2 stagioni - 19 episodi vedi scheda serie
Nudes è la versione italiana della serie tv norvegese Nudes (Liv Joelle Barbosa Blad, 2019), un po’ come era successo con la webserie svedese SKAM (Julie Andem, 2015-2017) e SKAM Italia (Ludovico Bessegato, 2018). E proprio come è successo alla serie di Bessegato, anche quella diretta da Laura Luchetti è meritevole di ovazione.
Nel 2018 Bessegato aveva dato il via a una sperimentazione narrativa e cinematografica che di fatto ha riportato gli adolescenti al centro delle loro storie e non più solo orpelli narrativi nelle storie degli e per gli adulti, riuscendo addirittura a godere del loro apprezzamento come spettatori. E così, il fenomeno non si è più arreso. Sono arrivati Baby (Le Fosse, et al., 2018-2020), La compagnia del cigno (Ivan Cotroneo, 2019-2021), Summertime (Lagi, Sportiello 2020), Luna Park (Isabella Aguilar, 2021), Un professore (Lozano, Petraglia, 2021) e Nudes. Chi più chi meno, chi azzeccando e chi sbagliando, va detto che tutte queste serie sono state in grado di riportare gli adolescenti protagonisti assoluti non solo delle loro storie, ma anche di storie più universali, “adulte”, raccontate però nella loro versione young adult.
Nello specifico Nudes racconta in tre micro storie il calvario di tre ragazze vittime di revenge porn o sexting, pratiche sempre più comuni nel mondo dei giovanissimi, tanto da richiedere l’intervento di disegni di legge ad hoc e percorsi di sensibilizzazione nelle scuole. Nei primi quattro episodi Marta denuncia Vittorio per averla ripresa durante un rapporto sessuale con il suo ragazzo e poi aver caricato il video sui social. Nei secondi tre episodi, Sofia non sa cosa fare dopo che qualcuno, filmandola mentre faceva sesso con un ragazzo, ha caricato online il video prestandola al linciaggio mediatico. Nei tre episodi conclusivi, Ada, una quattordicenne, cede al fascino di un ragazzino incontrato su una chat di incontri e viene raggirata da un fantomatico personaggio che promette di aiutarla in cambio di soldi.
Al netto dell’originale norvegese, la miniserie di Laura Luchetti gode di uno spirito di grazia proprio, unico e personale, il cui valore aggiunto è proprio lo sguardo della regista. Solo uno sguardo femminile poteva avvicinarsi così delicatamente e risolvere con grazia cinematografica gli spigolosi argomenti e i conseguenti tormenti dei giovani e delle giovani protagoniste.
Ma chi crede che la serie sia solo un rigurgito femminista in linea con la “moda” #MeToo si sbaglia, perché Laura Luchetti affronta con piglio radicale anche i tormenti maschili e non dipinge semplicisticamente come mostri i ragazzi che approfittano delle ragazze e che vogliono cadere sempre in piedi, ma li guarda come esseri umani, o meglio ancora, per quel che sono davvero: ragazzi. Ed ecco che Nicolas Maupas, ancor più credibile e coinvolgente che in Un professore, viene salvato dallo sguardo femminile della regista e non demonizzato. Allo stesso modo, Giovanni Maini, ribalta lo stereotipo in cui il personaggio sarebbe drammaticamente caduto in un’opera eterodiretta, condizionata e viziata da uno sguardo ideologico. Si concede generosamente alla macchina da presa per riconfermare il vecchio adagio “il Re è nudo!”, ma deve restare fino alla fine.
Una serie adulta e matura, di cui si aveva necessariamente bisogno, in linea con alcune serie precedenti capaci di apportare nuove forme di racconto visivo che sono ossigeno anche per un pubblico adulto. Quindi, speriamo di godere di altre coraggiose produzioni che sul modello di SKAM Italia stanno ridisegnando l’immaginario adolescenziale italiano in un’ottica più europea e globale, invece che esclusivamente italiana e quindi, ahinoi, familista e buonista.
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