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La legge di Lidia Poët

3 stagioni - 12 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 2024-2024
  • 6 episodi

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mck

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La recensione su La legge di Lidia Poët

di mck
6 stelle

Premio GaC 1884: "«Una donna eletta è più intelligente di un uomo mediocre.»

 

 

Che dire della 2ª stag. di “La legge di Lidia Poët” di Iuculano e Orsini? Che vale quanto detto per la prima annata: **¾ (***¼), ovvero una insufficienza - 5.95 [mentre ad esempio la media IMDb, trainata da quelle U.S.A. (7.6) & U.K. (7.5), è del 7.4, col voto italico che ad ogni modo si attesta sul 7.1; dati del 03-11-2024] - non grave, anzi (però che rabbia!), ma… comunque tale: manca sempre quel guizzo, quel lazzo, quello slancio (anche “serio”, però non dal PdV romantico-melò che Bechdel lèvati!) in più: diverte senza sgomento e converte al proprio mood senza strafare quan’invece da strafare [se da una parte poniamo Straub-Huillet, Ruiz-Sarmiento o Bresson-Rohmer-Dumont, beh, dall’altra - cioè questa - sarebbe lecito aspettarsi per lo meno non un Richard Lester (o un Giovanni Veronesi), ma un Luigi Magni – che utilizzi pure anacronisticamente “Nos Intensités” di Mademoiselle K e i remix di “Night Sun” di Nava (potentissimo) e quello di “You & Me” dei Disclosure by Flume (conosciutissimo), eh! – sì!], qui, date le premesse, ce n’era eccome: peccato: quel che poteva essere e non è (stato) invece poteva essere un gran bell’essere.

 


Capiamoci: è una serie Groenlandia-Netflix godibile e pure suffissabile in -issima: a volte cringe, certo, ma per contro altre volte - ribadisco - divertente nel senso più nobile del termine, e ulteriori volte stimolante... in mancanza d’altro materiale diegetico (ti fa venir voglia - oh: a me sì! - di prendere l’asfalto A4ico o i binari extra-regionali iper-fast-veloci in direzione ovest per andare a scovare documenti del contorno socio-politico-ambientale scartabellando biblioteche, archivi e scannerizzazioni fineottocentesche sabaude e poi, tramite altriasfalti A1ici o altribinari italo/trenitalfrecciarossici, stivaliche o perché no transalpiniche) veicolato e restituito attraverso l’operatività strutturale di un Magni di cui sopra (o di un Giovanni La Parola di cui adesso, mentre a “Briganti” del collettivo GRAMS* non ho ancora assistito).

 


Accanto a Matilda De Angelis, Pier Luigi Pasino, Eduardo Scarpetta (figlio, nipote, bisnipote e trisnipote d’arte che traspare oltre la fisiognomica e le genealogia), Sara Lazzaro, Sinéad Thornhill, Dario Aita e Alessia Spinelli si aggiungono al cast Gianmarco Saurino e Valentina Cervi come personaggi regolari e Paolo Briguglia, Andrea Palma, Andrea Bruschi (un’interpretazione abbastanza terrificante la, ma nell’accezione completamente positiva del termine: riesce a restituire in pieno il poterucolo di certo politicume), Francesca Carrain (ninfa botticelliana - se pur carcerata - che non si dimentica) e il gran caratterista (indimenticato protagonista de “l’Imbalsamatore” di Matteo Garrone) Ernesto Mahieux come guest, mentre Jacopo Crovella e Nika Perrone ritornano solo per un duplice exit in intro.

 


I creatori Iuculano e Orsini scrivono le sceneggiature con Flaminia Gressi, le regìe sono affidate a Matteo Rovere (ovviamente anche produttore con Sydney Sibilia e MiC, Piemonte Film Commission e Città di Torino; il 1° ep., montato da Gianluca Scarpa), Letizia Lamartire (gli ep. 2, 3 e 4, montati da Pietro Morana) e Pippo Mezzapesa (gli ep. 5 e 6 , montati da Vincezo Soprano), mentre la fotografia è di Francesco Scazzosi, le musiche di Massimiliano Mechelli, le scenografie di Paolo Sansoni Baratella, l’arredamento di Giulia Parigi e i costumi di Stefano Ciammitti.


E non possono mancare le…

 

 

...anche se solo di sfuggita e quasi per dovere.

 

E intanto ecco un po' di prove tecniche di spionaggio x golpe...

 

 

...in attesa della farsa che avverrà 140 anni dopo:

- https://ilmanifesto.it/milano-la-banda-dei-dossier-vendeva-segreti-e-bugie

- https://ilmanifesto.it/parole-e-pochi-fatti-cosi-si-è-dimezzata-l'indagine-sui-dossier

 

 

Notuzze a margine.
Nei titoli di coda un ringraziamento speciale per il supporto va a Daniela Trezzi, pronipote di Lidia Poët.


In sostituzione di un confidenziale pensiero del sén consapevolmente fuggito da una camera caritatis di un consesso di suoi semi-pari poi ribadito da una scientemente equivalente (nescit vox missa reverti) dichiarazione rilasciata in una intervista fatta sempre all’allora presidente del consiglio dei ministri Agostino Depretis (trasformista in un’epoca in cui la parola non era da intendersi solo nella sua accezione negativa divenuta oggi – in particolare dal dopo-guerra in poi – non solo preponderante, ma proprio assoluta) e citata nella serie (“Se le donne potessero candidarsi, anch’io voterei per lei.”) come comparsa s’un’edizione della Gazzetta Piemontese (che diverrà La Stampa) del periodo, ma che non sono riuscito a rintracciare d’alcuna parte, riporto alcune parole di Jacopo Moleschott (1822-1893) tratte da “Sulla signorina Lidia Poët e sul diritto delle donne di esercitare l’avvocatura. Discorso del Sen. Jac. Moleschott, pronunziato in Senato nella tornata del 23 giugno 1884” (Forzani e C., Roma, 1884), riportate da Massimo Tita in “Logiche giuridiche dell’esclusione - Sui diritti al femminile tra Otto e Novecento” (G. Giappichelli Editore, Torino, 2018) e tese ad esprimere la «tesi provata e generalmente riconosciuta che una donna eletta è più intelligente di un uomo mediocre» (penso manchi la chiosa del "Grazie al cazzo!", ma per i tempi era ovviamente una rivoluzione copernicana) e che «anche donne meno dotate della Porzia di Shakespeare mostrano un talento straordinario: […] chi non è rimasto sorpreso dalla sagacità colla quale [la donna] sa scoprire colpe e delitti? Io per parte mia, credo che la prova giuridica degli indizi sia stata inventata da una donna. E se non posso dimostrare questa ipotesi, sono certo però di questo, che in ogni donna superiore s’incontrino un avvocato e un giudice istruttore.»

Bibliografia minima recentissima su Lidia Poët (1855-1949), Agostino Depretis (1813-1887) e Cesare Lombroso (1835-1909) composta da volumi che ho leggiucchiato e che (tranne - ma, data la sua natura di ritratto estemporaneo, è scusabile in ciò - il libriccino su Depretis) presentano un sostanzioso apparato bibliografico e di note, appendici e indici:
• Clara Bounous - “Lidia Poët, una donna moderna. Dalla toga negata al cammino femminile nelle professioni giuridiche” - LAR editore, Graphot editrice, Torino, 2022;
• Cristina Ricci - “Lidia Poët. Vita e battaglie della prima avvocata italiana, pioniera dell’emancipazione femminile” - Graphot Editrice, LAR Editore, Torino, 2022;
• Ilaria Iannuzzi, Pasquale Tammaro - “Lidia Poët. La prima avvocata” - Edizioni Le Lucerne, Milano, 2022, 2ª ed. 2024;
• Alessandro Bianchi - “Il funambolo del trasformismo. Agostino Depretis, una misurata biografia” - Primula Editore, Voghera, 2020;
• Paolo Mazzarello - “Il darwinista infedele. Lombroso e l’evoluzione” - Hoepli, Milano, 2024.  

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