2 stagioni - 18 episodi vedi scheda serie
Nuova serie TV creata da Aaron Guzikowski (Prisoners) con Jordan Loughran e Ethan Hazzard per la nuova piattaforma HBO Max della Warner e prodotto anche da Ridley Scott (tra le varie Alien, Blade Runner e.. Prometheus!), regista anche dei primi due episodi.
Come non venire attratti, quindi, dalle premesse e dalle potenzialità di questa serie e dalla promessa di una narrazione distante dai soliti luoghi comuni e da una componente visiva e qualitativa garantita dalla presenza del grande regista inglese?
E la presenza di Scott, infatti, si sente eccome, non solo a livello visivo ma anche nella costruzione della storia, traboccante di temi e riferimenti alle sue più recenti pellicole, in special modo Prometheus.
La matrice pseudo scientifica/filosofica scottiana derivata da Prometheus (e, seppur in tono minore, dal sequel) infatti è evidentissima e invadente (fino a risultare anche eccessiva) in ogni aspetto della serie, anche nelle tematiche più ascrivibili allo showranner Guzikowski come l’interrogarsi incessantemente sul natura del mondo (e delle cose), il miracolo della vita o il mistero della creazione (con l’uomo che vuole sostituirsi a Dio), la necessità (o meno) della religione, la violenza insita nell’uomo, la vita aliena (amica o antagonista dell’uomo?) o l’intelligenza artificiale come fine ultimo dell’evoluzione umana (o in sostituzione di essa proprio come prossimo stadio evoluttivo dell’uomo?) che sono riscontrabile anche nella poetica dello stesso regista da cui, sospetto, l’interesse e la successiva totale adesione di Scott al progetto di HBO Max.
Il risultato finale è una fantascienza che mescola al suo interno distopie post-apocalittiche e sfumature medievaleggianti tracimando nel mistero metafisico e/o filosofico, questo attraverso una trama complessa immersa in atmosfere surreali, volutamente psicotica e (pesantemente) celebrale, il comparto visivo è suggestivo nonostante una scenografia essenziale, piatta e monotona, minimalista nel suo clima decadente e postatomico (la serie è completamente girata in Sud Africa) e una colonna sonora non troppo invasiva e d’atmosfera, ricolmo di suspense e tensione.
Centro portante della storia è lo scontro tra gli adoratori monoteisti del Dio Sol (mitraici) e gli Atei, ovvero quelli che si sottraggono con violenza ai loro dogmi, il cui conflitto ha reso inabitabile la Terra costringendoli a emigrare verso un altro pianeta, moderni Conquistadores spagnoli diretti verso un Nuovo Mondo, ma portando con se tutto l’orrore e le barbarie di quello vecchio, rischiando di infettare con tali nefandezza anche la loro nuova casa (sempre che non sia già infetta. E chissà di cosa).
Il misticismo gioca sicuramente un ruolo fondamentale e il conto finale per l’essere umano è impietoso (pronti a sviluppare attitudini divine a sostegno della propria bramosia di potere e con una morale di comodo per ogni evenienza e come giustificazione per qualsiasi cosa) ma è soprattutto l’ipocrisia il precetto fondamentale della storia, tra atei che diventano credenti, credenti che si rivelano fin troppo atei, androidi più umani degli umani e umani che sembrano come programmati a eseguire gli ordini di una misteriosa “voce” soprannaturale per rivelare un concetto in se semplicissimo: in quanto umani (e androidi costruiti dall’uomo) siamo fallaci, incoerenti, preda delle nostre paure e dei nostri sogni, facilmente suggestionabili e inclini a soddisfare in qualsiasi modo ogni nostro bisogno.
Ma per farlo vengono architettati voli pindarici piuttosto complessi (ma anche abbastanza inutili) tentando di eviscerare qualsiasi aspetto dello spettro sociale umano in modo fin troppo rimarcato, appesantendo inutilmente e complicando la visione di un prodotto che, per quanto ambizioso (o pretenzioso?) rimane comunque di media qualità.
Punto focale del racconto, e parte della storia più riuscita, è la caratterizzazione dei due androidi e dell’evoluzione del rapporto e del legame con i giovani umani.
Soprattutto il personaggio di Madre, interpretato da una straordinaria Amanda Collin, a elevarsi al di sopra di tutto e tutti.
Rabbiosa e algida figura di androide, in parte terribile macchina da guerra e, contemporaneamente rappresentazione dell’abnegazione e della dolcezza (come anche della paura e del dubbio) della maternità, quasi una novella Lamia postmoderna, Regina di Libia e donna affascinante viene sedotta da Zeus (che gli regalò il potere di togliersi gli occhi dalle orbite) e quindi punita da Era con l’uccisione di tutti i suoi figli. Lacerata dal dolore, iniziò a mangiare i figli delle altre madri, succhiandone il sangue (in pratica una specie di vampira ante litteram).
Tra gli altri attori l’ottimo Abubakar Salim nel ruolo di Padre, direttamente da Vikings Travis Fimmel (in realtà piuttosto involuto), Winta McGrath, Niamh Algar, Felix Jamieson, Matias Varela, Ethan Hazzard e Ivy Wong.
Grazie al consenso della critica e alle ottime visualizzazioni HBO Max ha rinnovato la serie per una seconda stagione.
VOTO: 5
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