1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
United States of Toni.
“Pieces of Her” - là dove “pieces” sta per i qui senz’altro famigerati flashback utilizzati come una vera e propria side story ed “her” sta per la come sempre in ogni occasione magnifica Toni Collette -, il “thriller domestico” in 8 ep. da 40’-50’, col finale da 60’ (che sono davvero troppi: il prodotto non ha così tanto da dire, e avrebbe potuto dirlo molto meglio utilizzando la metà del tempo, anche se una cosa, però, è certa: guardare e ascoltare Toni Collette al lavoro vale la pena, sempre), creato e showrunnerizzato da Charlotte Stoudt (che proviene da HomeLand, House of Cards e Fosse/Verdon, che sono tutte serie, quali più, quali meno, “rigonfie”), e da lei scritto con altri 5 sceneggiatori traendolo dal recente (2018) romanzo omonimo di Karin Slaughter, ha dalla sua parte soprattutto l’appena - ma giammai troppo - citata prestazione attoriale di Toni Collette, e in seconda istanza tanto il fattore “singola regìa”, che vede posizionarsi dietro alla MdP - assieme al parimenti unico direttore della fotografia, Ole Birkeland (“Utopia”, “Tales from the Loop”) - la molto brava Minkie Spiro (Downton Abbey, Z: the Beginning of Everything, One Mississippi, Her and Now, Better Call Saul, Kidding, the Deuce, Barry, the Plot Against America e il prossimo “il Problema dei Tre Corpi” versione bianca/occidentale), quanto quello musicale, con la colonna sonora originale scritta dagli stakanovisti e qualitativamente parlando altrettant’ottimi Danny Bensi e Saunder Jurriaans (non mi ci metto neanche a stendere una loro filmografia, e ne valga uno per tutti: “Enemy”), con le song preesistenti che vanno da “Undercover of the Night” dei Rolling Stones a “Rapture” dei Blondie, passando per un recupero prezioso, vale a dire la “Marcy’s Song” di Jackson C. Frank (una vita ch’è l’epitome del tragico puro) nella cover version che John Hawkes canta live in “Marta Marcy May Marlene” di Sean Durkin.
Dal canto suo, la co-protagonista Bella Heathcote (“Dark Shadows”, “the Neon Demon”) ce la mette tutta, ed è anche molto brava, ma non basta: il suo personaggio, per com’è scritto, e non in quanto tale, nella sua essenza, rasenta troppo spesso la fastidiosità. Mentre è sempre un piacere ritrovare Joe Dempsie (“Skins”, “This Is England”, “Game of Thrones”), Terry O’Quinn (“Heaven’s Gate”, “Alias”, “West Wing”, “Lost”) e Gil Birmingham (“Hell or High Water”, “Wind River”, “YellowStone”). Chiudono il cast Jessica Barden, David Wenham e un’interessante Mia Artemis.
Rinviate le riprese nel 2020, nel 2021 i dintorni di Sidney nel Nuovo Galles del Sud australiano hanno sostituito la canadese Columbia Britannica nell’interpretazione della Louisiana.
“Pieces of Her” vuol far parte del consesso ristretto del cinema adulto (il climax scatenante può essere ricondotto dalle parti di "A History of Violence", per dire), ma non ce la fa: abita il genere, lo commistiona col drama, ma collassa sotto al peso dellle sue stesse vaste intenzioni: spiace non darle la sufficienza, men che piena, ma così è.
Avrei desiderato, o per lo meno voluto, aggiungere qualcos’altro in più riguardo a questa mini-serie che (“non”) termina con un “non”-cliffhanger, ma, come diceva quello a proposito di quell’altro: “Non mi viene in mente nulla.” (E no, non sto utilizzando la reductio ad hitlerum per un serial di fascia media di Netflix. O forse sì, ma ci sono altri problemi al mondo, eddai, ‘sù.)
* * ¾ (***) - 5.75
Però questa è anche una playlist su Toni Collette, e quindi: eccola...
- Velvet GoldMine di Todd Haynes (1998)
- 8½ Women di Peter Greenaway (1999)
- the Sixth Sense di M. Night Shyamalan (1999)
- the Hours di Stephen Daldry (2002)
- In Her Shoes di Curtis Hanson (2005)
- TowelHead di Alan Ball (2007)
- United States of Tara di Diablo Cody (2009-2011)
- Hereditary di Ari Aster (2018)
- WanderLust di Nick Payne (2018)
- Velvet BuzzSaw di Dan Gilroy (2019)
- Unbelievable di Susannah Grant, Michael Chabon, Ayelet Waldman (2019)
- Knives Out di Rian Johnson (2019)
- I'm Thinking of Ending Things di Charlie Kaufman (2020)
- StowAway di Joe Penna (2021)
- NightMare Alley di Guillermo del Toro (2022)
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