3 stagioni - 28 episodi vedi scheda serie
Dis-unità di tempo e luogo: microcosmo in-umano, terrario a-sociale, inventario di egoismi ed eroismi.
“Sweet Home”, 10 ep. da 50’ l’uno sceneggiati da Hong So-ri, Kim Hyung-min e Park So-jung traendoli dall’omonimo web-toon (fumetto digitale) di Kim Kan-bi e Hwang Young-chan e diretti da Lee Eung-bok, Jang Young-woo e Park So-hyu, è un arsenale di cliché che produce il giusto botto: un “Misfits” ambientato nel palazzone di “[•REC]”* immerso in uno scenario alla “the Mist” mentre dentro/fuori “Gwoemul” dilaga e banchetta.
*Ma quanto sarebbe ganzo un film di mostri-zombie (no, non “Ci sono già!”, cosa dite?) ambientato nei 30.000 mq della Torre de Castllia, ex Torre E, del Bosco Verticale? Esatto, bravi: “Tanto!”, o per lo meno tanto quanto usare la parola ganzo nel 2021 con quell’accezione.
Inoltr’e soprattutto, ho scoperto l’esistenza di Lee Si-young e dei suoi muscoli che non potrebbero esistere e che invece, Santa Maria Vergine Immacolata, eccoli lì.
Ché no, non si sta "trasformando"...
E c’ha pure un tik-tok da fare invidia a Beat Takeshi*, Mashiro Tamigi, Pokoto Pokoto e al Generale Putzerstofen...
*Renamed Mai dire Banzai (Never Say: Banzai!) it first aired in 1989 on Italia 1. A reedited version interspersed with clips of another Japanese gameshow called Za Gaman, it was given a comedic voiceover by Gialappa's Band, who changed Kitano's and Saburo Ishikura's names to Gennaro Olivieri and Guido Pancaldi, historically Swiss Italian judges in Games Without Frontiers. They also renamed in absurdist comical ways the other figures of the show like calling the in-game reporter 'Pokoto Pokoto', the martially-attire'd host 'General Putzersthoefen' and so on. Gialappa's Band making fun of the duty-bound, stoic stereotype of Japan, described the games and tasks as traditional Japanese past-times and thus rather mundane and humdrum by Japanese standards, introducing a veil of non sequitur to the show which is lacking in English language versions.
https://en.wikipedia.org/wiki/Takeshi's_Castle
Da quello che si può capire alla fine di questa prima stagione (le premesse e le promesse per una seconda e forse terza ci sono tutte) non è un virus vero e proprio ad innescare l’epidemia, ma piuttosto un rompersi generalizzato degli argini, un salto di specie a orologeria insito nel DNA: poi andrà a finire che tutto è nato da un esperimento militare, ma va beh, stai a guarda’ er capello quando in questo 2020 alternativo ove non v’è traccia di SARS-CoV-2 epperò nevica a settembre.
- Ok, vedo che ci sono dei mostri che non fanno del male agli umani. Ma ci saranno degli umani che non fanno del male ai mostri?
Poi, si giunge senza eccessivi momenti di stanca, fra grottesco e gore duro e puro, k-drama (“Serve energia per sentire la mancanza di qualcuno…”) e j-horror, effetti speciali digitali molto buoni e meno buoni (cmq. non in zona Asylum), così come le musiche di Gaemi, e trucchi artigianali ben amalgamati al tutto (la mano destra che prende la spada impugnata dalla sinistra mozzata non si scorda facilmente), alla “in/dis”-umana crudeltà del 9° ep. [“Io… Ho ucciso una persona.” - “Non importa: “non” era umano.” - E invece sì, lo era. Ed è proprio questo il punto. (NdR.)], in cui le lacrime lavano via il sangue dal viso e le atrocità (“Non è il momento di preoccuparsi dei mostri: gli umani sono i più spaventosi!”) perpetrate dall’indifferenza deflagrano e divampano.
Ottimi quasi tutti gli attori (da una parte sono indimenticabili le entrate in scena del cacciatore di taglie, del reduce paraplegico e di quello anziano - mentre il personaggio del "prete" cresce pian piano ed assume valenze epiche -, dall'altra, specialmente per quanto riguarda le 4 giovani donne co-protagoniste - la pompiere ex forze speciali, la chitarrista, la badante e la ballerina -, tutte eccellenti, risulta non immediato, per i non appartenenti al fenotipo asiatico, il riconoscerle/distinguerle fra loro) e all'altezza delle loro prestazioni è il lavoro di caratterizzazione dei personaggi che interpretano (da questo PdV le analessi sono poche e non invasive, anche se a tratti un po'... "sbilenche").
- Quanti anni avete?
- Io ho nove anni e mio fratello ne ha sei.
- È l’età giusta per combattere i mostri.
* * * ¾ - 7½
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