2 stagioni - 18 episodi vedi scheda serie
Tra le varie serie televisive di fantascienza uscite negli ultimi anni, Raised By Wolves è sicuramente una delle più intriganti e meglio realizzate tecnicamente.
A seguito di una devastante guerra tra atei e "mitraici" (credenti nella religione mitraica e adoratori di un dio chiamato Sol) che l'ha ridotta in macerie, la Terra è ormai inabitabile. I sopravvissuti viaggiano nello spazio a bordo di vere e proprie arche della salvezza diretti verso Kepler-22b (pianeta realmente esistente e situato nella costellazione del Cigno, a circa 620 anni luce dal sistema solare) per costruire una nuova civiltà. Quivi atterrano per primi due androidi, Madre e Padre, recanti un prezioso carico di embrioni umani da crescere ed allevare secondo principi atei. Non tarderà a raggiungerli un'astronave mitraica. Lo scontro tra le due fazioni rimaste dell'umanità, unito a sconcertanti scoperte sul pianeta scelto per un nuovo inizio e sul passato di Madre turberanno ben presto la colonia fondata dai due robot e minacceranno la sopravvivenza del genere umano.
Scritta da Aaron Guzikowski e prodotta da Ridley Scott (anche regista dei primi due episodi), la serie recupera e approfondisce le suggestioni del cinema fantascientifico scottiano (da Alien e Blade Runner a Prometheus e The Martian) unendole a tematiche derivate da Lovecraft, Tarkovskij, Kubrick e a derive di stampo biblico. Il suo punto di forza è proprio l'equilibrio raggiunto nel mescolare le varie fonti senza tuttavia lasciare il retrogusto del già visto. Allo spettatore più smaliziato potrebbe infastidire l'accumulo di misteri e importanti dettagli solo apparentemente secondari in un approccio alla Lost, tuttavia ad una seconda visione più attenta la trama appare nel complesso ben costruita senza però rivelare più di tanto, ponendo le basi per una seconda stagione con ampi spazi narrativi e su cui è impossibile fare previsioni. Tutto ciò naturalmente stimola la curiosità riguardo a dove vogliano andare a parare gli autori, ma per questa prima stagione il risultato è più che promosso. Altro aspetto positivo è rappresentato dalle riuscite ambientazioni a metà strada tra lo stile post-apocalittico e l'estetica asettica della fantascienza di derivazione kubrickiana, da una fotografia desaturata che esalta l'aridità e l'avversità dell'habitat alieno e da una colonna sonora ambient essenziale ma non per questo meno imponente, con un tema principale udito nei titoli di testa impossibile da dimenticare.
A colpire favorevolmente sono soprattutto le caratterizzazioni dei due androidi e l'evoluzione del loro rapporto, interpretati dai bravissimi seppur sconosciuti Amanda Collin e Abubakar Salim. Dapprima perfettamente sincronizzati sui dettami della loro programmazione come figure genitoriali amorevoli e in armonia reciproca, il confronto con i bambini umani da loro cresciuti, lo scontro con i nemici mitraici e le rivelazioni sulla reale natura di Madre porteranno ad un'evoluzione sempre più complicata della loro relazione, al punto da domandarsi quale sia la reale linea di demarcazione tra androide e umano, quanto ci sia di autentico nelle loro reazioni emotive rispetto alla loro rigida programmazione e quante aree inesplorate nasconda ancora il mondo delle intelligenze artificiali. Altro tema portante della serie è l'inestirpabilità della religione: l'utilizzo di essa a fini gerarchici di potere da parte dei mitraici è contrastato dalla religiosità spontanea e primitiva di Campion, uno dei "figli" di Padre e Madre, il quale pur venendo educato secondo i dettami della scienza e dell'ateismo sviluppa una spiritualità genuina, frutto della precarietà della sua stessa vita in un ambiente sconosciuto e primitivo. Non meno importanti sono, al solito, il concetto di maternità, la ribellione dei figli (sia naturali che adottati) all'autorità genitoriale e l'ambiguità del rapporto tra il creatore e la propria creatura. Infine, mano a mano che si procede con gli episodi una presenza minacciosa e metafisica inizierà a farsi strada tra i due schieramenti, tramando nell'ombra alle spalle di uomini e androidi e ponendo inquietanti interrogativi sulla natura e sulla storia del pianeta scelto come nuova dimora della razza umana e sul reale motivo dell'arrivo dei protagonisti su di esso. Ma forse la carta veramente vincente è la sensazione di fragilità e di ineluttabilità che aleggia sul fato della nostra specie, la cui sopravvivenza pare appesa ad un sottilissimo filo e in balia di forze incomparabilmente più potenti di noi, in bilico tra rinascita ed estinzione, tra evoluzione e regressione.
Rivestito da un elegante côté visivo e ricco di colpi di scena, Raised By Wolves ha tutto ciò che occorre per appassionare chi ha goduto di film come 2001-Odissea Nello Spazio, Solaris e Prometheus e non vede l'ora di perdersi su qualche pianeta lontano in compagnia dei soliti, amabilmente contorti, replicanti.
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