Dopo la prima e la seconda, anche la terza stagione riesce ad emozionare, commuovere, far stare con il fiato sospeso e attirare l'attenzione dello spettatore. Questa stagione, nei primi episodi, fatica a decollare e può iniziare a sembrare ripetitiva, ma le emozioni sono dietro l'angolo. Personalmente, ha attirato la mia attenzione la storia familiare del dottor Austin (il nuovo rapporto che vuole instaurare con i suoi genitori biologici), così come sempre più emozionante lo sviluppo del legame fra lo stesso Austin e la dottoressa Okafor. Molto ben riuscita la scena (così come la puntata) di quando i due medici si devono recare alla Conferenza e di quando la Okafor, deve parlare al pubblico e si immagina il dottor Austin a guardarla. Una scena ben riuscita che ha trasmesso allo spettatore molto più di tante parole.
La figura, l'elemento di novità di questa terza stagione è il dottor Cain (o meglio noto, come "dottor 80 milioni di fatturato"... frase che ripete più e più volte nel corso delle puntate). Questa volta sono il dottor Cain e il vicepresidente della Red Rock a rivestire il ruolo dei cattivi e a colorare di "thriller" e azione questa terza stagione. L'aspetto positivo è che la suspense e l'intrigo aumentano di puntata in puntata (pensiamo all'episodio di quando Conrad viene licenziato o quando a Bell viene tolto addirittura il posto di primario) fino alle ultime tre puntate che sono ricchissime di adrenalina.
Cambiano i personaggi che rivestono il ruolo dei "cattivi" (nella prima stagione era Lane Hunter mentre nella seconda il manager della "Quo Vadis") ma i valori negativi rimangono gli stessi: il voler ottenere il potere, il successo e la ricchezza il tutto ai danni delle persone, dei pazienti. I pazienti vengono visti da Logan e Cain come una possibilità di profitto, le operazioni sembrano più finalizzate a fare pubblicità che nella buona riuscita dell'intervento. Ogni azione deve essere finalizzata ad ottenere un guadagno e non si pone l'attenzione alla bravura o meno del medico, ma si guarda solamente alla facilità con cui quel medico fattura e ottiene profitti. Molto significativa la scena nella quale Logan rimprovera Cain di non guadagnare più come un tempo, mentre improvvisamente inizia a guardare con soddisfazione Conrad che, per poter essere riassunto, ha affidato la squadra di calcio al Chastain. Quella scena fa capire molto bene che per la "Red Rock" non esistono amici, non ci si sofferma sulla competenza, non si è lì solamente perchè si è bravi, ma si viene visti come un numero di un possibile, atteso guadagno. Questi ultimi aspetti sono stati fin troppo enfatizzati (pensiamo a quando Cain "vince" un paziente a poker, oppure quando non vuole operare perchè il rischio di decesso del paziente sarebbe troppo alto e rovinerebbe le statistiche di successo delle operazioni) però sono stati un utile strumento che ha permesso alla regia, in breve tempo, di trasmettere allo spettatore quella sensazione di rabbia e assurdità.
Poi, così come nelle stagioni precedenti anche in questa stagione, in diversi episodi, si affrontano problemi attuali e, alla fine dell'episodio, compaiono numeri reali su un dato problema o si pronunciano messaggi di attenzione. Pensiamo, per esempio, all'episodio in cui viene mostrato il lavoro faticoso degli infermieri costretti a turni lunghi e massacranti, lo stress a cui sono sottoposti i medici e gli infermieri, oppure pensiamo al tema del suicidio (problema che deve affrontare il padre di Nic).
Perciò, anche questa terza stagione coinvolge e in certi momenti commuove. Un'altra stagione interessante, ben interpretata e appassionante.
A tutti auguro un buon cinema e un buon proseguimento!
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