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L'alligatore

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2020-2020
  • 8 episodi

L'autore

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La recensione su L'alligatore

di mck
8 stelle

Noir-western pad(ov)ano: romanzo-cinema sociale.

 

 

Di Massimo Carlotto [che con Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Gianrico Carofiglio - del quale lo stesso Daniele Vicari aveva trasposto “il Passato è una Terra Straniera” -, Maurizio De Giovanni, Carlo Lucarelli (e accanto o dietro a questi 5 capofila, per ognuno di essi, ce ne sarebbero altri 5 - si aggiunga almeno Antonio Manzini - con, agli estremi della totalità, da una parte Aurelio Picca e dall’altra Andrea Camilleri) & C. fa parte della folta schiera che, germogliata in Italia nell’ultimo quarto di secolo, si muove tra poliziesco/gangster e thriller/spionaggio - siano essi duri e puri o innervati/contaminati politicamente (per inciso: se il cinema più politico, oggi, dopo il documentario - che rimane un genere “a parte”, così come la saggistica divulgativa -, e forse ancor più di quello di guerra - si pensi alla commistione di PdV e materiali, stili/forme e contenuti/sostanze messa in atto da De Palma con “Redacted” -, lo si può trovare nell’horror, per quanto concerne la letteratura, invece, beh, quella è… James Ellroy, e poi viene la SF) -, contrapposizione fra potere esecutivo (buono e cattivo, con l’aggiunta di quelli legislativo e amministrativo) e potere criminale (cattivo e meno cattivo) ed inserti wuminghiani di New Italian Epic], pubblicato da e/o ed Einaudi, ho letto solo, a suo tempo - vale a dire tanto, troppo tempo fa -, “le Irregolari”, e perciò mi astengo da critiche, confronti e giudizi (la saga dell’Alligatore è iniziata 25 anni fa - e da questo PdV il lavoro di attualizzazione/contemporaneizzazione è stato egregio - e ad oggi consta di 9 romanzi, una graphic novel disegnata da Igort e un paio di racconti).

 


Di Daniele Vicari invece ho assistito a tutti e sei i lungometraggi (l’esordio di “Velocità Massima”, il sottovalutato “l’Orizzonte degli Eventi”, il già citato “il Passato è una Terra Straniera”, il ragionato e furente “Diaz - Don't Clean Up This Blood”, il meraviglioso “Sole Cuore Amore” e il civile “Prima che la Notte”) e a una buona porzione della sua grande produzione documentaristica (“Uomini e Lupi”, “il Mio Paese”, “la Nave Dolce”), e questa serie in 4 doppi episodi, da lui diretta con Emanuele Scaringi (“la Profezia dell’Armadillo”) per Rai e Fandango e sceneggiata da Andrea Cedrola e Laura Paolucci con la partecipazione/supervisione dello stesso Carlotto, ha ben poco da invidiare alle precedenti opere dell’autore rietino-aquilano-romano.

 


Matteo Martari (tanta TV media, e alcune belle parti in “la Felicità è un Sistema Complesso”, “le Redoutable” e “la Dea Fortuna”), veronese con quell'inflessione e quella faccia lì, proprio quella faccia lì, è un protagonista perfetto.

 


E finalmente ecco un ruolo della vita per Thomas Trabacchi (tanta, tanta, tanta TV media, e: “Boris - il Film”, “Quando la Notte”, “Romanzo di una Strage”, “Uno per Tutti”, “1992/1993/1994”, “Non Uccidere”, “Amori che Non Sanno Stare al Mondo”, “Nico, 1988”, “Troppa Grazia”, “Liberi Tutti”), quella presenza un po’ così, alla Marco Giallini, Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Pietro De Silva, qui in una impersonificazione ch’è una via di mezzo fra Teo Teocoli, Giovanni Storti e Charles Manson, con borsello in pelle allegato.

 

 
Fra i comprimari di spessore: Valeria Solarino, Gianluca Gobbi, Eleonora Giovanardi, Fausto Maria Sciarappa, Shalana Santana, Andrea Gherpelli (ovvero Giorgio Pellegrini, il protagonista di "Arrivederci Amore, Ciao", traslato sullo schermo da Michele Soavi e interpretato da Alessio Boni).

 

Encomiabile è l'eccellente e parsimoniosa gestione ed utilizzo, in fase di scrittura e montaggio, dell'analessi: i flashback sono pochi, necessari e ben inseriti. 

 


Fotografia di Gherardo Gossi, sodale del regista (e di Guido Chiesa, Davide Ferrario, Daniele Gaglianone ed Emma Dante, e poi Fausto Paravidino, Emidio Greco, Ascanio Celestini e Susanna Nicchiarelli). Montaggio di Luca Gasparini e Mario Marrone. Alle musiche Teho Teardo che, come sempre, sforna una partitura eccellente.

 


1/2 – la Verità dell’Alligatore (D.Vicari), tratto dal romanzo omonimo del 1995: * * * * ¼
3/4 – il Corriere Colombiano (E.Scaringi), tratto dal romanzo omonimo del 2000: * * * ¾
5/6 – il Maestro di Nodi (E.Scaringi), tratto dal romanzo omonimo del 2002: * * * ½
6/8 – Fine dei Giochi (D.Vicari), tratto da un omonimo racconto inedito: * * * *
Rimane un bagaglio ancora inutilizzato per costruire, con qualche integrazione e aggiustamento, un’altrettanto memorabile seconda (e terza) stagione.

 


Blues lacustre (ne esiste un altro?), Calvados (che dalla Normandia scende in Costa Azzurra per farsi assaggiare dall’Alligatore), criminalità organizzate varie (cosa nostra, camorra, 'ndrangheta, mafia albanese, cartelli colombiani e le “attività postume” della Mala del Brenta, più ex terroristi rosso-bruni fuoriusciti/rientrati) in collusione/competizione con la politica e l'imprenditoria locale (traffico di rifiuti tossici, droga e prostituzione) sono...

 

                    (con la galera)

 

...gli argomenti, i personaggi e il contesto de “l’Alligatore”, un noir-western pad(ov)ano che trova linfa risorgiva là dove sorge l’ultimo tassello del Bilanciere del Veneto (il disco di ghisa di Porto Marghera) cementificato a morte e la pianura sfinisce stretta fra le prime dolci pendici dei Colli Berici ed Euganei e l’inizio di un accenno di laguna veneziana oltre il dedalo di canali, e al di là del mare Adriatico la Dalmazia e i traffici di contrabbando con l’ex-Jugoslavia.

 

Insomma, un hard boiled ch'è romanzo-cinema sociale (interamente e liberamente fruibile dal catalogo di RaiPlay, con annesso finale cinegiornalistico - l'insopprimibile vena documentaristica di Vicari - costituito da recente materiale di repertorio: postumo, ma non posticcio, ed anzi perfettamente amalgamato al tutto, e vivo).

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