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The Devil's Hour

2 stagioni - 11 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2022-2022
  • 6 episodi

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mck

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La recensione su The Devil's Hour

di mck
7 stelle

Ricorrenza. (“La morte non è la fine della storia: è solo punteggiatura.”)

 

Come se non avessimo, ancora mai, lasciato quello stanzino alla fine di quel capolavoro ch’è Fargo 3

 

locandina

The Devil's Hour (2022): locandina


The Devil’s Hour” è una serie che lungo i suoi 6 ep. da poco meno di 1 ora l’uno, rullo dei titoli di coda compreso, non va d’alcuna parte, ma lo fa abbastanza bene, e in certi frangenti pure egregiamente: creata ed interamente scritta (con qualche assonanza tecnico-tematica con "Shining Girls") dal semi-esordiente Tom Moran, co-prodotta esecutivamente dallo zampino di Steven Moffat (Doctor Who, Sherlock, Dracula, the Time Traveler’s Wife, Inside Man), mentre i capitali organizzativi ce li mette HartsWood Films e a distribuire ci pensa Amazon Prime Video, eccellentemente interpretata da Jessica Raine (“Carmilla”; Lucy, la madre di Isaac) e Peter Capaldi (il 12° dottore; Gideon), coadiuvati da Nikesh Patel (il detective Dhillon), Barbara Marten (la madre di Lucy, da anziana), Phil Dunster (il padre di Isaac ed ex marito di Lucy: sua è la figura più disturbante in assoluto), Kim Allan (la madre di Lucy, da giovane adulta) e dal piccolo Benjamin Chivers (Isaac), con una menzione speciale per Alex Ferns (il detective Holness), protagonista della scena (a metà del 4° ep.) action (con tutti i limiti del caso, ma comunque ottima) in semi-piano sequenza (1’+3’) à la “True Detective” britannizzata, diretta da Johnny Allan (1-3 e 6, fotografati da Stuart Biddlecombe e montati da Joe Randall-Cutler) e da Isabelle Sieb (4-5, fotografati da Bjørn Ståle Bratberg e montati da Mark Trend) e musicata dai flanaganiani Newton Brothers, ha dalla sua, soprattutto, una coerenza interna invidiabile, ben architettata, costruita ed organizzata/gestita.

 


"Probabilmente è solo un déjà-vu: abbiamo due orecchie, due occhi, un cervello destro e uno sinistro, e quando un emisfero elabora le informazioni più in fretta dell’altro, viviamo e allo stesso tempo ricordiamo quel momento, ed è per questo che a volte ci sembra di aver già vissuto una particolare esperienza."

Il detective fa le domande giuste. E giuste sono le risposte. Cosa ch’è quasi più unica che rara.

- Se prevede il futuro perché non ha impedito l’11 settembre?
- E in che modo? Con una telefonata?
- Arebbe potuto almeno provarci.
- Impossibile. Mi creda non posso impedire l’11 settembre. Non ancora. Ma ho impedito il 12 luglio.
- Perché, che è successo?
- Appunto.

- C’è un problema, però. Il fatto è questo: quando ha comprato il quaderno, le pagine erano bianche.
- Sì, è vero.
- Ha detto che quando succede qualcosa, lo annota. Quindi, supponiamo che lei… “ricorra” davvero: nella prossima ricorrenza queste pagine saranno vuote, e così nelle successive: lo ha detto lei stesso che gli appunti non possono seguirla da una vita all’altra, quindi a cosa le serve scrivere, perché si prende questo disturbo ogni volta?
- Per ripassare.

 

 

Dopo "il Problema dei Tre Corpi", quello dei "Fusi Orari", ovvero: un’unica minimale “incongruenza”: la protagonista si sveglia ogni notte alle 3:33 Greenwich Mean Time perché… omissis: assodato il fatto che (prendendo come “spiegazione” la “costante” della rotazione terrestre) si sveglierebbe alle 3:33 anche se si trovasse in Nuova Zelanda, vale a dire quando dall’altra parte del pianeta Terra sono le 14:30 GMT del giorno prima, come la mettiamo con l’ora solare/legale? La burocrazia umana governa sull’ignoto ultraterreno? Il ritmo cicardiano compensa?

Così, de botto, senza senso: altri “3:33”…
- Mauricio Oliver (Messico, 2021, cortometraggio)
- Nambikkai Chandru (India, 2022, lungometraggio)
- Namas Acerboni (Italia, 2022, serial)
E un “4:44 - Last Day on Earth” (Abel Ferrara, 2011).

 

 

Se non fosse per una morte inaccettabile (ma facciamo pure un paio) “the Devil’s Hour” si potrebbe considerare “chiusa”, ma per come stanno le cose una seconda stagione è, più che auspicabile, necessaria.

Ricorrenza. (“La morte non è la fine della storia: è solo punteggiatura.”)

* * * ½/¾ - 7.25      

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