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Yellowjackets

3 stagioni - 30 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2021-2022
  • 10 episodi

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mck

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La recensione su Yellowjackets

di mck
7 stelle

Alla voce “Guilty Pleasure” dell’OED (Oxford English Dictionary) c’è un fotogramma di “YellowJackets”.

 

Una Christina Ricci che più fuori di testa non si può abbandona per un attimo l’ostaggio che tiene nel seminterrato per andare ad aprire la porta d’ingresso dopo che qualcuno ha suonato il campanello e si trova davanti Juliette “and the Licks” Lewis con indosso una maglietta di Amyl and the Sniffers: ho concluso vostro onore, qualsiasi critica negativa a questa serie deve essere rigettata in partenza.

 


Dimenticavo, vostro onore: nell’8° ep. c’è una scena in cui Christina Ricci irrompe nella camera di motel di Juliette Lewis (la stava controllando a distanza, irritante elfo custode) soffiandole/sniffandole tutta la coca da sotto il naso: sto ridendo ancora adesso.

YellowJackets”, la serie in 10 ep. da 50’ ca. l’uno creata da Ashley Lyle & Bart Nickerson per ShowTime, non è altro (non ambisce ad esserlo, e non gioca sporco con lo spettatore promettendogli cose diverse) che un guilty pleasure nell’accezione più limpida e pura del termine.

 


Oltre alle due “protagoniste principali” – la cui filmografia, e dell’una, Ricci (the Ice Storm, Buffalo ‘66, Fear and Loathing in Las Vegas, Pecker, Sleepy Hollow, AnyThing Else, Black Snake Moan, Lizzie Borden Took an Axe, The Lizzie Borden Chronicles, Z: the Beginning of Everything), e dell’altra, Lewis (Cape Fear, Husbands and Wives, Natural Born Killers, Strange Days, From Dusk Till Dawn, Whip It, mentre durante la scena del ritorno a casa dalla madre si rientra nei territori di What’s Eating Gilbert Grape), mette paura – il cast corale è completato innanzitutto da due interpreti molto brave e un po’ sottovalutate quali Melanie Lynskey (da "Creature del Cielo" a "Don't Look Up", passando per "I Don't Feel at Home in This World Anymore") e Liv Hewson (che oramai credo sia più vicina ai 30 che ai 20, eppure – ma del resto ciò accade anche per quanto riguarda le altre attrici qui presenti sue coetanee – continuano a farle fare parti da liceale, come se fosse rimasta al più che buon “Santa Clarita Diet” di un lustro fa).

 

 

Poi: Ella Purnell, Sophie Thatcher, Samantha Hanratty, Sophie Nélisse, Jasmin Savoy Brown, Warren Kole, Steven Krueger, Tawny Cypress…

Alla direzione degli episodi si alternano 8 registi diversi, da Karyn Kusama a Deepa Mehta (fra i più conosciuti), con Eva Sørhaug che ne dirige tre, inframmezzati ad altri, nella parte centrale. Ed eterogeneo è anche il compartimento sceneggiature: oltre agli stessi Ashley Lyle & Bart Nickerson, che scrivono prologo ed epilogo, si danno il cambio a turno Liz Phang, Sarah L. Thompson, Ameni Rozsa ed altri quattro.

Musiche originali di Craig Wedren (Shudder to Think) & Anna Waronker (That Dog), autori anche della canzone sui titoli di testa, “No…

 

 

…Return”, e Theodore Shapiro, al lavoro sul pilot. Le musiche pre-esistenti, invece, sono un salto all’indietro verso un quarto di secolo fa, e si atterra un po’ barcollanti a causa del fumo che aleggia nell’aria impregnandola di terpeni cannabinoidi bruciacchiati: Portishead, Alanis Morrisette, the Cranberries, PJ Harvey, the Smashing Pumpkins, Liz Phair, the Prodigy, Peaches, Jane’s Addictions, Hole, Ultravox, Seal, Editors, Dinosaur Jr., the Offspring, Mazzy Star, Ace of Base, Kim Wilde, Wilson Phillips, Enya…

Una volta tanto il Canada interpreta il Canada, i flashback sono molto radi e costituiti da lampi molto brevi e i cliffhanger molto spesso sono aperti e chiusi nel giro di un quarto d’ora senza tirarla troppo per le lunghe da un ep. all’altro.

Alla voce “Guilty Pleasure” dell’OED (Oxford English Dictionary) c’è un fotogramma di “YellowJackets”, tipo questo…

 


“Non importa quanto siano stronzi, è sempre una merda quando se ne vanno.”

* * * ¼/½ - 6.75      

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