3 stagioni - 30 episodi vedi scheda serie
"Star Trek: Resurrection", ovvero: "To boldly go where _everyone_ has gone before!"
Una causa persa e una cosa impossibile alla volta per il calmieratore di xeno-ecatombi pre-pensionato riciclatosi vignaiolo Jean-Luc Picard, l'uomo che ha consentito alla perfezione di diventare nemica del bene… D’altronde lo conosciamo, no? “In lui tutto ciò che non è Ego (Io) è Id (Es) sfrenato...”
Michael Chabon, Akiva Goldsman (che dirige il doppio episodio finale), Alex Kurtzman e soci sono riusciti, per CBS, a riportare in plancia Jean-Luc Picard, a inserire nella trama (la serie è la seconda - dopo la extra-diegeticamente coeva e diegeticamente antecedente “Discovery” - del franchise di “Star Trek” ad avere un vero e proprio sviluppo orizzontale) un ottimo crossover tra "the Next Generation" (Jonathan Frakes - che dirige anche un paio di episodi di mezza stagione - & C.) e "Voyager" (la Seven of Nine di Jeri Ryan), a introdurre una manciata di personaggi nuovi
- primo su tutti quello di Alison Pill (“Dear Wendy”, “Milk”, “Scott Pilgrim vs. the World”, Zelda Fitzgerald in “MidNight in Paris”, “In Treatment”, “the Pillars of the Earth”, “To Rome with Love”, “SnowPiercer”, “Zoom”, “Hail, Caesar!”, “Miss Sloane”, “Vice” e, soprattutto, le 3 stagioni di “the NewsRoom” e la splendida, recentissima e ad oggi ancora in corso per ora prima stagione di “Devs” di Alex Garland), un’ottima attrice troppo sottoutilizzata (però - e forse anche perché - molto attiva sui palcoscenici teatrali, e poi: Isa Briones, Santiago Cabrera, Harry Treadaway, Peyton List, Evan Evagora, Tamlyn Tomita, etc...) -
da affiancare alle “vecchie” conoscenze (una per tutte, Brent Spiner in versione Data e in versione padre-zio-frate-cuggino di Data, e poi: Michelle Hurd, Marina Sirtis, Jonathan Del Arco, etc...) e a dimostrare di possedere e di saper esprimere un certo spirito "trekker", m’ancora gli piace tanto sentire il rombante vrooom-vrooom dei motori e il detonante swish-boom dei cannoni fotonici generarsi e propagarsi nel “vuoto”.
“Picard” - per eterogenee ragioni - è più allineata al canone di Gene Roddenberry (anche se, per esserlo, “deve” anche esplicitarlo: “Magari [i romulani] hanno ragione su ciò che accadde 200.000 anni fa. Il passato è già scritto, ma è compito nostro scrivere il futuro. E abbiamo degli strumenti potenti. L’apertura, l’ottimismo e lo spirito di curiosità. Loro hanno solo segretezza e paura! È la paura la Grande Distruttrice!”) e ben diversa rispetto a “Discovery”, ma questa differenza si stempera se si considera il giudizio finale, che la pone solo qualche quarto di punto al di sopra (valore "aggiunto", ovviamente fondativo e portante, se non fosse chiaro: Patrick Stewart) delle prime due stagioni della consorella.
To boldly go where everyone has gone before!
* * * ¼/½ - 6.75
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