3 stagioni - 24 episodi vedi scheda serie
"I. Am. Ben-dek."
Ad un certo punto della seconda parte della prima stagione (2016) di (pronunciato all’italiana, con la “c” dolce e non sibilante) “Marcella” – serie creata, sviluppata e interamente scritta (col supporto, per questi primi 8 episodi diretti da Charles Martin, Jonathan Teplitzky ed Henrik Georgsson, di un terzetto di sceneggiatori che lo affiancano in altrettante occasioni) dall’Hans Rosenfeldt di (per quanto riguarda il collegamento pontifero tra Svezia e Danimarca) “Bron/Broen” (mentre per U.S.A.-Mexico, Grecia-Turchia, Estonia-Russia e Malaysia-Singapore sarà “the Bridge”, declinato nei relativi idiomi, per il Regno Unito e la Francia sarà “the Tunnel” e per Germania-Austria sarà “der Pass”) che, canonicamente inserendosi nel filone “detective problematici”, si svilupperà (se “the Big Sleep” - problemi di rimaneggiamenti a parte - e "Dark" vi sembrano complicati, ecco che “Marcella” sposta l’asticella più in su stabilendo un nuovo livello record di WTF) interamente lungo 3 annate, sino al 2018 – vi è un momento (ambientato di fronte all’edificio abbandonato, oggi restaurato e riqualificato, del Millennium...
...Mills, già set per “Ashes to Ashes” e per molti videoclip tra cui “Fluorescent Adolescent” degli Arctic Monkeys, in riva al Royal Victoria Dock, nei pressi del London City Airport) in cui il racconto genera nello spettatore un odio puro e sincero: e può essere tanto un male, dato che si tratta di una scelta respingente, quanto un bene, nel senso che con pochi tratteggi i personaggi, anche quelli secondari, riescono ad incistarsi empaticamente nel sentimento del pubblico, e la loro dipartita virtuale/fittizia colpisce (ma questo è un sottotesto da lasciare nell’ombra per non anticipare troppo le correlatamente connesse svolte narrative).
Anna Friel (“Pushing Daisies”, “You Will Meet a Tall Dark Stranger”, “the Girlfriend Experience”) regge sulle spalle, cioè sul proprio corpo e volto, tanto l’innesco - se non perpetuo, continuo - della sospensione dell’incredulità quanto la normale routine quotidiana: chapeau. Al suo fianco, tra i ruoli fissi, Jamie Bamber, Ray Panthaki, Nicholas Pinnock, Jack Doolan e Nina Sosanya, e, tra quelli di stagione, Sinéad Cusack, Harry Lloyd, Ian Puleston-Davies, Tobias Santelmann, Ben Cura, Emil “I. Am. Ben-dek” Hostina e una generosa, incantevole e già convincente Florence Pugh (da "the Falling" e "Lady Macbeth" a "the Wonder" ed "Oppenheimer", passando per "MidSommar", "Little Women", "the Little Drummer Girl" e "A Good Person"). Colonna sonora di Lorne Balfe (le soundtrack di “War on EveryOne” e “the Forgiven” e le musiche addizionali di “Dunkirk” e “Ad Astra”).
* * * (¼) ½ (¾) - 7.00
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