1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Difficile dare un giudizio univoco su Freud, la serie tedesca la cui prima stagione è attualmente disponibile su Netflix. Difficile perché numerosi elementi fanno propendere per un parere positivo ma altrettanti la spingono inesorabilmente verso l’insufficienza.
La storia ci mostra un Sigmund Freud giovane, figo e carico di belle speranze, convinto che il suo approccio totalmente rivoluzionario alla cura dei pazienti sia quello giusto, pur in un mondo della medicina e della psichiatria ancorato a vecchie (e non sempre affidabili) pratiche. L’ipnosi è il suo cavallo di battaglia e per questo solleva scetticismo e risate tra i colleghi. Ben presto il dottore entra in contatto con una medium – la bella Fleur – dotata della capacità di “vedere” il male compiuto da una persona e quindi di scoprire, grazie proprio all’ipnosi, i colpevoli dei più efferati delitti. La trama si intreccia poi con la situazione politica della Vienna del 1880, con la rabbia del popolo ungherese soggiogato da quello austriaco e con le indagini della polizia.
Fin qui tutto bene, grazie a una riproduzione molto accurata e credibile dell’epoca storica e ad attori davvero calati nella parte, con meritata menzione per i poco noti Robert Finster (Freud), Ella Rumpf (Fleur) e Georg Friedrich (il tenente Kiss). E infatti le prime tre/quattro puntate sono davvero molto coinvolgenti e, anche se introducono lentamente elementi esoterici e distanti dalla realtà, il tutto avviene in modo armonico e senza esagerazioni.
Peccato che poi, almeno a mio giudizio, l’aspetto fantastico e demoniaco prenda notevolmente il sopravvento, facendo virare la serie verso l’horror, tra persone trasformate in una sorta di killer zombie che si “attivano” a comando, scene di sesso di gruppo con contorno di litri di sangue e teste di animali mozzate e un eccessivo alternarsi di realtà, sonnambulismo e sogno. Insomma la sceneggiatura perde un po’ la barra che la teneva nel giusto equilibrio e le soluzioni narrative poco credibili e al limite dell’involontariamente ridicolo crescono. Certo non manca qualche riferimento agli studi psicologici più significativi di Freud ma il tutto viene tenuto in un cantuccio, lasciando spazio in modo eccessivo all’horror fantasy ma soprattutto allontanandosi dalla linea appassionante e credibile che le prime puntate avevano tracciato. Peccato.
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