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Another Life

2 stagioni - 20 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2019-2019
  • 10 episodi

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mck

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Another Life

di mck
6 stelle

Se possedete un cervello, e magari è il vostro e non (di) A.B.Normal, spegnetelo. Se non ce l'avete: enjoy!

 

 

StarBuck in Coffa!
Giovani donne atletiche sudate in biancheria intima sportiva, sporche di sangue altrui e armate: io ci sto.

 


Ho resistito al richiamo delle sirene georgerrmartiniane - compresa la presenza di Jodie Turner-Smith (“Jett”) e di Gretchen Mol (“BoardWalk Empire”) - e mi sono perso tutta “NightFlyers” di Jeff Buhler per SyFy, ma non mi è stato possibile reistere a Katee Sackhoff (01. “BattleStar Galactica”, e poi “24”, “LongMire”, “Riddick” e il prossimo “2036 - Origin UnKnown”), proprio come un Wolowitz qualsiasi.

 


Sinossi (scusate le imprecisioni, tutti gli errori commessi sono da imputare alla presenza di Katee Sackhoff e in particolare ad un suo - un po' body-double, un po' CGI, un po' Madre Natura - full rearward, con tanto di 02. “Eyes Wide Shut” attraverso l'utilizzo delle tre note della “Musica Ricercata, II [Mesto, Rigido e Cerimoniale]” di György Ligeti).

 


Una tesserattico-nastromoebiusiana astronave aliena compare sui cieli dell'Ammerega (interpetata come sempre dal Canadà) e invece di ciondolare in scioltezza noncurante librandosi antigraviticamente sul terreno a portata di giraffa iperplasicamente iperpituitarica (03. “Arrival) decide, come le hanno inculcantemente insegnato istruendola, non prima di aver sorvolato la mega-villa di Selvaggia Lucarelli (Selma Blair: “StoryTelling”, “HellBoy / Golden Army”, “the Poker House”, “Dark Horse”, "Anger Management", “Mom and Dad”), di schiantarsi precipitando al suolo e iniziare a produrre gemmando al cielo una torre-antenna di (accatastate cadreghe? No, di) cristalli di silicio e di altri elementi chimici sconosciuti alla tavola periodica di Mendeleev recentemente “completata” (probabilmente - ma questo lo suggerisco io, cazzo ne sanno quei bimbiminkia degli sceneggiatori, Dio Anubi - con numero atomico superiore a 137... e Niels Bohr: muto) che inizia a gemmare e poi se na sta lì, ferma, ma non silenziosa, a riflettere sul da farsi (Temptation Island? Il figlio dell'intrippato sulla motoretta d'acqua pè-pè-pè delle FF.OO. badanti? Bibbiano, ch'è bella, ma non ci vivrei?), pseudopodo crossoveristico con le varie Zone dell'arte narrativa - la Tetralogia degli Elementi (J.G. Ballard), Stalker (Arkadij e Boris Strugackij & Andrej Tarkovskij), Chaga/Kirinya (Ian McDonald), 04. “Annihilation (Jeff VanderMeer & Alex Garland) -, mentre le Nazioni Unite sopravvissute a terze guerre mondiali, carestie, epidemie e mandati zero in breve tempo organizzano - al contempo continuando a studiare lo xeno-manufatto con un’equipe scientifica in loco innestata da militari - una missione interstellare (bravi, avete indovinato: 05. “InterStellar”) costituita da un'astronave, la (in italiano nel testo) Salvare

– che viaggia, dotata di I.A. di bordo [la serie mantiene il protocollo Weaver (06. “Alien” e - declinato Rapace - 07. “Prometheus) - de-evolvendolo da canotta e slip bianchi traslucidi in reggiseno e boxer neri inespugnabili-, ma trasforma Mother in... William, dotandolo di problematici accenni a - e non scherzo, purtroppo - HAL 9000: la creazione di un'I.A.-figlia (macchina autoreplicante di von Neumann), però, è una delle parti migliori dell'opera, concettualmente], di gravità artificiale (fisica, non meccanica) e di un motore a velocità superluminale, verso l'origine del segnale (08.-10.: 2001, 2010, Contact) che l'artefatto ha spedito dalla Terra ad un punto preciso del firmamento, ovvero Pi Canis Majoris (sverniciando - lungo il primo tratto del percorso - Sirio, Alfa Canis Majoris, per utilizzarla come fionda gravitazionale), una stella, il cui componente A è una subgigante bianco-gialla, distante 96.5 anni luce, quasi 30 parsec, da Sol, e che all'occasione, grazie all'accumulo di materia esotica (da non confondere con quella oscura, o con qualsiasi altra materia che gli sceneggiatori non hanno appreso a scuola impeganti com'erano a diventare gl'imbecilli cretini che sono) in eccesso indirizzata in un unico raggio dagli scudi d'energia anti-radiazioni dei raggi cosmici di particelle energetiche solari ed extra-solari (interstellari, supernovaeschi e quasariani) può trasformarsi in una Morte Nera (Death Star) in miniatura ma altrettanto efficace e baghavad-gitamente distruggere mondi con la facilità con cui gli autori si spremono le lor aggrottate fronti brufolose –,

e da un equipaggio composto da 25-30enni che dimostrano fattualmente e fattivamente dal PdV comportamentale la metà dei loro anni [tanto che i componenti la ciurma di riserva, in stasi (non ibernati in criosonno ma attraverso il sonno somatico: cit., sic!), al confronto appaiono molto, ma molto, più svegli di loro], degno insomma di 11. “the CloverField Paradox e 12. “Alien: Covenant.

 


Il viaggio sarà povero (grazie, dio delle serie!) di flash-back (l’inestirpabile analettica sindrome di “Lost”) e ricco di conflitti personali, brame di potere, lotte intestine, situazioni horror (una, ottimamente riuscita e resa, coinvolge un elemento dell’equipaggio e una colonia di batteri basati sulla biochimica ipotetica non-carbonica basata sul boro: l’estroflessione violenta di tutto l’apparato del sistema nervoso periferico attraverso una breccia all’altezza delle vertebre cervicali non è affatto malaccio… La saga di Alien, ovvio, ma anche 13. “the Thing”, con la successiva incertezza sul chi non è rimasto umano…) e tòpoi, luoghi comuni, cliché e stereotipi accatastati a muzzo.
E, infine, gli alieni artropo/antropo-morfi che, giustappunto finalmente, si vedono (buona la resa della scena, portatrice di un delicato impatto à la “Signs”) durante il primo, pardon, secondo contatto, e che parlano e interagiscono, non sono... omissis, ché non sarò certo io a rovinarvi il divertimento. 

 


Va beh, basta, a ‘sto punto anche i meno svegli di voi dovrebbero aver compreso che “Another Life” è una serie in cui vale tutto (e spesso e malvolentieri, ove tutto vale, niente vale, come dicevano quelli) e niente importa.

“Cosa ti rende così sicura di non essere soltanto una macchina biologica? Che tutte le tue sensazioni non siano altro che frammenti di software ormonali programmati dalla natura attraverso i millenni per assicurare la vostra riproduzione? Per far sì che vi comportiate in modi predeterminati? Hai mai considerato la possibilità che l’unica differenza fra te e me sia l’origine dei nostri codici?”

 


Epitome della medietà mainstream (NetFlix contiene in sé HBO e ABC, Orson Welles e Taylor Swift), “Another Life, creata e showrunnerizzata dal trascurabilissimo Aaron Martin (“Degrassi: the Next Generation”, “Being Erica”, “Slasher”), ha però una sua ragion d'essere: Katee Sackhoff.

Scritta (e Suzanne "Crazy Eyes" Warren avrebbe certamente saputo fare di meglio), attraverso 10 episodi da circa 40 minuti l'uno, dallo stesso trascurabilissimo Aaron Martin (pilot e final season) e da uno stuolo di mentecatti il più sveglio dei quali ha questo sguardo qua (però non si può non dare atto agli autori d’averci provato, se pur con un alto grado di approssimazione e pressapochismo, e… di aver miseramente fallito: falliranno meglio con la 2a stagione?), ha però una sua ragion d'essere: Katee Sackhoff

 


Al contrario dei mentecatti di cui qui sopra ho declamate le gesta, alcuni attori coinvolti cercano di mettere una pezza alla caratterizzazione da truzzi zarro-niubbi tamarri e malmostosi cialtroni cresciutelli dei loro personaggi [spiegoncini insopportabilmente malmessi a forza nelle linee di dialogo in bocca a (gl'in) colpevoli protagonisti innescano l'apertura del circuito della sospensione dell’ incredulità riguardante non tanto la scienza, ché quella l’abbiamo data al sorcio da mo’, ma la logica, spegnendola], e a tal proposito vale la pena nominare, oltre alla già citata Selma Blair e - ma in questo caso non sono certo d’averlo già fatto - Katee Sackhoff, almeno Justin Chatwin (“War of the Worlds”, “Weeds”, “ShameLess”), Samuel Anderson (“Doctor Who”), Jake Abel, A.J.Rivera, Blu Hunt (l’eterno rimando di “New Mutants”) e, soprattutto - attillate canotte sudate eccetera eccetera - Elizabeth Faith Ludlow (“the Walking Dead”). Più giusto un’apparizione per Martin Donovan.  

 


Quindi, “Another Life” [che, con le sue velocità di spostamento iper-luminali, tanto locomotorie quanto telecomunicative (le trasmissioni olografiche istantanee bidirezionalmente contemporanee ad anni luce di distanza), con la sua sospensione/annullamento/coercizione della gravità, con la sua idea delle materie esotiche ed oscure, coi suoi sogni lucidi durante il sonno condizionato, mantiene comunque, seppur in maniera composta e senza sfruttarne le orride potenzialità, la propagazione delle onde sonore nel vuoto] non è “BattleStar Galactica”, non è “FireFly”, non è “Star Trek” e non è alcuno dei suoi spin-off, non è “the Orville”, non è “Space: 1999”, non è “the Expanse”: potrebbe essere un misto di “NightFlyer”, “StarGate”, “TerraNova”, “Lost in Space”, “Ascension”, “FarScape” e “Andromeda”, ma non le ho viste, perciò… il paragone [una caratteristica della nostra civiltà, non peculiare né specie-specifica dell'essere umano, ma di certo dall'Homo s. sapiens ben utilizzata, sviluppata ed evoluta(si) epigeneticamente, è quella di saper/dover connaturatamente ricercare e riconoscere, nel quotidiano, dall'ancestrale, delle similitudini, ovvero il compiere associazioni d'idee: l'essere umano è un abitante dell'universo che vive (memoria, neuroni specchio, imitazione, capacità adattativa) di parallelismi, equipollenze, allegorie, assonanze, consonanze, concordanze, metafore, simmetrie, sintonie e - principio fondativo di ogni superstizione, e quindi di tutte le religioni - coincidenze] più immediato, allora, è con un altro Guilty Pleasure, ovvero: 13. “Origin (YouTube Channel), un ulteriore melting pot-pourri & mashuppazzone (e, a prosposito di Star Trek e di mischioni, come non ricordare "Discovery"), in questo caso ad opra di Paul W.S. Anderson, con Natalia Tena al posto di Katee Sackhoff

 


Se possedete un cervello, e magari è il vostro e non (di) A.B.Normal, spegnetelo. Se non ce l'avete: enjoy!

Più che in coffa… in cofandina…
Un’ultima raccomandazione: l'ho già scritto che Katee Sackhoff vale la visione?

* * ½ - 5 (¼ in più per, va beh, s'è capito: * * ¾ - 5½, toh).       

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