4 stagioni - 38 episodi vedi scheda serie
Un racconto sulla seduzione del potere, e sulla sua capacità di logorare ogni cosa: la vita politica, l'informazione, le famiglie. Un mix tra "The West Wing", "Dentro la notizia" e i drammi borghesi nordici più cupi, più convincente quando esplora i rapporti interpersonali che nell'intrigo politico, a volte solo abbozzato. Voto 6 e mezzo.
C'era una volta "The West Wing" (dal 1999 al 2006), secondo molti la più bella serie televisiva mai realizzata; in essa la penna sublime di Aaron Sorkin e un cast di attori eccelsi hanno evocato un'affascinante utopia politica in cui i dibattiti sui problemi della società sono leali e costruttivi, e il popolo è rappresentato da idealisti competenti e appassionati, dediti al bene comune anche a scapito del proprio. Proprio come succede nella realtà, non è vero? Il coraggioso sceneggiatore Adam Price, danese di ascendenze british, ha tratto ispirazione, creando nel 2010 "Borgen", cioè "Il castello" o "Il palazzo", risposta europea ed omaggio a "The West Wing". Il modello resta lontano (l'ironia di Sorkin non è imitabile), vi sono molte semplificazioni e non si riesce a proporre una rappresentazione credibile che sintetizzi il funzionamento della politica in maniera accattivante come in "The West Wing"; tuttavia Borgen ha un suo valore e una sua originalità. Il cast merita un elogio sincero: Sidse Babette Knudsen, nella parte della protagonista Birgitte Nyborg, dà vita ad un personaggio notevole, più pragmatico che idealista (cambia spesso strategia e posizione, a volte è cinica anche con gli alleati, gli amici e persino i parenti), che trae forza della sua interpretazione; la volontà di affermarsi e il carattere straordinario di questa "lady di ferro" (messa continuamente all'angolo dai rivali politici, dalle prove spesso spiacevoli della vita, dalla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, e dalla sua stessa ambizione, ma sempre capace di reagire) conquistano lo spettatore puntata dopo puntata. Buona anche la prova di Birgitte Hjort Sorensen, nel ruolo di Katrine Fonsmark, la rappresentante dell'altro grande potere, a volte fatuo e distratto, a volte lucido e implacabile, quello dell'informazione. Pilou Asbaek interpreta abilmente il ruolo strutturale di Kasper Juul, il machiavellico spin doctor del Primo Ministro Nyborg; Kasper lega i due mondi, dovendo mediare tra strategia politica e comunicazione, e con la sua tormentata liaison con la giornalista riassume metaforicamente il rapporto ambiguo di attrazione e di continua manipolazione tra il potere e l'informazione: l'uno ha bisogno dell'altra, ma finiscono spesso per sfruttarsi a vicenda. Col personaggio di Kasper, dal passato molto spiacevole, entrano nella trama i temi del dramma borghese nordico più tetro stile Vinterberg/Dogma 95; l'anima nordica emerge anche nei rapporti familiari della protagonista Nyborg, che rimandano all'inimitabile "Scene da un matrimonio"; e nella continua tentazione della protagonista stessa di cedere alle lusinghe del potere, facendosi possedere da esso anzichè amministrarlo, come tanti eroi delle saghe nordiche (Beowulf, Ragnar Lothbrok, o gli eroi di Tolkien di fronte all'Anello fatale); inoltre la politica è un mondo dove il "Ragnarok" è sempre dietro l'angolo. Formidabili i caratteristi in ruoli secondari, come Lars Knutzon (il mentore paziente e generoso Bent Sejro), Soren Malling (il disilluso caporedattore del programma televisivo di news), Peter Mygind (il granitico e luciferino politico/reporter Laugesen), e l'impagabile Ole Thestrup (nel ruolo del leader iper-reazionario del piccolo partito ultraconservatore Svend Age Saltum), che mescola ironia e grottesco senza mai perdere la misura, creando un personaggio memorabile là dove doveva esservi solo una caricatura. Riassumendo, la visione di Borgen risulta valida non tanto per il merito della serie di aver inserito i temi della politica in una trama interessante e a tratti avvincente (cosa che altri hanno fatto meglio), quanto per l'eccellente livello delle interpretazioni e quella vena intimista tipica del teatro e del cinema nordico che costituisce il vero elemento di originalità di questo telefilm tutt'altro che banale. Un consiglio: se volete vedere "Borgen" tenete il computer a portata di mano e andate su "Google translator" perchè sin dal principio della puntata, con le preziose citazioni che fanno da incipit, per capire meglio vi servirà tradurre le non poche scritte in danese; oppure imparate il danese: scegliete quel che vi viene più pratico.
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