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Dafne and the Rest

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Dafne and the Rest

di scapigliato
8 stelle

Abril Zamora è un’attrice transgender spagnola molto attiva tra cinema e televisione sia come attrice che come sceneggiatrice e regista – la si è vista anche in Vis a vis (2015-2019), ¿A quién te llevarías a una isla desierta? (Jota Linares, 2019), El desorden que dejas (2020), La vita davanti a sé (Edoardo Ponti, 2020) ed è anche stata sceneggiatrice della seconda stagione di Élite nel 2019). Todo lo otro, serie Netflix, è un progetto che la vede impegnata come sceneggiatrice, regista e attrice protagonista. Un progetto vincente, un progetto riuscito in cui non solo si applaude il contenuto, ovvero la normalizzazione di tabù duri a morire come il cambio di sesso, le relazioni aperte, le esperienze omosessuali all’interno di una normale vita di coppia eterosessuale, il sesso fine a se stesso, etc., ma anche la forma.

Todo lo otro ha il suo punto di forza proprio nello sguardo registico e nella direzione degli attori. Zamora riesce a confezionare una delle rarissime serie televisive dove non ci sono riempimenti e digressioni per giustificare il numero di puntate: tutto è strettamente necessario, anche la verbosità – tratto questo che invece in Midnight Mass (Mike Flanagan, 2021) diventa, per esempio, una zavorra. Inoltre, i dialoghi, molto spesso monologhi, oppure gli interventi mai inutili della voce narrante, hanno tutti il pregio di parlare la lingua della strada, lo spagnolo vero, “coloquial”, che ne dà cifra stilistica, toccando pure vette di grazia pur trattando argomenti quotidiani o volgari. Sorprende anche come in sede di sceneggiatura, Zamora sia stata in grado di modulare la storia in modo da introdurre con leggerezza personaggi e situazioni, senza ricorrere a ellissi o inserti brutali. Tutto fluisce normalmente, con naturalezza: dall’introduzione del personaggio di Miguel Berdardeau, giovane scappatella sessuale della protagonista, all’introduzione a piccoli passi del coronavirus, percepito ancora come una “febbre normalissima”.

La compostezza delle inquadrature e la capacità di queste di sapere dare vita ai personaggi che accolgono si alterna ai primissimi piani, ai dettagli e alle riprese a camera a mano che grammaticamente punteggiano i momenti più febbrili, più concitati e intimi della vicenda. Una compostezza di sguardo che è anche pulizia classica dell’immagine, una compostezza elegante che sa stare alla giusta distanza dagli attori dotando di discrezione l’occhio fotografico.

Abril Zamora è anche generosa dal punto di vista attoriale concedendosi nuda integralmente e convergendo su se stessa tutta la vis dramatica del suo personaggio e degli altri coprotagonisti. Si fa carico delle proprie pene e delle pene degli amici, trentenni che credono ancora di avere 15 anni, esasperando la recitazione, giocando di ironia e facendo pure autocritica. Se la serie fosse stata meno pudica e avesse esposto i corpi nudi degli attori in ogni momento della loro intimità, così come dopotutto drammaturgicamente fa e anche bene, sarebbe stata sicuramente una pietra miliare della serialità adulta, spagnola, europea e internazionale.

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