4 stagioni - 40 episodi vedi scheda serie
Manors of Philadelphia.
Ancora rinfrancato dalla notizia dell’anno scorso riportante il fatto che questa quarta sarebbe stata anche e soprattutto l’ultima delle sei stagioni di “Servant” inizialmente previste dalla produzione, mi sono accinto a godermela con tale spirito sollevato: se la prima era interamente scritta dal suo creatore, Tony Basgallop (sono un po’ curioso, adesso, di assistere a “the Consultant”, per poter meglio attribuire e distribuire le colpe relativamente a “Servant”: quante a Basgallop, quante a M. Night Shyamalan e quante a Ishana Night Shyamalan), la seconda al suo spegnersi vedeva una sorta di passaggio di consegne fra Basgallop e Shyamalan-figlia e la terza accoglieva l’entrata in scena di Laura Marks nella writer’s room e di Veronika Franz & Severin Fiala (“GoodNight Mommy”) in cabina di regìa (per un apporto una tantum annuale, i quali saranno poi riuniti, sceneggiatrice e registi, per il finale di serie, “Fallen”, mentre a un’altra coppia, Celine Held & Logan George, è affidata la regia del 6° ep., “Zoo”), questa quarta ed ultima stagione...
...presenta sempre almeno un episodio diretto da Shyamalan-padre (che ne ha girati cinque complessivamente sui 40 totali), in questo caso il penultimo (“Awake”, con ottimi close-up su Lauren Ambrose, che verranno però replicati, ampliati e diversificati al meglio nel successivo dall’erede, tanto nel prologo, con l’utilizzo di una straniante profondità di campo massima, quanto durante la scena madre - e figlia - sul tetto sotto al diluvio), e come sempre un respingente/attraente misto appiccicoso di ottusità ridicolmente involontaria della sostanza e dei contenuti e di pittograficamente iperrealista bellezza, o grezza belluria, ricercata della forma e dello stile.
E chi se ne frega del neonato, orfano di genitori junkie-squatter (la madre morta di overdose, il padre latitante), prima inverato in sostituzione del defunto e poi obliato nel limbo una volta esaurito il suo compito.
Almeno, però, un personaggio (a latere: da segnalare le veterane new entry Barbara Kingsley e Denny Dillon) di una produzione americana, ma pure gli europei non scherzano sotto questo aspetto, ha finalmente l’accortezza di spegnere le luci di una stanza quando se ne esce da essa: Leanne (Nell Tiger Free: “Game of Thrones”, “Too Old To Die Young”, “Settlers”), preparandosi a scatenare le fiamme dell’inferno (e la scena...
...del suo scorticantemente ardente auto-auto da fé in camera caritatis, sulle note di "SomeWhere in the Wild" di Saleka, che interpreta su vinile a 33 giri la fittizia Vivian Dale, è una delle più riuscite dell’intera serie, rimandando direttamente, dal PdV figurativo, al climax di “Saint Maud”, e, da quello narrativo, al nucleo di “Knock at the Cabin”).
Il cliffhanger terminale (che strizza l’occhio a un eventuale spin-off con Rupert Grint e Victoria Cartagena protagonisti) non spaventa (troppo): azzarderei ch’è sicurcertamente chiusa qua: non è stato bello, ed è finita (?!). Per sempre, per sempre…
Senza esagerare, infine, “Servant” potrebbe suscitare sentimenti di "ripugnanza" per la superficialità con cui sfrutta l'argomento del, "Signora mia!", degrado. “Servant”: upper-class meet the not-working and the working & lower class in Philadelphia. Well, fuck you, “Servant”: THIS is Philadelphia (too)…
- Stag. 1 (10 ep., 2019-’20): **¾ - ***
- Stag. 2 (10 ep., 2021): **½ - **¾
- Stag. 3 (10 ep., 2022): **½ - **¾
- Stag. 4 (10 ep., 2023): **¾ - ***
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