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Devs

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

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La recensione su Devs

di mck
8 stelle

Annichilire lo svilvppatore ex machina.

 

 

•♦• The Glitch in the Machine: BreakDown of the Determinism.
Accelerando… Contro l’Infaticabile Morte e la Sicura Estinzione.
Oltre il Collasso della Funzione d’Onda: Osservare (modulando il Principio d’Indeterminazione di Heisenberg e quello di Complementarità di Bohr e scardinando il Paradosso di Schrödinger, innestandol’insieme su scala macroscopica e cosciente) è Creare.

“La sensazione che stessi partecipando alla vita… era solo un’illusione. La vita è soltanto qualcosa che vediamo scorrere. Come immagini s’uno schermo.”

 


•♦• Intelligenza Artificiale? Bio-Tecnologie? Fusione Fredda? Motori di Ricerca? Big-big-big Data?
Una gabbia-scudo-stanza di Faraday. Un guscio di cemento. Una griglia d’oro. Un sotto vuoto continuo. Una Macchina di Turing Universale. Un computer quantistico.
Una Mappa grande come TUTTI i mondi. Le Proprietà del Comportamento Emergente. Il Gioco della Vita ().

- “Se fosse vero... cambierebbe letteralmente ogni singola cosa!”
- “No. Se fosse vero… non cambierebbe assolutamente alcunché. In un certo senso... è proprio questo il punto.”

 


•♦• Dopo la reiterazione in loop di Steve Reich (“I had to, like, open the bruise up, and let some of the bruise blood come out to show them...”) - già utilizzato recentemente in “Diane” di Kent Jones con Mary Kay Place - che accompagna la visita guidata alla prima Caverna Platonica della storia umana

(Altamira, Chauvet, Lascaux - “Lo sai che siamo noi, nelle grotte. Homo sapiens. La stessa specie. Ho trovato questa ragazza con un cane. L'ho guardata per un po’. Parti della sua vita. Ha avuto cinque figli. Morta intorno ai trent'anni. Sai, è strano… La sua gente, la nostra gente, non abbiamo vissuto nelle grotte per decadi o secoli: sono stati millenni. Ho controllato le linee temporali. Alcuni di quei dipinti murali sono stati fatti a 5000 anni di distanza. Cinque mila anni. Nello stesso posto. Producendo le stesse immagini. Come può non essere cambiato niente in così tanto tempo? Quando ero piccolo, il mondo cambiava ogni tanto. Oggigiorno… Cambia ogni pochi mesi. Certe volte ogni poche ore. Una tale accelerazione!” - o qualche altra grotta, extra-Mediterranea, ad esempio in Sulawesi),

dopo aver visto sorgere Pangea, trotterellare qualche dinosauro, esalare l'ultimo respiro di Gesù Cristo crocifisso sul Golgota (“Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”) - si consideri a tal proposito il romanzo di Andreas Eschbach del ‘98, “Jesus Video” (“lo Specchio di Dio”) -, bruciare Giovanna d’Arco arsa viva sul rogo, Abraham Lincoln pronunciare 10 frasi un giorno in quel di Gettysburg e Marilyn Monroe fottere alla grande cavalcando Henry Miller, e dopo che Stewart (Stephen McKinley Henderson) ha recitato per sé stesso

- e quindi per gli spettatori, o per Katie (Alison Pill: materica e fantasmatica) che lo sta osservando dal passato, mentre Lyndon (Cailee Spaeney) procede in abisso come il proverbiale gatto-fotone che nel/con la sua scatola attraversa una doppia fenditura sotto forma di onda/particella e ragazzo vivo/morto) -

3/5 dei versi dell'Aubade contro la notte in solitaria per voce sola in attesa dell'alba di Philip Larkin (ma non questi: “An only life can take so long to climb clear of its wrong beginnings, and may never...”), eccolo rivolgersi direttamente a Forest (Nick Offerman) mentre si presenta sul proscenio alle porte dell'Averno, oltre il limine-ponte elettromagnetico: “Sai, non mi dispiace che tu non sappia chi stavo declamando, ma mi dispiace che tu non riesca nemmeno a provare ad indovinare. Decisioni così importanti per il nostro futuro… prese da gente che sa così poco del nostro passato.”

 


•♦• Dust, Us. This One Will.
Il determinismo assolve in parte Forest dal suo concorso di colpa per ciò che concerne la morte di moglie e figlia. Il libero arbitrio lo condanna colposamente. La teoria del multiverso lo condanna e assolve in parti “uguali” (tra virgolette perché strutturalmente infinite).

Il determinismo è un inferno () un po’ migliore.
Così come l’al di là auto-creato dalla DEVS per Forest e Lily (Sonoya Mizuno) è un paradiso ("WestWorld") un po’ peggiore. 

 


Però…
Il determinismo non implica per forza di cose l’assenza del libero arbitrio: il fatto che tutto sia già pre-determinato, rendendo il futuro immutabile quanto il passato, non infrange, non disinnesca e non detronizza il libero arbitrio: se tutto è già scritto, ciò non esclude che siamo stati, siamo e saremo noi a scriverlo, compiendolo.
Un unico universo (letterale pleonasmo etimologico) governato dal determinismo non può impedire al libero arbitrio di esercitare la funzione di scrivere sé stesso mentre si compie.
Così come, altrimenti, un multiverso non è per forza di cose garanzia di libero arbitrio, ma può essere costituito da infiniti sottoinsiemi deterministici.

 


Il futuro è già scritto, né più né meno del passato: non lo si può ricordare (come accade in "Arrival" di Denis Villeneuve da "Story of Your Life" di Ted Chiang), ma lo si può (ri)scrivere vivendolo: è il libero arbitrio (quello cosciente degli esseri umani, vale a dire il creato che scruta sé stesso, e quello inconsapevole degli altri animali) a creare l’universo deterministico.

“Finché ho l’illusione del libero arbitrio… ho l’illusione del libero arbitrio.”

 

•♦• Alex Garland, giunto all’opera terza dopo “Ex Machina” e “Annihilation”, co-produce (con DNA Films/TV, FX-P e 20th FOX TV per HULU, vale a dire: Disney), scrive e dirige tutti e gli 8 episodi da 40’-55’ l’uno.

“Capisci quanto sia facile crocifiggerti in un’audizione pubblica? La gente è diventata timorosa delle aziende di alta tecnologia, Forest. È davvero spaventata. Le I.A. creeranno il 60% di disoccupazione. Instagram fa vedere alle persone quanto sia merdosa la loro vita. Twitter le fa sentire insultate. Facebook ha distrutto la democrazia. Vi usano. Hanno bisogno di voi. Ma non gli piacete più.”

 


Completano il cast: Zach Greiner (“You russian, she chinese, me nervous…”), Jin Ha, Karl Glusman, Jefferson Hall, Linnea Berthelsen, Brian d'Arcy James, Aimee Mullins, Janet Mock, Liz Carr, David Tse, Georgia King e la piccola alias-giganteggiante Amaya Mizuno-André.

“Stanno per mettere le mani sul sogno tecnologico proibito di ogni nerd. Quello capace di ridurre il tutto… a niente. Nient’altro che… codice. Credono che tutto sia computazionale, e, ovviamente, hanno decifrato la chiave criptata di lettura. Quindi tutto è smontabile, e… rimontabile. Ingegneria inversa. E prevedibile. Stelle, pianeti, polvere, noi, io.”

 


Fotografia: Rob Hardy. Montaggio: Jake Roberts. Scenografie: Mark Digby. Musiche: Geoff Barrow, Ben Salisbury e the Insects (Bob Locke e Tim Norfolk).

 

“Sai qual è il problema con le persone che gestiscono aziende tecnologiche? Hanno troppo potere. Li fa impazzire. Alla fine pensano di essere dei Messia.”

 

 

• Note.

() - https://systemscue.it/coronavirus-conway-gioco-della-vita/19504/
- https://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/probegio/GAMEMATH/GiocoVita/GiocoVita.htm
- http://rudimatematici-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/04/12/john-conway-non-gioca-piu-con-noi/

()
“Il primo ordine di problemi consisteva nel convincersi che le cose fatte da quelle tre persone precedenti non erano state fatte da ME. Io ero una persona nuova, la quarta in linea di successione. Io e le mie precedenti incarnazioni avevamo parecchio in comune, compresi i ricordi che risalivano al giorno in cui avevo deciso di arrendermi alle apparecchiature per la registrazione. Ma il mio io che apparteneva a quel tempo e a quello spazio era stato ucciso.”
John Varley, “the Phantom of Kansas”, 1976.  

 

 

• Postille.

- Trasferimento di Coscienza.

- Morire, dormire. Dormire, forse sognare.

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Ultimi commenti

  1. mck
    di mck

    Rispondo a gentile pre-richiesta di un utente, L., inserendo ben volentieri qui il testo completo dell'Aubade (1977) di Philip Larkin (1922-1985).

    I work all day, and get half-drunk at night.
    Waking at four to soundless dark, I stare.
    In time the curtain-edges will grow light.
    Till then I see what’s really always there:
    Unresting death, a whole day nearer now,
    Making all thought impossible but how
    And where and when I shall myself die.
    Arid interrogation: yet the dread
    Of dying, and being dead,
    Flashes afresh to hold and horrify.

    The mind blanks at the glare. Not in remorse
    —The good not done, the love not given, time
    Torn off unused—nor wretchedly because
    An only life can take so long to climb
    Clear of its wrong beginnings, and may never;
    But at the total emptiness for ever,
    The sure extinction that we travel to
    And shall be lost in always. Not to be here,
    Not to be anywhere,
    And soon; nothing more terrible, nothing more true.

    This is a special way of being afraid
    No trick dispels. Religion used to try,
    That vast moth-eaten musical brocade
    Created to pretend we never die,
    And specious stuff that says No rational being
    Can fear a thing it will not feel, not seeing
    That this is what we fear—no sight, no sound,
    No touch or taste or smell, nothing to think with,
    Nothing to love or link with,
    The anaesthetic from which none come round.

    And so it stays just on the edge of vision,
    A small unfocused blur, a standing chill
    That slows each impulse down to indecision.
    Most things may never happen: this one will,
    And realisation of it rages out
    In furnace-fear when we are caught without
    People or drink. Courage is no good:
    It means not scaring others. Being brave
    Lets no one off the grave.
    Death is no different whined at than withstood.

    Slowly light strengthens, and the room takes shape.
    It stands plain as a wardrobe, what we know,
    Have always known, know that we can’t escape,
    Yet can’t accept. One side will have to go.
    Meanwhile telephones crouch, getting ready to ring
    In locked-up offices, and all the uncaring
    Intricate rented world begins to rouse.
    The sky is white as clay, with no sun.
    Work has to be done.
    Postmen like doctors go from house to house.

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