1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
"Che la battaglia per la purificazione delle nostre anime abbia inizio..."
Una Bibbia per portare la parola del Signore, un fucile (o una pistola) per imporla ai miscredenti e un manipolo di uomini pronti ad abbracciare l’uno o l’altro (o entrambi) a secondo della volontà di Dio.
Era questo il "Credo" (mistico) del Rev. John Brown (1800-1859), predicatore abolizionista in lotta contro la schiavitù negli Stati Uniti, in parte attivista esagitato e in parte terrorista conclamato, com’era considerato da molti dei suoi contemporanei come anche da moltissimi storici, fu tra i principali protagonisti degli scontri antischiavisti in Kansas e (West)Virginia, culminati infine nel tragico raid di Harper’s Ferry.
Le sue battaglia e il suo sacrificio (fu impiccato nel 1859) furono secondo molti la miccia che portarono all’esplosione della Guerra Civile Americana.
La sua figura, intrigante e ambigua allo stesso tempo, é al centro della miniserie The Good Lord Bird, prodotta dalla Blumhouse di Jason Blum e distribuita in origine da Showtime (mentre in Italia é visibile su Now TV e Sky Atlantic) ed é ispirata all’omonimo romanzo di James McBride.
Storia “quasi vera”, tra il biografico e la leggenda che da sempre ha circondato la figura di Brown, ma sfruttate simbolicamente come pretesto per raccontare una delle pagine peggiori dell’umanità ma in modo comunque originale, meno (tragicamente) documentaristico e più (volutamente) sarcastico, più (drammaticamente) ironico e meno (forzatamente) drammatico in un tono non molto dissimile da quanto fatto, proprio dalla Blumhouse, in Get Out e/o in BlacKkKlansman.
“Sembrava che chiunque potesse fare discorsi sui neri, tranne i neri.”
Progetto fortemente voluti da Ethan Hawke, attore originario di Austin che della miniserie é anche creatore, produttore e sceneggiatore, che per questo lavoro si è voluto circondare di amici (lo steso Blum) e di familiari a cominciare dalla moglie, Ryan Shawhughes, che si è occupata insieme a lui dell’adattamento del libro di McBride.
L’enigmatico John Brown é raccontato attraverso il punto di vista, molto particolare, di Henry, un fittizio schiavo di colore liberato fortuitamente da Brown in una delle sue incursioni per debellare l’America dalla schiavitù il quale però lo scambia per una ragazza affibbiandogli il soprannome di Cipollina (Little Onion).
Questo è solo un piccolo esempio di una narrazione costantemente sopra le righe, dai toni assurdi e, a tratti, addirittura grotteschi per un prodotto che oserei definire quasi pulp, a metà tra il western di Tarantino, soprattutto Django Unchainted riprendendo dal film anche le didascalie a tutto schermo, e la recente commedia nera alla BlacKkKansman dell’ultimo Spike Lee, in un teatro dell’assurdo audace e irriverente ma capace di sorprendere trattando tematiche esplosive (e certamente non prive di insidie specie da parte di autori bianchi) con una certa leggerezza e ironia ma senza per questo essere affatto superficiali.
Il focus empatico é invece lasciato all’aberrante normalità dello schiavismo di stato che l’ironia e il grottesco, rappresentandone l’assurdità come metafore della realtà, riesce a raccontare benissimo enfatizzandone l’irrazionalità e l’ambigua complessità delle sue innumerevoli contraddizioni.
"E come scritto nella terza lettera ai Corinzi Isacco pregò Iddio perchè gli ingiusti e gli ignavi avessero finalmente il loro giusto castigo, nel nome di Ezechiele e secondo la volontà di Dio.. io stesso di mio pugno.. mi adopererò perchè questo accada,.. proprio qui e oggi, nel giorno del Signore..."
Mattatore della serie e punto cardine dello show nei panni del Reverendo Brown uno scatenato Ethan Hawke che regala una performance da antologia, impersonando un protagonista imprevedibile e dai toni volutamente esagerati, tra citazioni della Bibbia inventate sul momento, preghiere interminabili e irascibili scatti d’ira e/o di violenza incontrollata.
Nel ruolo di Henry il giovane (e bravissimo) Joshua Caleb Johnson mentre tra gli altri del cast troviamo Daveed Diggs, Hubert Point-Du Jour, Jack Alcott, Rafael Casal, Beau Knapp, Wyatt Russell, Steve Zahn, Orlando Jones, Ellar Coltrane, Maja Hawke e Nick Eversman.
Regia, fotografia e montaggio, costumi e colonna sonora (principalmente di brani gospel o spiritual a partire dalla bellissima sigla iniziale di Come On Children, Let’s Sing di Mahalia Jackson) non hanno poi niente da invidiare a una vera produzione cinematografica per una serie che, per costruzione e obiettivi, si prefigurava più dal punto di vista narrativo che non invece visivo, mostrandosi invece eccellente anche nel suo comparto tecnico per un prodotto seriale decisamente sopra la media, innovativo ed anche eccentrico ma capace di spaziare con disinvoltura nei meandri più oscuri dell’attuale rapporto tra la comunità bianca e afro-americana degli odierni Stati Uniti senza però mai trasformarsi nell’ennesimo moralismo da due soldi.
Ed è un peccato che non abbia ricevuto abbastanza attenzioni o non sia stato pubblicizzata abbastanza preferendogli prodotti magari tematicamente anche simili ma, secondo me, anche meno riusciti (vedi ad esempio The Lovercraft Country).
"E così sia!!"
Charles Town, West Virginia, USA, 2 Dicembre 1859
VOTO: 8
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