1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Una vacanza rigeneratrice, balsamica per corpo e anima, non si dovrebbe negare a nessuno. Tutti ne hanno bisogno, soprattutto se reduci da esperienze provanti, se la vita di tutti i giorni ha scalfito in maniera sostanziale le difese immunitarie e lo spirito lancia inequivocabili segnali di aiuto, supplicando di essere ritemprato. L’importante è che le premesse siano rispettate, che il luogo prescelto per staccare la spina confermi quanto di buono letto o sentito dire.
Ecco, nel caso di Nove perfetti sconosciuti non è tutto oro quello che luccica, sotto tutti i punti di vista. Infatti, da un lato i malcapitati vacanzieri si troveranno a fare conti non preventivabili con se stessi, dall’altro lo spettatore di turno, invogliato dai nomi impressi in rilievo sul luccicante biglietto da visita, finisce invischiato in una costruzione svuotata e svogliata, impigliato in una navigazione a vista che avanza, si fa per dire, con imperturbabile pigrizia e scarsità creativa.
Nove persone arrivano a Tranquillum House, un sontuoso resort gestito dall’algida e misteriosa Masha Dmitrichenko (Nicole Kidman – The others, Eyes wide shut), concepito per sanare ogni problema, fisico o spirituale che esso sia.
Napoleon (Michael Shannon – The shape of water, Take shelter), Heather (Asher Keddie – The cry) e Zoe (Grace Van Patten - Mayday) devono superare un lutto ancora spalancato e sanguinante, Frances Welty (Melissa McCarthy – Copia originale, Spy) è dinnanzi a un bivio della sua carriera da scrittrice di successo, Carmel Schneider (Regina Hall – Il coraggio della verità) è alle prese con le sofferenze derivate da un abbandono non assorbito, Jessica (Samara Weaving – Guns Akimbo, Finché morte non ci separi) e Ben Chandler (Melvin Gregg – High Flying bird) sperano di salvare il loro matrimonio, Tony Hogburn (Bobby Cannavale – Vinyl, Mosse vincenti) deve ritrovare se stesso, mentre Lars Lee (Luke Evans – Fast & Furious 6, Dracula untold) vuole semplicemente comprendere cosa realmente succede all’interno di questo fantomatico centro benessere.
Nel giro di pochi giorni, capiranno di non essere lì per caso, di dover affrontare un percorso - singolo e di gruppo - imprevisto, che costringerà ognuno di loro a uscire allo scoperto, combattendo tutto ciò che li rende deboli.
Nove perfetti sconosciuti è una miniserie televisiva creata da John Henry Butterworth (Le Mans ’66 – La grande sfida) e dal Re Mida David E. Kelley (The undoing, Anatomia di uno scandalo), che sceglie nuovamente di adattare un romanzo di Liane Moriarty dopo il clamoroso successo conseguito con Big little lies.
Trattasi di un organigramma elaborato a buon mercato, che offre il suo meglio con le presentazioni, frutto di una selezione composita di caratteri e problematiche, oltre che di una materia umana che colleziona nomi di grido e peculiarità tanto sfaccettate quanto complementari.
Da qui in avanti, quindi dopo il primo episodio introduttivo, corre prevalentemente sul posto, ruotando pedissequamente intorno ai singoli casi, tra lutti non elaborati, carriere senza prospettive, interrotte bruscamente o a imminente rischio, matrimoni a pezzi, carenza endemica di autostima e poi non può mancare chi vorrebbe vederci chiaro ma che, in fondo, gira a vuoto. Da questo assortito prontuario di criticità, si alternano attacchi di panico, demoni interiori e sensi di colpa, ansie e timori, dubbi e tormenti, dipendenze e sofferenze.
Nonostante questo sfondo ricco di occasioni da cogliere al balzo, coniugare e sviluppare, l’attesa di colpi di scena è pressoché del tutto disattesa (i rovesci improvvisi sono rari e di entità contenuta), le aggiunte in corso d’opera sono minime e l’inventario complessivo rimane anemico, nonostante non manchino le frecciate e le acredini tra i convitati.
In sintonia con una composizione deficitaria e globalmente passiva, lo stesso mastodontico cast si trova in permanente difficoltà. Nicole Kidman è stritolata da un personaggio ambiguo e allucinato che la spinge in meandri nefasti, il talentuoso Michael Shannon non può fare altro che rimanere perennemente corrucciato, Regina Hall è incagliata in un vestito ripetitivo e alla lunga fastidioso, Bobby Cannavale non può sfogarsi come potrebbe, mentre Melissa McCarthy conferma di poter funzionare non solo nei panni di attrice demenziale e Samara Weaving elargisce tutta la sua bellezza mozzafiato.
A conti fatti, Nove perfetti sconosciuti è una miniserie da cui rimanere il più distanti possibile. Produce tanto (volendo fare i puntigliosi, nemmeno troppo) fumo e poco arrosto (praticamente nullo), strabuzza gli occhi per scostamenti minimi, si affloscia al primo soffio di vento rimanendo piantato sullo strato principale, incapace di andare a dragare tra le tante feritoie del dolore di cui disporrebbe.
Stucchevole e pretenzioso, un autentico strazio.
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