1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Se l’opera di partenza, ovvero l’omonino romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, ritrovato anche tra gli oggetti personali de El Chapo negli ultimi mesi del 2015, sia così incisiva e ammaliante nella narrazione non lo posso sapere. Posso invece dire che la serie tv firmata da Stefano Sollima, come sempre, gode di quell’epica oscura, notturna, che ne distingue l’intera opera.
Non ho mai apprezzato le storie di mafia, di droga, di politici corrotti, o come vanno di moda adesso i narco drama, storie di narcotraffico, gangsterismo latino o comunque vicende legate alle organzzazioni criminali, italiane comprese. Da un lato perché le trovo noiose ed irritanti, capaci di istigarmi al linciaggio pubblico nei confronti di certa gentaglia; dall’altro leggo sempre in filigrana un’edulcorazione del mondo criminale che purtroppo affascina i più giovani. Cerco, di conseguenza, di stare il più lontano possibile da questi prodotti, ma la regia, quindi lo sguardo e la narrazione di Sollima, è una di quelle rare occasioni per vedere e godere cinema di grande respiro anche all’interno dei territori della serialità.
Nello specifico, la modulazione narrativa, che purtroppo gioca su due aspetti tipici della narrazione contemporanea che io non apprezzo – le sfasature temporali e le più linee narrative – utilizza riconoscibili topoi del racconto, soprattutto nei segmenti dedicati al percorso del carico di droga in cui possiamo anche apprezzare uno spettacolare Dane DeHaan – che personalmente stimo e seguo fin da Chronicle (Josh Trank, 2012) – per universalizzare il racconto stesso. Più deboli o comunque meno accattivanti, forse anche più irritanti per quanto mi riguarda, la linea narrativa messicana, con protagonista un soldato dell’esercito, religiosamente esaltato, ingranaggio sporco dal viso pulito dell’ambigua popolazione messicana, e la linea narrativa italiana, calabrese, affascinante nel suo folclore primitivo quanto odiosa nella pratica aggressiva del codice d’onore.
Ovviamente, la serie, come il libro di Saviano, ha un obiettivo preciso, quello di informare, attraverso il diletto della narrazione avventurosa, sul sistema piramidale e capillare del traffico di cocaina attivo tutt’oggi. Oltre la memorabilità di alcune scene, se non intere sequenze, in cui la prosa dell’inchiesta e della cronaca lascia spazio all’emozione dell’immagine e della narrazione, la serie, come immagino pure il libro di Saviano, vuole mantenere allertato il senso critico dello spettatore e del cittadino tout court senza fronzoli né addolcimenti vari. Se qualcuno ne esce con le ossa rotte allora è un buon segno.
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