruzzelli in favilla.
https://www.raiplay.it/programmi/ilmetodofenoglio-lestatefredda
* * * (¼) - 6.25
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