Espandi menu
cerca
The Last of Us

1 stagioni - 9 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2023-2023
  • 9 episodi

L'autore

mck

mck

Iscritto dal 15 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 205
  • Post 137
  • Recensioni 1142
  • Playlist 323
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Last of Us

di mck
8 stelle

"What are you doing?" - "Killing time."

 

Persone come corpi fruttiferi.

 

 

Sarà capitato a molti di quelli che leggeranno queste righe d’incontrare, camminando in un campo d’erba alta, dei mummificati ortotteri (celiferi o ensiferi) stiliti morti aggrappati a uno stelo: ecco, le cavallette e i grilli non si suicidano (e non mettono in scena la loro versione di “Tremors”), non perché non conoscano il mal di vivere, ma semplicemente perché non sanno di esserlo, vivi, limitandosi a farlo, il vivere, e quello che li ha portati lassù, alla morte, avvinghiati con le zampe e uncinati con le mascelle a un fusticciolo di graminacea, denutriti e infine divorati dall’interno, è un fungo, lo zigomicete Entomophaga grylli (il binomio scientifico latino già dice tutto, mi pare), che deve spandere per il globo terracqueo le proprie spore. 

 


Invece l’Ophiocordyceps unilateralis, tra gli altri, è un fungo ascomicete che parassita principalmente le formiche del genere Camponotus, e in particolare la specie leonardi (va da sé ch’esistono molte “coppie” formico-fungine, essendo i parassitoidi spesso specializzati nel colonizzare specifiche specie): una volta che le spore sono penetrate negli stigmi (le tubuliformi aperture - spiracoli tracheali - che collegano l’ambiente aereo esterno con la circolazione linfatica interna atta allo scambio ossigeno/anidride carbonica) dell’involontario e inconsapevole ospite iniziano a rilasciare degli enzimi che ne corrodono l’esoscheletro rendendolo terreno di coltura per le ife del micelio (apparato vegetativo fungino) che, crescendo all’interno del corpo dell’imenottero, dopo un paio di giorni ne prende il totale controllo a livello nervoso facendolo allontanare dalla colonia e indirizzandolo verso un luogo più umido adatto alla crescita e fruttificazione del micete obbligandolo ad ancorarsi sul posto serrando le mandibole s’una foglia o s’un picciolo e bloccandogliele permanentemente. 

 


Ecco: l’Homo s. sapiens, carico del suo bagaglio di consapevolezza di sé, è un essere un po’ più intelligente di un ortottero (e forse pure di un imenottero), perciò se un qualche suo muffoso compagno di dominio eucariota dovesse mutare e compiere uno zoonotico salto di specie ospite (ma che dico di specie, di phylum), troverebbe un modo un po’ più complesso e ingegnoso per svilupparsi e propagarsi: l’omicidio in vece del suicidio, ad esempio. 

 


Nota a margine. “The Last of Us” inizia esattamente come “TÁR”: certo, la chiaccherata/intervista/dibattito del pilot dura 3 minuti e non 15, ma il motivo (nel senso di tema) "interviste kubrickiane" (le parti dicumentarie infine espulse da "2001: a Space Odyssey") quello è (anche “the Newsroom”, in un certo qual senso/modo, principiava similarmente). E anche nell’episodio successivo vi è un prologo semi-doc., molto ben fatto (e cmq. se il vostro micologo di faiduscia viene prelevato a forza dal tavolo da pranzo dal Generale Figliuolo vi rimane una sola cosa da fare: correre).

- Ibu Ratna, l’abbiamo portata qui per aiutarci a contenere il contagio. Ci serve un vaccino, o un farmaco.
- Mi ascolti. Ho passato la vita a studiare e ad approfondire questo argomento. Quindi la prego di ascoltarmi attentamente. Non esistono farmaci. Non esistono vaccini.
- Allora che cosa ci consiglia di fare?
- Bombe. Iniziate a bombardare. Bombardate questa città, e tutti colori che ci abitano.
- … [Faccia basita: F4!] ...
- Mi scusi, qualcuno potrebbe portarmi a casa? Mi piacerebbe stare un po’ con la mia famiglia, prima che accada l’inevitabile.

 


Per quanto “impossibile” questa è fantascienza e non fantasy (nel videogioco originale della Naughty Dog il metodo di propagazione era differente: non legato ai morsi zombeschi bensì svolto attraverso “ondate di spore”, in stile “the Happening”, ma le maschere antigas sono molto poco fotogeniche), e la sospensione dell’incredulità interviene, per ragioni diverse, se non opposte, tanto nello spettatore più preparato quanto in quello meno accorto: ecco che allora sono piuttosto, anzi solo, gli analfabeti funzionali ad alzare le rachitiche braccine sventolando umidicce manine per piagnucolar frignando cose tipo “Ma non può succedeveh nella vealtàh!!”, quando il vero mistero risiede nel fatto che le Montagne Rocciose, lasciate senza controllo dopo il collasso della civiltà, in vent’anni hanno recuperato il terreno che le separava dalla Costa Atlantica attraversando incolumi le Grandi Pianure e giungendo alle porte di Boston (consoliamoci: i cinematografari statunitensi non hanno problemi con la verosimiglianza geografica quando si tratta di location esterne ai loro confini, europee eccetera, ma pure con le loro non scherzano affatto).

- Il modo di vivere a Jackson era come quello di un tempo?
- No, il nostro era un Paese troppo grande. All’epoca c’erano due modi di vedere le cose: certa gente voleva possedere tutto…
- Hm-hm.
- …mentre altri volevano che nessuno possedesse niente.
- Tu da che parte stavi?
- Nessuna. Lavoravo e basta. 

 

 

Creata da Craig Mazin (“Chernobyl”) e Neil Druckmann (“Uncharted”, e autore della serie di single/multi-player game per PlayStation stessa), che la scrivono per intero (entrambi il pilot di 75’ e il final season di 40’, poi Druckmann il 7° ep. e Mazin i restanti 6, che variano dai 40’ ai 70’) e parzialmente la dirigono [Mazin il pilot e Druckmann il 2° ep, poi Peter Hoar (“It’s a Sin”) il 3°, Jeremy Webb (“Master of Sex”) il 4° e il 5°, Jasmila Žbanic (“Quo Vadis, Aida?”) il 6°, Liza Johnson (“Physical”) il 7° e Ali Abbasi (“Shelley”, “Border”, “Holy Spider”) l’8° - in cui Ellie becomes Fire - e il final season], “the Last of Us” è un prodotto che alza l’asticella HBO, vale a dire dell’intero mondo seriale: accanto a “Game of Thrones”/“House of the Dragon”, “Band of Brothes”/“the Pacific” e “WestWorld” (più “Stranger Things” x Netflix e “the Lord of the Rings: the Rings of Power” x Amazon), il rapporto qualità/prezzo è da podio.

 


Bella Ramsey è eccezionale (lo si capiva benissimo sin dai tempi di Lyanna Mormont in “Game of Thrones”, e poi la recente conferma di “Catherine Called Birdy” ha chiuso la storia), Pedro Pascal non le è da meno (dopo la morte inusitata di Oberyn Martell in “Game of Thrones” ogni ruolo è una “rivincita”: da “Narcos” a “the Mandalorian”, passando per “Prospect”, in cui interpreta un ruolo “simile”) e il resto del cast composto da Nick Offerman & Murray Bartlett (protagonisti di un episodio, il 3°, che qualche mentecatto ha definito "riempitivo" - facile dirlo con la capoccia che contiene aria viziata al posto di un cervello - quando invece rappresenta un passaggio fondamentale e portante della narrazione), Gabriel Luna, Nico Parker, Anna Torv, Merle Dandridge, Melanie Lynskey, Storm Reid, Lamar Johnson, Scott Shepherd, Ashley Johnson, Troy Baker, Christine Hakim, John Hannah, Graham Green, Elaine Miles (“Northern Exposure”) eccetera compone un affresco all’altezza del caso. Musiche di Gustavo Santaolalla.

 

 

PS. Persone come corpi fruttiferi (e dintorni), ovvero: funghi (e funghetti) recenti: "Monster", "Whitout Name", "Annihilation", "Gaia"...

- What are you doing?
- Killing time.

* * * ¾ (****¼) 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati