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Quella notte infinita

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Ted_Bundy1979

Ted_Bundy1979

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La recensione su Quella notte infinita

di Ted_Bundy1979
3 stelle

Baggianata senza alcuna tensione e interesse nella caratterizzazione dei personaggi tutti stereotipati e talmente scontati(con un serial killer gelido e sovraumano interpretato da Luis Callejo, filiazione da albetto provinciale stile Dylan Dog, del personaggio più celebre di Thomas Harris), basilari da lasciate basiti, una di quelle tipiche produzioni Netflix(e dispiace che sia spagnola, nazione che nel cinema di genere carcerario e poliziesco-noir ha realizzato ottime produzioni anche negli ultimi anni, in media sopravanzando e non di poco quelle italiane), affossata oltremodo da un doppiaggio di quelli "industriali" di oggi, con voci sovrapponibili e sovrapposte a fare migliaia di lavori, ein velocita senza più alcuna cura di adattamento e caratterizzazione al mese, che tanto hanno fatto scadere la grande scuola italiana del doppiaggio stesso, se non la prima al mondo.

Sui titoli di coda di ogni episodio è ringraziata per la "attenzione, supporto e consulenza" una associazione nazionale spagnola Lgbtqvcrinterturboplas insomma quelle robe li, come le chiamano adesso i gran visir dell"'inclusività".

Sarà anche per quello che si capisce bene il risultato finale, di quando si poteva dire liberamente e riassuntivamente," una ca®zata pazzesca". 

Battuta del duro e probabilmente sadico capo delle guardie nel penitenziario psichiatrico, ad un ragazzo lì tradotto:- "Sai che se vuoi puoi stare nel blocco femminile?"- "No grazie va bene qui."

E dopo, uno dei secondini, un nero, al capo delle guardie:-"Ma perché gli hai detto che può andare nel blocco delle donne?"(come il buon senso già solamente visivo della guardia nera, che non gli fa capire la situazione, induce a chiedere) -:"Perchè è un transessuale. Sta facendo la transizione di genere. Può scegliere." -:"Ah, o.k..." fa il nero. 

Questi sono i dialoghi che impegnano il tempo nelle produzioni soprattutto di stampo seriale oggi, come Netflix, Apple, HBO ecc., come si possono ben rimpiangere i film carcerari di un tempo infinitamente più di buon senso e non ancora così dottrinario, meglio ancora "20000 anni a Sing Sing".

Nemmeno le musiche di stile carpenteriano, la ambientazione interamente notturna e alla vigilia di natale in un unico arco temporale, i relativamente pochi episodi(6) e di durata non eccessiva(circa 45' l'uno), e il protagonista Alberto Ammann unico motivo vero per cui uno si è approcciato a questo prodotto seriale, può nulla nel suo ruolo artificioso e senza spessore, scritto con la mano sinistra, di direttore-eroe del penitenziario psichiatrico, per salvare la baracca. 

Si prende fortunatamente abbastanza -pure troppo- sul serio, e non ha le divagazioni tutte intinte nella soap rosso PCE di boiate iberiche pompate da chi è pagato da Netflix come "La Casa de Papel", ma il risultato finale dato anche il genere a cui pretenderebbe di appartenere e le sue premesse, aspettative fondamentali così mancate, è marcatamente deludente.

 

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