La recensione su Star Trek: Picard

Sì, degli autenticamente veri e propri in tutto e per tutto fuochi artificiali (ovviamente diversi per composizione chimica dai soliti utilizzati in atmosfera terrestre) possono essere fatti fiorire nel vuoto dello spazio esterno privo di ossigeno, però no, no, no: il “Pim! Pom! Pum! Pem! Pam!” no, no, no, nnnNNNooo000OOO!!! E invece: sì.

Poi, certo, gli “Star Trek” (e, va beh, manco a dirlo, gli “Star Wars”, mentre invece “The Expanse” e “BattleStar Galactica”, molto più realistiche e Hard SF, lo fanno l’una in maniera minore e l’altra infinitesimale), come qualsiasi servizio di qualunque tiggì nazional-popolari alle prese con qualsivoglia notizia scientifica che sia più complicata di “2+3=5: gli esperti si dividono, ma sentiamo che ne pensano Capezzone e Malan”, ci hanno abituati alle onde sonore che si generano e propagano attraverso il niente di nulla (né gassoso, né solido, né liquido: il nisba), però così è francamente il paradigma dello stroppio.

Ed ecco che, insomma, “Star Trek: Picard”, creata da Akiva Goldsman & Michael Chabon e Kirsten Beyer & Alex Kurtzman, si avvia alla conclusione con questa terza ed ultima stagione composta dai canonici 10 episodi da 45/55 minuti l’uno (regìe di Doug Aarniokoski, Jonathan Frakes, Dan Liu, Deborah Kampmeier e Terry Matalas), e lo fa diversificando gl’investimenti, vale a dire passando il testimone (?) ad un certo “Jack, è tempo che tu sappia di chi sei figlio!”, ovvero Ed Speleers, bravino, ma senza “quel” quid, alle prese col “solito” cliffhanger terminale relativo a “Q” (John de Lancie).

Quindi: una serie piacevole, che vive un bel po’ di rendita, investendola anche, per certi versi, bene [praticamente la rentrée al completo dei protagonisti di “ST: the Next Generation” più Annika Hansen aka Seven of Nine da “ST: Voyager”: alla fine della serie i personaggi principali, tra superstiti e nuovi, sono 10: i 7 storici da tNG (Jean-Luc Picard / Patrick Stewart, William T. Riker / Jonathan Frakes, Data / Brent Spiner, Worf / Michael Dorn, Geordi La Forge / LeVar Burton, Beverly Crusher / Gates McFadden e Deanna Troi / Marina Sirtis) al tavolo da gioco e gli altri tre restanti (Seven of Nine, interpretata da Jeri Ryan, da “Voyager” e Raffaella “Raffi” Musiker, interpretata da Michelle Hurd, più il Jack Picard-Crusher di cui sopra, da “Picard”) sul ponte comandi dell'astonave di classe Constitution/Excalibur USS Titan (NCC-80102-A), rimodernata e ribattezzata per l’occasione USS Enterprise (NCC-1701-G): la storia lesbo in uno spin-off tra SoN e Raffi però mi stuzzica, eh...], ma senza una vera, impellente urgenza che non sia quella di dare vita a un buon revival: “È sempre questione di vita o morte, Jean-Luc: è mai stato diverso?”

L’ultimo episodio, ovvero il finale di stagione e di serie, "the Last Generation", scritto e diretto da Terry Matalas (“12 Monkeys”), può essere considerato l’epitome di “Star Trek: Picard” stessa: il piacere del cazzeggio post-battaglia supera di gran lunga la suspense delle scene di azione. (Una delizia il taglio netto di montaggio che non ci fa sentire il comando impartito da Seven of Nine.)

Nota di merito, nel ruolo di antagonista della prima parte di stagione, per Amanda Plummer. 

Infine, un pensiero per Isa Briones, Alison Pill e Santiago Cabrera, co-protagonisti delle prime due stagioni e qui assenti perché, rispettivamente: 1, troppo complicato da spiegare, 2, diventata Regina di una Cooperativa Borg in un Universo Alternativo, e, 3, rimasto nel XXI secolo.

E per Annie Wershing (1977-2023), la Regina Borg originale.

- Stagione 1 (10 ep., 2020) – Showrunner: Michael Chabon, Akiva Goldsman – * * * ¼/½
- Stagione 2 (10 ep., 2022) – Showrunner: Akiva Goldsman, Terry Matalas, Christopher Monfette – * * ¾ - * * * (¼)   
- Stagione 3 (10 ep., 2023) – Showrunner: Terry Matalas, Christopher Monfette – * * ¾ - * * * (¼)