2 stagioni - 16 episodi vedi scheda serie
“Da quanto tempo non vediamo un elicottero in un film italiano?”
C’è da dire che arrivare dopo “Oz” e “the Shield” e provare ad ottenere una crasi innestandola in territorio italico (la Civitavecchia, c/o Roma Capitale, di scola-mastroiann-troisiesca memoria, con inserti torinesi, così da renderla, tipo, Trieste, con l'aiuto di Trieste stessa; scenografie di Simone Taddei e Paki Meduri) di due fra le serie fondative della Golden Age / Peak TV (una nata con essa, un paio d’anni prima dei Soprano e quattro anni dopo NYPD Blue, e l’altra fra le migliori se non la migliore della seconda fascia), e senza contare “Orange Is the New Black” (o "AriaFerma"), pur non chiamandosi Michael Mann ma, a testa alta, Giuseppe Gagliardi (“la Vera Leggenda di Tony Vilar”, “Tatanka”, “1992-1993-1994”, “Non Uccidere”), già basterebbe a dare una chance al progetto. Poi vi si assiste, e, a parte il pre-finale di serie con elicottero [♦] ch’è ‘na trashata immonda (non tanto per il cosa veicola, ovvero un tentativo di fuga sui generis di un islamico radicalizzato jihadista, e nemmeno per la resa degli effetti speciali, assolutamente nella norma, ma per il come è stato gestito quel tratto di storia dal PdV dell’azione spiccia), ecco, “il Re”, 8 ep. da 40’ l’uno, prodotta da Lorenzo Mieli (e dallo stesso protagonista Luca Zingaretti) con Sky, showrunnerizzata da Peppe Fiore e da lui quasi interamente scritta alternandosi con Davide Serino e partendo da un soggetto condiviso da loro due assieme a Stefano Bises, Bernanrdo Pellegrini e Massimo Reale, che principia mettendo immediatamente le cose in chiaro sullo stato dell’arte dell’ambient(azion)e in cui viene calato lo spettatore [il teatro del carcere ("Cesare Deve Morire") è dismesso e ridotto a magazzino: non è una storia di redenzione], pur facendo tutti i dovuti distinguo e contestualizzazioni, non sfigura di fronte a cotanti e cotali predecessori, e s’inserisce nella stessa fascia di un prodotto medio, ma valido, come “Prison Break”.
Luca Zingaretti (Tu Ridi, il Commissario Montalbano, A Casa Nostra, Mio Fratello è figlio Unico. SanguePazzo, Noi Credevamo, la Nostra Vita, Romanzo di una Strage, la Terra dell'Abbastanza, l'Incredibile storia de l'Isola delle Rose) ci mette anima, testa e corpo e, pur non essendo Marlon Brando, ma nemmeno, cinematograficamente parlando, Nicola, ecco, a parte qualche sbavatura, riempie la scena. Al suo fianco tre eccellenti Anna Bonaiuto (il suo personaggio è a rischio stereotipizzazione, ma lei sa giocarci con abilità e destrezza; “l’Amore Molesto”, “il Caimano”, “il Divo”, “Buoni a Nulla”, “Tre Piani”), Isabella Ragonese (magnifica; “Viola di Mare”, “Dieci Inverni”, “la Nostra Vita”, “il Primo Incarico”, “In un Posto Bellissimo”, “Sole Cuore Amore”) e Barbora Bobu?ová (più sacrificata, ma incisiva; “la Spettatrice”), un cameo espanso per Giorgio Colangeli (“il Divo”, “Lontano Lontano”), e poi le facce giuste, quelle di Alessandro Gazale, Salvatore D’Onofrio, Ivan Franek, Ahmed Hafiene, Aram Kian, Stefano Tazaoui, Antonio Gargiulo e tanti altri. E infine la giovane Alida Baldari Calabria (“Dogman”, “Pinocchio”, “A Classic Horror Story”).
Fotografia di Carlo Rinaldi e colonna sonora originale di Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro. Ottimi due inserimenti musicali: Speranza con “Givo√a” e i Gilla (ex Girl) Band con “Baloo”.
[♦] “Da quanto tempo non vediamo un elicottero in un film italiano?” - “Eeeh!”
Bruno Bonomo (Silvio Orlando) a un Dirigente Rai (Antonio Catania) in “il Caimano” di Nanni Moretti (2006).
Ma oggi la Computer-Generated Imagery è alla portata di quasi tutte le tasche…
* * * ½ (¾)
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