2 stagioni - 16 episodi vedi scheda serie
Scaramucce di religione, in attesa delle guerre.
Ho detto Pace ed Armonia, porco mondo!
The Serpent Queen (2022): locandina
"E tu, cosa avresti fatto di diverso?", chiede la tagline dal poster. "Una serie decente", verrebbe da rispondere.
Partendo dal presupposto che, alla fine e tutto sommato, “the Serpent Queen”, questa tenera satira fantasy pseudo-storica - abitata da minimi zoom stilosi appena accennati sparsi, attraversando ogni unità registica, lungo tutto il corso della narrazione - creata da Justin Haythe (sceneggiatore di “Revolutionary Road” - da Peter Yates -, “A Cure for Welness” e “Red Sparrow”) traendola da “Catherine de Medici: Renaissance Queen of France”, un saggio “romanzato” di Leonie Frieda, resta e rimane, fondamentalmente, al sodo nocciolo della questione, una boiata pazzesca (pur s’è in grado, col tempo, d’assomigliare vagamente ad un guilty pleasure - all’inizio risulta respingente, ma poi man mano riesce a diventare simpatica -, però à la Ryan Murphy, e quindi molto più guilty che pleasure), al contempo è anche un pretesto per accennare ad un paio di argomentazioni un po’ più strutturate, di per loro, e strutturali nel contesto della serialità contemporanea.
The Serpent Queen (2022): scena
Di gravidanze e sgravamenti (ovvero: il menarca per i monarchi).
Ad esempio: l’iperrealistico utilizzo filologicamente corretto dell’espulsione fetale come metronomo della Storia, tanto nel fantasy puro “House of the Dragon” (e giammai in “Lord of the Rings: the Rings of Power”), in cui la nascita del terzo figlio della primogenita - ma seconda in linea di successione al trono - Targaryen segna lo stacco netto tra le due epoche in cui è suddivisa la 1ª stag., senz’alcun utilizzo né di analessi né tantomeno di prolessi, quanto nel fantasy spurio “the Serpent Queen”, in cui il passaggio di testimone dall’adolescenza all’età adulta è un po’ più drastico (ma tutta la vicenda sfrutta il dispositivo del flashback, senza flashforward, mettendo in relazione l’età matura prima con la giovinezza e poi con l’emancipazione), comparendo al momento della nona (ed ultima, e nella realtà decima, perché gemellare: un’infante nata morta e l’altra sopravvissuta un paio di settimane) venuta al mondo di un erede Valois/Medici.
The Serpent Queen (2022): Samantha Morton
The Serpent Queen (2022): scena
The Serpent Queen (2022): Samantha Morton
The Serpent Queen (2022): Naomi Battrick
Sia chiaro: un frame preso a caso da “House of the Dragon” vale quanto un intero episodio di “the Serpent Queen”, eh.
Personaggi principali che vissero e disputarono (buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali).
- Caterina (Maria Romula di Lorenzo) De’ Medici, figlia di Lorenzo di Piero de' Medici (uno dei “tanti”, non “il Magnifico”) e Madeleine de La Tour d'Auvergne (morta di febbre puerperale pochi giorni dopo averla data alla luce), machiavellisticamente illuminata futura madre di Francesco II, Carlo IX, Enrico III e Margherita di Valois, la “Regina Margot”.
Interpretata da giovane dalla bravissima Liv Hill ("JellyFish") e da adulta dall’altra (forse un po’ sottoutilizzata) forza motrice della serie, Samantha Morton.
- Enrico II di Valois (Alex Heath, da giovane, e Lee Ingleby, da adulto), marito di Caterina.
- Francesco I d'Orléans (Colm Meaney), padre di Enrico II e “artefice” della Francia moderna.
- Papa Clemente VII (Charles Dance).
The Serpent Queen (2022): Charles Dance
- Maria Stuarda, Regina di Scozia (Antonia Clarke), che, a differenza di Caterina de’ Medici (a parte l’episodio francese di “Intolerance”, condiviso con Margherita di Valois, e comunque in futuro sempre a corollario di Mary Stuart, per esempio in Sacha Guitry & Christian-Jaque, o della stessa Regina Margot: le interpretazioni di Jeanne Moreau per Jean Dréville & Abel Gance e Isabelle Adjani per Patrice Chéreau & Danièle Thompson, entrambi film tratti da Alexandre Dumas padre, oltre che, assieme a Caterina, nei romanzi di Heinrich Mann incentrati su Enrico IV), già aveva avuto versioni cinematografiche (oltre a quelle di Alfieri, Schiller e Zweig) dedicatele: Katharine Hepburn diretta da John Ford & Leslie Goodwins, e poi Mary Fuller, Vanessa Redgrave, Annie Girardot, Saoirse Ronan e… la stessa Samantha Morton per Shekhar Kapur).
The Serpent Queen (2022): scena
- Anne, Duca di MontMorency (Barry Atsma).
- Le folte schiere dei Guisa (Raza Jaffrey e Ray Panthaki), cattolici, e dei Borbone-Condé (Danny Kirrane e Nicholas Burns), protestanti.
- Rahima (Sennia Nanua), chiamatela Ishmael, la Forced Diversity/Inclusivity.
- Aabis (Amrita Acharia), la Zingara.
- Mathilde (Kiruna Stamell), la Nana.
- Cosimo Ruggeri (Enzo Cilenti), il Chiromante.
- Gabriele I (di Lorges, conte) di MontGomery, da cattolico a protestante, per una scheggia di lancia conficcata colposamente in altrui cervello.
- Diana di Poitiers, la Puttana del Re (Enrico II), interpretata dalla sempre adorabile - anche immersa/avvelenata dall'oro liquido "potabile" - Ludivine Sagnier (e qui sta il più “grande” errore storiografico: altro che coppa di champagne!).
François Clouet - “Dame au Bain” - 1571
Altro parallelismo HotD-tSQ: per questioni di messa in discussione della legittimità del trono Daemon Targaryen mozza la capa a Vaemond Velaryon e Diana taglia la gola a Pierre Marques, imprenditore antesignano (quei 230 anni) della Rivoluzione Francese (il “vero” previsore e predittore del futuro).
Produzione LionsGate/Starz. Musiche di Bear McCreary "BattleStar galactica", "Lord of the Rings: the Rings of Power").
The Serpent Queen (2022): Samantha Morton
Ed ora, è il tempo di lasciare il campo (di sangue) alle Guerre di Religione Francesi [1562-1598].
[Notazione final trasversale. Sulla vessata non-questione del così - dal patriottaggio verbale delle gaddiane marieluise e della loro schiatta di minus/mongo/handy-habens - detto "black-washing" o, più in generale, "forced diversity", e sullo sguardo dritto in macchina da presa (camera-look) con o senza interazione/interpellazione verbale diretta con lo spettatore, ho già riassunto, in coda, QVI.]
* * ½/¾ - 5.25
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