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The Witcher

3 stagioni - 24 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2019-2019
  • 8 episodi

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Immorale

Immorale

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La recensione su The Witcher

di Immorale
5 stelle

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La famosa creatura partorita dalla fantasia dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski (classe 1948) prende finalmente corpo anche nella “realtà” seriale; è già stata infatti ampiamente “saccheggiata” e rimaneggiata in ambiente videoludico (si è giunti a “The Witcher 3 – The Wild Hunt” del 2015), con buona verve e ottimi riscontri sia qualitativi che di vendite tra gli appassionati. Successo che ha contribuito largamente a rilanciare la serie di libri scritta fin dagli anni 90 con protagonista Geralt di Rivia.

 

Henry Cavill

The Witcher (2019): Henry Cavill

 

Avendo letto qualche anno fa “il guardiano degli innocenti” del 1993, quello che viene indicato come il primo della saga (seppur scritto dopo “La spada del destino” del 1992), posso confermare che i racconti di Sapkowski ben si prestano ad una riduzione sia seriale che videoludica, essendo principalmente a struttura episodica, con una (esile e stiracchiata) trama orizzontale ad unirne le vicende; espediente quest’ultimo utilmente (opportunisticamente) usato per creare una seppur minima coerenza narrativa alle storie che, altrimenti, soffrirebbero di una percepibile slegatura concettuale (pur avendo un protagonista comune).  

Lo stile letterario di Sapkowski è senz’altro vario e superiore alla media, personaggi e ambientazioni sono poco consoni al classico immaginario fantasy-for-dummies: ambiguità, sanguinose lotte di potere, elegie ridotte al minimo e lasciate alla (mediocre) verve di un personaggio-bardo (Dandelion nei romanzi in lingua inglese, Ranuncolo –sic !- nella versione italiana) e perfino un’ironia di fondo sufficientemente presente. Poco propenso – per convincimento, capacità o atteggiamento personale/professionale – alla creazione di un mondo “sociologicamente” approfondito e più incentrato sulla tenuta complessiva delle storie raccontate. Con una buona inventiva sia nei colpi di scena che nella descrizione pratica degli immancabili scontri all’arma bianca; in pratica, pur non essendo un esperto in materia, la sua tecnica mi ha ricordato maggiormente l’oscurità “epifanica” di un Alan D. Altieri che l’accuratezza (fanta)storica di un Tolkien.                  

 

scena

The Witcher (2019): scena

 

Questa prima stagione prova a seguire le vicende del già citato “il guardiano degli innocenti”, pur con le doverose licenze necessarie per l’adattamento dalla carta stampata al serial televisivo. Con alti e bassi e, per chi scrive, senza entusiasmare.

Si nota – da subito – la mancanza di quello che viene spesso indicato come il principale difetto delle pellicole ad argomento fantasy: gli “spiegoni” (da alcuni spettatori avversati ferocemente, anche quello introduttivo - e necessario – nel primo capitolo della trilogia del “Signore degli Anelli” di Peter Jackson) che avrebbero all'opposto consentito anche ai non adepti di comprendere il contesto e l’ambientazione del racconto. Si procede invece spediti nella narrazione omettendo – completamente – elementi che, soprattutto quando si favoleggia di un immaginario mondo medievaleggiante popolato da mostri e maghi, renderebbero più fruibili – per tutti – queste prime 8 puntate. Circostanza ridondante nel tratteggio (!) del personaggio principale ovvero Geralt di Rivia, interpretato da un (eccessivamente) taurino Henry Cavill: lo vediamo compiere prodigi e assumere pozioni senza alcuna spiegazione sugli effetti delle prime o genesi dei secondi. Lo troviamo pertanto, da subito, intento a cacciare un gigantesco ibrido fra un aracnide ed alien (con sottofondo di orribile musica simil-tecno – sic !) senza alcuna spiegazione se non la superficiale “presentazione” della sequenza della locanda.

 

Henry Cavill

The Witcher (2019): Henry Cavill

 

Si fa inoltre un copioso uso di salti temporali, anche di oltre un ventennio, senza didascalie esplicative (le classiche “twenty years later” o “earlier”, per intenderci), ritrovando i nostri eroi giovani e belli come pria (aperta parentesi nerdiana/videoludica - quando sarebbe bastato spiegare che witcher e maghi godono di una innaturale lunga vita – chiusa parentesi videoludico/nerdiana), lasciando all’arguzia dello spettatore l’unione degli esili raccordi narrativi mostrati.

La regia dei vari episodi è lasciata a vari registi carneadi – un paio di episodi a testa tra  Alik Sakharow (il più famoso, noto principalmente come direttore della fotografia per “I Soprano”, “Rome” e “Games of Thrones”), mentre gli altri Alex Garcia Lopez, Charlotte Brandstorm e Mark Jobst hanno lavorato principalmente in una manciata di episodi di serie tv non memorabili – che non riescono ad imprimere alcun riconoscibile tocco personale alle puntate; anche dal punto di vista tecnico – al netto di una certa pacchianeria dei costumi – nulla di particolarmente esaltante da segnalare, nel solco dell’aurea mediocritas imperante. Gli interpreti sono sufficientemente in parte ma – a parte le grazie di Anya Chalotra (post guarigione https://www.youtube.com/watch?v=MdRUzvu4D3U) – nessuna prova attoriale rimane particolarmente impressa nella memoria.

 

Anya Chalotra

The Witcher (2019): Anya Chalotra

 

Il primo (pseudo) aspirante al Trono (di Spade) fantasy moderno è andato.

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