1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
La storia del mondo come non la conoscevamo, dall'antichità ai giorni nostri. Gesù Cristo, Stalin, Shakespeare, Marco Polo fino alla caduta del muro di Berlino...
Ci sono voluti 'solamente' 42 anni, ma Mel Brooks ha mantenuto la parola: La pazza storia del mondo (History of the world – Part 1), il film uscito nel 1981, ha finalmente un erede. Degno o meno che sia, questa è una questione spinosa, ma ce l'ha. Naturalmente all'epoca Brooks inserì quel “part 1” come una provocazione demenziale, ma non è da escludere che negli anni ci abbia pensato su a lungo e in concreto: concreto che è arrivato grazie a un tris di comici americani cresciuti nel culto dell'autore di Frankenstein Jr., Balle spaziali e tanti altri capolavori della risata. Ike Barinholtz, Wanda Sykes e Nick Kroll sono dunque gli artefici principali di questo lavoro, una serie targata Hulu composta da ben otto episodi della durata all'incirca di venticinque minuti ciascuno; in totale si sforano ampiamente le tre ore. La realizzazione a sketch, seguendo le impronte del film del 1981, aiuta comunque a mantenere alto il ritmo e, va riconosciuto, la confezione nel suo complesso è davvero ben fatta – anche perché il cast tecnico risulta sconfinato, a partire dai 4 registi e dai 15 sceneggiatori impegnati. Lo stesso Brooks ha contribuito alla stesura del copione e, chicca impagabile in tutto ciò, ha prestato la sua voce come narratore. Ma ci sono altre guest star degne di rilievo nei vari episodi che compongono la serie, da Danny De Vito a Emily Ratajkowski, da Taika Waititi a David Duchovny, da Jack Black a Seth Rogen; per tacere poi della gang di Jackass (Johnny Knoxville, Preston Lacy, Chris Pontius e Lance Bangs) che interpreta lo sketch forse migliore, ma di sicuro il più assurdo di tutto il lavoro. I colpi di genio alla Brooks ci sono, va riconosciuto; qualche gag va a vuoto e anche questo non sorprende in una mole così spropositata di materiale; ma la pecca essenziale de La pazza storia del mondo Parte II risiede nell'americacentrismo che domina la scrittura del copione: molti episodi e personaggi sono del tutto ignoti al pubblico al di fuori degli Stati Uniti e, se in qualche modo si ride lo stesso, alla lunga però il fatto assume un discreto peso. 6/10.
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