1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
The First Time Ever I Saw Your Face.
Atlanta, 2021. La memoria di Ptolemy Grey (la “p” è muta, anche in latino, greco ed egizio; semi-cit.), classe 1930, interpretato con la solita - che me/te/ce/ve lo dico a fare - splendida complessità da Samuel L. Jackson, classe 1948, è abitata, come già accadeva recentemente al Wayne Hays di Mahershala Ali in “True Detective - 3”, da oniricamente lucidissime ed evocantemente sparigliate fautographie manrayane, al contempo oscure e solarizzate, sfocate e nitide, che vanno a comporre quest’ultimo – non eastwoodiano (Million Dollar Baby, Gran Torino, Cry Macho) dal PdV dei rapporti di forza etnici – atto in vita di un custode di un’eredità, metaforica e letterale, che finirà per aiutare un gruppo famigliare allargato invece di un popolo tutto, professando di sponda quel passaggio in chiave sineddotica del Talmud Babilonese, prima che l’oscura tenebra informe riprenda possesso del presente obliando randomicamente pezzi di vita.
Creata da Walter Mosley (1952), romanziere di detective crime post & new hard boiled (con sfumature cyberpunk, weird e distopiche) della stessa razza di James Ellroy, losangelino come lui, e Don Winslow, antipodicamente bigapplesco, adattando il suo omonimo romanzo mainstream con inserti SF del 2010 sviluppandolo (con l’aiuto in un paio d’occasioni di Jerome Hairston) lungo 6 episodi da ca. 45’/50’ l’uno diretti da Ramin Bahrani e Debbie Allen, uno a testa, e Guillermo Navarro e Hanelle M. Culpepper, un paio ciascuno), “The Last Days of Ptolemy Grey”, fotografata da Hilda Mercado e Shawn Peters, montata da Cherelle Cargill e Victoria Thomas, musicata da Craig DeLeon (più, oltre a Marving Gaye e ai Four Tops, in sottofondo, quasi impercettibile, Roberta Flack: "the First Time Ever I Saw Your Face"…) e prodotta da Apple e Anonymous Content con il supporto d’incentivi fiscali georgiani, newyorkesi, ontarici e irlandesi, è una miniserie classicista in cui David Simon incrocia Nic Pizzolatto gemmando un racconto potente e vigoroso, ma mai pesante.
Accanto a Samuel L. Jackson, oltre a Walton Goggins (“the Shield”, “Justified”; e, per chi ha amato “Django Unchained” e soprattutto “the Hateful Eight”: che duettante rentrée tra il Maggiore Marquis Warren e il sedicente sceriffo Chris Mannix!), Omar Benson Miller (ottimo), Damon Gupton, Cynthia Kaye McWilliams, Marsha Stephanie Blake e Denise Burse, ecco il talento naturale di Dominique Fishback (Show Me a Hero, “the Deuce”, Judas and the Black Messiah): il momento in cui cerca, propone, forza e lancia un abbraccio alla propria “nemica”, che prima lo accetta riluttante, e poi con dolorosa onestà lo restituisce al mittente, non si dimentica.
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