1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
True Detective.
Creata [con due scrittori: Michael Chabon (“i Misteri di Pittsburgh”, “Wonder Boys”, “le Fantastiche Avventure di Kavalier e Clay” e “il Sindacato dei Poliziotti Yiddish”) e Ayelet Waldman], scritta (i primi tre episodi - il pilot con i due co-creatori, che sceneggiano in coppia anche il 4° - e gli ultimi due, mentre i restanti sono redatti da Jennifer Schuur, il 5°, e Becky Mode, il 6°) e diretta [gli ultimi due episodi, mentre i primi tre sono girati da Lisa Cholodenko (“Laurel Canyon”, “the Kids Are All Right”, “Homicide”, “Six Feet Under”, “the L Word”, “Olive Kitteridge”) e il 4°, il 5° e il 6° da Michael Dinner (“Justified”)] da Susannah Grant (autrice - dopo essersi fatta le ossa con “Party of Five” - degli script di “Erin Brokovich” - e si vede, e si sente, e si percepisce, e si tocca - e “In Her Shoes”, oltre che della rom-com “Catch and Release”, di cui è anche regista) per CBS/Netflix.
“Sono in affido da che avevo tre anni. Ho visto assistenti sociali, educatori, agenti di affido. Dicevano di volermi aiutare. Ma non ho bisogno di aiuto. Ho bisogno che smettano di accadermi cose brutte. […] Lo so, dovrei rispondere che, se tornassi indietro, non mentirei. Ma la verità è che... mentirei prima... e meglio.”
Verso la fine del terzo episodio, il detective Grace Rasmussen del dipartimento di polizia di Westminster, Colorado (Toni Collette: “Muriel's Wedding”, “Velvet GoldMine”, 8½ Women”, “the Sixth Sense”, “About a Boy”, “the Hours”, “In Her Shoes”, “Little Miss SunShine”, “the Dead Girl”, “TowelHead”, “United States of Tara”, “Hereditary”, “WanderLust”, “Velvet Buzzsaw”), entrata in scena alla fine del secondo, colpisce scherzosamente/amichevolmente il detective Karen Duvall del dipartimento di polizia di Golden, Colorado (Merritt Wever: “Studio 60 on the SunSet Strip”, “Nurse Jackie”, “Greenberg”, “Tiny Furniture”, “BirdMan”, “MeadowLand”, “GodLess”, “Charlie Says”, “Marriage Story”) con un fascicolo relativo al loro caso: faccia buffa, sorride scherzosa: se prima la serie mi piaceva, e pure un sacco, ora la adoro, con tutta la sporta.
C'è poi, poco prima della fine del settimo e penultimo episodio, un altro gesto, quello che Duvall fa con la bocca, arricciando le labbra in un verso ch'è tutto men che un sorriso, ed emettendo un suono con la gola, mentre sullo schermo del computer – e, per pochi frame, anche su quello del televisore sul quale lo spettatore assiste al film – passano clic dopo clic del mouse manovrato da Rasmussen le foto-trofeo delle vittime dello stupratore seriale: “Hm...”, dice. Ovvero: “Eh già”, oppure “Questa è dura”, o ancora: “Prosegui pure”.
Poco dopo, entrambe avvicinano il capo allo schermo: sta per iniziare Marie Adler (Kaitlyn Dever) vs. the City:
- “Sai che succede quando decidi di non accontentarti?”
- “Cosa?”
- “Ottieni di più.”
Senza scomodare “the Wire” e “True Detective”, ad esempio “City on a Hill”, “MindHunter”, “the Bridge”, “BroadChurch” e, pur sui generis, “Mr. Mercedes” sono signore serie.
Ma “UnBelievable” è unbelievable.
Se non ci sono parole per Toni Collette, ce ne sono ancora meno per Merritt Wever.
Per Kaitlyn Dever (“Justified”, “Last Man Standing”, “Detroit”, “BookSmart”) ce n'è una: bra-va.
E poi: Dale Dickey (una collega di Grace), Kai Lennox (il marito di Grace), Austin Hébert (il marito di Karen), Elizabeth Marvell (una madre affidataria di Marie), Bridget Everett e Brent Sexton (una coppia affidataria di Marie), Eric Lange e Bill Fagerbakke (i due detective che seguirono e archiviarono il caso di Marie), Scott Lawrence (un agente F.B.I.), Blake Ellis e Aaron “Ken 'Mad Men' Cosgrove” Staton (i fratelli McCarthy), Danielle MacDonald (Amber), Jayne Taini (Doris), Treisa Gary (Evelyn), Charlie McDermott (Ty), Brooke Smith (la terapista Dara), etc...
“UnBelievable” è la storia di un'indagine (non è uno show di "denuncia", ma che racconta un dato di fatto acquisito - ovvero la violenza sulle donne da parte dei maschi, delle istituzioni e di altre donne -, e come tale lo tratta, "dandolo per scontato" - il che è solo un bene, per tutti - e riconoscendo che i tempi sono maturi per farlo), ed è la storia di un risarcimento. E la morale è che ogni indagine dovrebbe - e potrebbe - essere, almeno in minima parte, un (tentativo di) risarcimento.
* * * * (¼) ½
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Bibliografia (SPOILER).
“An UnBelievable Story of Rape”, articolo premio Pulitzer di T. Christian Miller (ProPublica) e Ken Armstrong (the Marshall Project) pubblicato il 16 Dicembre 2015.
- https://www.propublica.org/article/false-rape-accusations-an-unbelievable-story
- https://www.themarshallproject.org/2015/12/16/an-unbelievable-story-of-rape
“Anatomy of Doubt”, podcast a cura di Ira Glass per This American Life pubblicato il 26 Febbraio 2016.
- Versione Audio: https://www.thisamericanlife.org/581/anatomy-of-doubt
- Trascrizione: https://www.thisamericanlife.org/581/transcript
Riassunto: https://www.letteradonna.it/it/articoli/fatti/2019/09/13/unbelievable-netflix-storia-vera/28958/
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta