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The Devil's Hour

2 stagioni - 11 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 2024-2024
  • 5 episodi

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mck

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La recensione su The Devil's Hour

di mck
7 stelle

Gli "uomini bassi in soprabito giallo" sono una "prerogativa" stephenkinghiana: qui invece c'è "un giovane uomo in felpa con cappuccio gialla" (e zainetto nero) la cui identità potrebbe rivelarsi di facile intuizione, oppure... no, e in entrambi i casi occorrerebbe un'ottima scrittura e messa in scena per non banalizzarle. Chi (ri)vivrà saprà.

 

Un ricordo, una promessa, un desiderio.
Un déjà-vu, un glitch, una (in)cre(s)pa(tura) nella realtà.
Una stagione di collegamento tra la prima e la - forse - ultima.

Due belle versioni della magnifica "I Started A Joke" dei Bee Gees da "Idea" del 1968 nel 2° ep., in intro quella dei Pet Shop Boys e in outro quella dei the Dirtbombs: I finally died...

 

 

Nel primo episodio dei cinque costituenti questa seconda annata – diretta da Johnny Allan (1-2, 5) e Shaun James Grant (3-4) – vengono esplorate superficialmente, ma puntualmente, le gemmazioni più significative (anche, dal PdV dei protagonisti, sentimentalmente) delle varie “ripartenze” (i restart) generate e accennate nella precedente, ovvero le linee spaziotemporali nate dall’azzeramento (la resettazione) delle vite dei vari personaggi (capitanati dalle buone prove di Jessica Raine e Peter Capaldi), ricavandone un coerente (il creatore e sviluppatore per Amazon della serie, Tom Moran, è anche l’unico e solo sceneggiatore, e le incongruenze logiche scaturite dal contesto tecnico-scientifico tutto sommato sono controbilanciate in buona parte da una concordanza interna dei rapporti causa-effetto suggeriti lungo il percorso che a lungo termine dovrà - dovrà?, vorrà?, potrà? - “risolversi”) condensato estratto dal multiverso ad personam della suddetta scorsa, sfociando, nell’ultimo, in un cliffhanger non certo sorprendente, ma luogocomunemente necessario, prodromo della prossima.

 

 

Assimilabile alla consorella d’oltre Atlantico “Outer Range” (e, ma solo in parte, a “Night Sky”) e a quella d'oltre Mare del Nord “Dark”, ne condivide pregi (non così potenti) e difetti (pervasivi, ma non - ancora - dirimenti) e, compiendo con questa tappa intermedia un minuscolo (ma, nel suo piccolo, significativo) e forse inevitabile passo indietro rispetto al percorso sin qui compiuto, tutto sommato (sorvolando sul fatto che come in quasi tutti i racconti di questo genere la domanda più ragionevole, sensata e razionale da porsi è: “Perché mai con tutte le tragedie e i disastri dello mondo tutto l’intonsa superficie del continuum spazio-temporale dovrebbe sentirsi in “dovere” di scomodarsi corrugandosi per 17 morti di cui 10 bambini e un feto in grembo?) consegna allo spettatore la sensazione che dare una sbirciata al prosieguo della storia sarebbe uno sfizio dal quale ci si potrebbe lasciar solleticare volentieri.

* * * (¼) - 6.75     

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