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In nome del cielo

1 stagioni - 7 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su In nome del cielo

di YellowBastard
5 stelle

Arriva su Disney Plus la miniserie crime ispirata a un drammatico fatto di cronaca nera accaduta nel 1984 in una piccola cittadina dello Utah con il brutale omicidio di una giovane donna e della sua bambina di appena un anno.

Le indagini coinvolsero i membri della comunità locale, in particolare gli appartenenti alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (conosciuta anche come LDS), mormoni la cui fede è maggioritario nello Stato, di cui nella capitale vi ha sede proprio il loro quartier generale.

 

L’intera vicenda è stata ricostruita nel 2003 da Jon Krakauer, autore di diversi libri e reportage di cronaca (tra cui Into the wild da cui é stato tratto il film di Sean Penn con  Emile Hirsch), nel libro intitolato In Nome del cielo: una storia di fede violenta (in Italia tradotto nel 2005 da TEA), da cui è stata tratta la serie di FX.

 

Andrew Garfield sulla madre e la sua perdita | non son solo film

 

Inizialmente l’intenzione era di produrne un adattamento cinematografico ma, passati inutilmente più di dieci anni, con l’avvento di FX si é infine optato per una serie televisiva così da sviluppare un racconto più articolato e approfondito.

Creato dal premio Oscar Dustin Lnce Black (Milk) per la regia, di tutti e sette gli episodi, di David MackenzieIn nome del Cielo (titolo originale Under the Banner of Heaven) è una crime story che assume da subito i contorni di una tragedia greca, una storia sul pericolo del fanatismo religioso e di una sua radicalizzazione che alimenta odio e violenza attraverso un complesso puzzle narrativo di eventi e personaggi dalla potenza drammatica non comune.

 

Ambientato in un paesino immaginario dello Utah ma girato in realtà nello Stato dell’Alberta in Canada, In nome del Cielo punta l’attenzione sulla deriva pericolosa della Fede portata alle sue conseguenze più estreme fino a sconfinare nell’intolleranza e nel fanatismo più abietto, e dove alle regole e ai dogmi religiosi si sovrappone invece il desiderio e la volontà di crearne di proprie, a proprio uso e consumo, con la conseguente ostilità verso chi si ostina a seguire le regole, non accettandone le nuove, e di chiunque si possa dimostrare come una possibile minaccia alla propria autorità sfociando in una reazione rabbiosa e violenta.

 

Ma l’opera originale di Krakaur, pur partendo da un fatto di cronaca, sfrutta tale evento non tanto per raccontare una storia poliziesca ma come spunto per narrare invece della storia e dell’ideologia, così particolare e legata indissolubilmente ai miti e ai racconti (reali e/o presunti) della loro origine, della religione mormone e delle varie chiese a lei affiliate in un romanzo che é più un saggio storico e/o documentaristico che non un vero e proprio romanzo giallo.

 

In nome del cielo è un grande fallimento narrativo

 

La serie invece non potendo (e volendo) trasformarsi in un resoconto giornalistico ricostruisce la vicenda proprio come un racconto investigativo ed è da quì che iniziano i problemi.

Dovendo dare spazio a un racconto, quello del romanzo, denso e molto stratificato sia di eventi che di personaggi (alcuni dei quali di secoli prima e/o che spariscono improvvisamente per poi ripresentarsi diverso tempo dopo) la serie finisce presto per diventare piuttosto complicata, anche per l’alternanza di diversi piani temporali (in modo anche piuttosto confusionari o di non facile lettura) e di una seconda linea narrativa, ripresa direttamente dal libro di Krakauer, che ripercorre con una ricostruzione sbrigativa (e, forse, anche fallace) la storia del mormonismo a partire dal suo fondatore, Joseph Smith, onde rivelare come il sangue e la violenza abbiano sempre fatto parte della sua storia sovraccaricandosi a un racconto già si suo fin troppo elaborato, e senza che questo torni veramente utile allo sviluppo della trama e dei personaggi rallentandone ulteriormente lo sviluppo e il ritmo.

 

Nel ruolo dei protagonisti, quindi, lo sceneggiatore inserisce due personaggi di pura finzione (per quanto ispirati, in parte, a persone reali) interpretati rispettivamente da Andrew Garfield (The Amazing SpidermanLa battaglia di Hacksaw RidgeSilenceGli occhi di Tammy FeyeTick, tick...Boom!) nel ruolo del responsabile delle indagini, lui stesso un devoto mormone (di cui rappresenta gli aspetti più positivi), e da Gil Birmingham (attore nativo-americano visto in TwilightI segreti di Wind River e nella serie TV Yellowstone) la cui diversa etnia e fede religiosa porta all’interno dell’indagine una prospettiva differente.

 

Ma il risultato è stato quello di modificare, anche sostanzialmente, la storia originale di Krakaur come alcuni dei suoi personaggi (vedi il marito della vittima molto più consapevole barra "colpevole" di quanto mostrato invece nella serie) allo scopo di sviluppare il punto di vista fittizio di un protagonista, che è poi il centro narrativo, emotivo e morale di tutta la storia, che in realtà nel romanzo nemmeno esiste.

E le vicende poi sono così esasperate e drammatizzate che la serie sembra volersi presentare come un prodotto intelligente, emotivamente profondo e raffinato quando in realtà è soltanto anti climatico e (soprattutto) noioso.

 

In nome del cielo - CB01 Serie Streaming - CB01

 

Del nutritissimo cast fanno parte, oltre a Garfield Birmingham, anche Sam WorthingtonDaisy Edgar-JonesBilly HowleWyatt RusselChloe PerryDenise GoughRory CulkinAdelaide CleemnsSeth NumrichTaylor St. Pierre e Christopher Heyerdahl.

E se l’interpretazione di Garfield è talmente seriosa e carica da sembrare (per l’appunto) quasi un caricatura e quella di Birmingham molto più austera e controllata sono in realtà soprattutto le attrice a rubare spesso la scena.

 

VOTO: 5

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