2 stagioni - 16 episodi vedi scheda serie
Self Deported.
No, la 1ª stag. (2022) di “Mo” (8 ep. da ca. 20' l’uno tutti diretti dal Solvain “Slick” Naim di “It’s Bruno!”) non opera una vera rivoluzione come quella messa in atto (nel contesto dello zenit del climax della Terza Golden Age della Complex/Peak/Prestige TV nel quale è nata e che ha contribuito a raggiungere) da “Atlanta” (Donald Glover, 4 stag., 2016-‘22), ma, da una parte letterarizzando con sapienza la stand-up comedy (poi, ad esempio, "Master of None" di Aziz Ansari è un’altra cosa) del palestinese naturalizzato statunitense Mohammed Mustafa Amer (“the Vagabond”, “Ramy”, “Mohammed in Texas” e qui co-creatore, co-sceneggiatore, co-produttore e attore principale) e dall’altra inserendosi nel solco già tracciato dallo statunitense di origine egiziane Ramy Youssef (“Ramy”, “Feelings”, “Poor Things”, “Golf” e qui co-creatore, co-sceneggiatore e co-produttore con A24, mentre a distribuire è Netflix), restituisce il presente al presente rendendolo presente a sé stesso, ed ebbene sì!, diverte (al “Mi sono deportato da solo!” viene costituito un minuscolo, ma nuovo, paradigma della satira) e... fa pensare (“Do the Right Thing” è a 1.500 miglia di distanza geografica da Houston, Texas, ma dietro l’angolo sulla mappa delle intenzioni).
Dal PdV recitativo Mo Amer si circonda di un cast di validissimi caratteristi: Teresa Ruiz (la fidanzata), Farah Bsieso (la madre), Omar Elba (il fratello maggiore, condizionato da una forma lieve di autismo; “A Hologram for the King”), Tobe Nwigwe (l’amico d’infanzia), Cherien Dabis (la sorella maggiore, trasferitasi in un’altra città e sposatasi con un cittadino canadese - col quale ha avuto un figlio ora preadolescente - “anche” per avere la green card statunitense: sì, le piacciono le strade complicate; “the L Word”, “Amreeka”, “Ramy”, “Only Murders in the Building”, “Extrapolations”, “Fallout”), Cynthia Yelle (la prima avvocata per l’immigrazione, palestinese) e poi un cenno particolare per Lee Eddy (la seconda avvocata per l’immigrazione, di origini ebraiche; “I Don't Feel at Home in This World Anymore”).
Oltre a Mo Amer e Ramy Youssef la serie è scritta da Adel Kamal, Harris Danow, Sophia Lear, Luvh Rahke, Azhar Usman, Nichole Beattie e Iturri Sosa, mentre la fotografia è di Timothy A. Burton, il montaggio di Andrea Folprecht & Patrick Tuck e le musiche di Common (“Alice”, “Silo”) & Karriem Riggins & Patrick Warren (“Boogie Nights”, “Magnolia”, “Red State”, “True Detective”, “Alice”, “Downtown Owl”).
* * * * ¼ - 8.25
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta