3 stagioni - 33 episodi vedi scheda serie
Is This Heaven? ("We are not bad people, but we did a bad thing.")
Prendete la lingua di terra che collega la spiaggia Brema con le Grotte di Catullo, a Sirmione, 3,5 km in linea d’aria, e moltiplicatela per 45 volte, ed otterrete così, spannometricamente (con alligatori e coccodrilli al posto di nutrie e pesci siluro), le Florida Keys, per lo meno quella parte dell’arcipelago percorribile in automobile lungo la OverSeas HighWay, ultima propaggine meridionale della U.S. Route 1, al posto di Via XXV Aprile e di Viale Guglielmo Marconi. Cos’avranno mai, poi, il Golfo del Messico e il Mar dei Sargassi in più del Benàco? Disneyland vs. Gardaland.
Ho deciso di assistere alla prima stagione, delle tre in totale, di “BloodLine”, 8 anni dopo la sua uscita, perché Todd A. Kessler (1972), uno dei creatori assieme al fratello maggiore Glenn (1970) e a Daniel Zelman (1967), ovvero la crew di “Damages”, che la sviluppano e sceneggiano con Jeff Shakoor, Jonathan Glatzer, Addison McQuigg, Arthur Phillips e Carter Harris, è l’autore in solitaria della in imminente uscita “the New Look”, miniserie dedicata a Christian e Catherine Dior, Coco Chanel, Lucien Lelong, Pierre Balmain, Jean Marais e compagnia: quindi, per sapere se valesse la pena spendere del tempo da dedicare a un’opera che più o meno potrebbe durare dalle 6 alle 9 ore, mi sono puppato un serial che ne dura 12: furbo, eh?
Però, a parte l’imperdibile location costituita da una striscia d’asfalto con ciuffi di mangrovie, resort per ricconi e bar per straccioni ai lati della carreggiata (l’aria della sera floridense ti entra dentro anche se forse il paesaggio, naturale ed urbano, poteva essere sfruttato ancora meglio), Ben Mendelsohn (“the OutSider”), che sarà co-protagonista con Juliette Binoche e Maisie Williams proprio di “the New Look” nei panni del fondatore della maison Dior, in testa, e poi Kyle Chandler (in crescendo), Linda Cardellini (in adorando), Sissy Spacek (BadLands, Carrie, 3 Women, Affliction, the Straight Story, e abbiamo portato a casa mezza storia del cinema, più i recenti the Old Man & the Gun e Night Sky), Sam Shepard (immenso), Norbert Leo Butz, Chloë Sevigny (♥), Enrique Murciano, Jacinda Barrett, Jamie McShane (epitome del Florida Man: WikiPedia e Urban Dictionary), Katie Finneran e ultima non ultima Mia Kirshner (Exotica, the L Word) e una menzione particolare per Frank Hoyt Taylor valgono la pena (insomma: 10 ep. in vece di 13 sarebbe stato meglio, ecco).
Ed ecco il momento precipuamente più emozionante (aka terrificante, "a parte" tutta la storia sui trafficanti assassini di esseri umani migranti): quando Ben Mendelsohn si dimostra, forse, mostro, e Kyle Chandler chiede, con un filo di voce, alla compagna di scuola di sua figlia, “What kind of truck?”, nell’ep. migliore della stagione, l’11°, diretto da Ed Bianchi (the Wire, DeadWood, Mad Men, BoardWalk Empire), che mette in scena anche il 13° ed ultimo, mentre per il 12° e penultimo dietro alla macchina da presa c’è Carl Franklin (Devil in a Blue Dress, the Pacific, the NewsRoom, the Affair, the Leftovers, Vinyl, MindHunter) e gli altri registi sono Johan Renck, Adam Bernstein, Jean de Segonzac, Alex Graves, Tate Donovan, Dan Attias, Simon Cellan Jones, Michael Morris e lo stesso Todd A. Kessler, per finire con la fotografia di Jaime Reynoso (e di Darren Lew per il pilot) e le musiche di Tony Morales & Edward Rogers.
"We are not bad people, but we did a bad thing."
Comunque, questo è un minuto e mezzo di Mark Lanegan, gente: “Is This Heaven?” (No, è Sirmione.)
Watching the smoke
From the lightning
Fire rise
Sooner will rain, brother
Only to find
Deflirted my grave, mother
Tears from your eyes
Is this heaven?
Once there was peace
Now it's faded away
Under the sea, father
Ghost in the waves
It's only your fear, daughter
Ain't it a shame?
Is this heaven?
Poi, va beh, ci sarebbero pure (a parte Black Sabbath, Sunset Sons, Denison Witmer, Jack White, Fistful of Mercy, TV on the Radio, Bo-Bo Jenkins e the Jimi Hendrix Experience) la sigla di apertura dei Book of Fears (Jason Rabe, Ravi Subramanian e Fernando Sanchez) con “the Water Lets You In”, la “Out of the Darkness” di Matthew and the Atlas, la “Darkness, Darkness” di the YoungBloods e l’ultima song a chiosa del cliffhanger (spoiler: "bloodline" → ovvero "linea di sangue" → vale a dire "discendenza") di prima stagione, “All In the Past” di Spottiswoode & His Enemies da “Wild Goosechase Expedition”.
- Si suppone che tu possa bere?
- No, si suppone che io sia morto.
* * * ¾ (****)
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